sabato 5 febbraio 2011

IL GIUSTIZIALISMO CONTINUA A FAR PAURA

Non so se e per quanto tempo i sondaggi indicheranno che gli scandali non disgregano affatto la base elettorale del centro destra. Certo è che tra le molte (e credibili) spiegazioni del fenomeno, i commentatori ne hanno sottovalutate due. La prima è quasi ovvia. Moltissimi italiani non leggono i giornali e guardano distrattamente una televisione che certo non è interessata a dare spazio agli scandali. Quindi, semplicemente, sono per il momento poco informati. La seconda spiegazione, più duratura e più politicamente importante, è la repulsione verso il giustizialismo.

Senza approfondire il fatto che l’oggetto delle indagini è ben diverso, molti elettori vedono nell’azione della magistratura milanese il replay del 1992-94. Anche se, come diceva Lenin, quando la storia si ripete, la tragedia si trasforma in farsa. Come allora, vedono il protagonismo di una magistratura politicizzata (sempre la stessa e sempre con Di Pietro come paladino); assistono al circo “mediatico giudiziario” (il giornalista più visibile è ancora Santoro), all’uso “border line” con la legalità degli strumenti di indagine, a un enorme dispiegamento di mezzi finalizzato a raggiungere l’obbiettivo prefissato. Anche i vescovi se ne sono accorti. Lo avessero fatto nel 1993! Parlano adesso, ma tacevano quando la farsa di oggi era, appunto, tragedia e gli innocenti si suicidavano in carcere, dove venivano rinchiusi allo scopo di estorcere la confessione.
Nell’immaginario collettivo, c’è la percezione (che la destra lavora a rafforzare) di uno scontro esclusivamente a due, dove da una parte sta Berlusconi, dall’altra non un centro sinistra confuso, bensì la procura di Milano, che come nel 1992-93, assume il ruolo politico e mediatico di guida.
Tutto questo non piace a quegli elettori che per reazione a Mani Pulite già una volta hanno fatto vincere Berlusconi. Non piace ai molti che da una parte vedono un presidente del Consiglio screditato e penoso; dall’altra, una magistratura che fa loro non pena ma paura. E che per questo continuano a preferire Berlusconi come il male minore. L’handicap per il centro sinistra è aggravato dal fatto che i “neo giustizialisti”, mentre ritrovano nella Procura di Milano la loro guida, non cessano di offendere gli ex elettori socialisti e democristiani (in “non faciendo” e “in faciendo”): non recuperando la cultura socialista e democristiana in nome dell’inconcludente “nuovismo” del PD; riproponendo, come nella emblematica manifestazione di Lissone, gli insulti e le sceneggiate di vent’anni fa contro i leader simbolo, come Craxi, di questa cultura.
In tal modo, si assiste a una polarizzazione devastante, dove i due poli estremi si sostengono a vicenda. Da una parte, il fronte degli “impuniti” legittima, con la sua impermeabilità al senso del limite e del decoro, il fronte della procura di Milano. Dall’altra, questo fronte (più perché evoca il dipietrismo che per i comportamenti attuali) spaventa una parte degli elettori i quali vengono così spinti a difendere in pratica l’impunità stessa. Le posizioni intermedie sono sovrastate dallo schiamazzo assordante delle due fazioni in rissa, ma non per questo scompaiono. Anzi, silenziosamente aumentano i cittadini che le condividono, sino a poter diventare una maggioranza per il momento silenziosa, appunto, ma non per sempre:silenziosa soltanto sino a quando qualcuno non la guiderà e non le darà voce. Sempre di più,gli italiani, disgustati, non vogliono ascoltare le bocche spalancate nell’invettiva: né quelle dell’una, né quelle dell’altra fazione. Sempre di più hanno un sogno: veder sparire finalmente il giustizialismo e il populismo di destra (da vent’anni figli l’uno dell’altro), veder tornare la politica e i partiti di stile europeo al posto delle urla, della personalizzazione e dei demagoghi di stile sudamericano. Tra i leader politici, forse Casini è quello che più percepisce questo stato d’animo e si appresta a intercettarlo.
In una minoranza consapevole e sofisticata, si affaccia infine ormai anche un’altra considerazione. Tale è il disastro provocato da quasi vent’anni di anti politica che, senza una adeguata preparazione, la scomparsa di Berlusconi rischia di aggravare, non di risolvere la crisi italiana. Lo spiegava una fonte non sospetta di Berlusconismo: Ilvio Diamanti su La Repubblica. A Nord,dilagherà la Lega. Il PD rischierà di trasformarsi, a mio parere, in una “Lega del centro”, guidata da amministratori (vedi Renzi) che ripetono in sostanza la retorica populista, anti politica e localista inventata in Padania. Il Sud (hic sunt leones) sarà terra di conquista per le bande clientelari. Non più frenate neppure da una sembianza di partiti organizzati, magari alimentate da una “retorica sudista” contrapposta a quella leghista.
Il centro sinistra ha flirtato con la Lega e con un “federalismo” di cui tutti si riempiono la bocca senza sapere in realtà quali effetti pratici possa avere. Se si continua così, il risultato finale è facilmente prevedibile. Più o meno lenta disgregazione dello Stato.”
Amministratori di condominio” e “amministratori termiti” a livello locale, che accompagneranno pochezza a presunzione, provincialismo a demagogia, potere illimitato a limitatezza di orizzonti, che moltiplicheranno il debito pubblico complessivo e aumenteranno le imposte o apertamente o surrettiziamente (gonfiando le tariffe dei servizi). Governi centrali senza più né i mezzi, né la “vision” per grandi progetti e investimenti infrastrutturali che arrestino il declino del Paese.
UGO INTINI

5 commenti:

  1. un articolo brillante,che si legge tutto di un fiato.Dovrebbe essere commentato nelle sezioni.

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  2. Sono d'accordissmo e sottoscrivo le considerazioni puntuali dell'articolo. Dovrebbe, come già detto nei commenti, essere diffuso per una sana diffusa riflessione.

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  3. Carissimo Ugo Intini,
    ci siamo conosciuti e incontrati nella sezione S.D.I di Vercelli per le elezioni Politiche 2008. Le rispondo alla sua lettera che in parte non condivido. “Perché il giustizialismo continua”
    Sembra incredibile ma sono già passati 18 anni da quel 17 Febbraio 1992 che ha segnato l’avvio di Tangentopoli, con l’arresto di Mario Chiesa. Nei sette anni successivi, il solo pool di Milano avrebbe indagato 3.200 persone, chiesto il rinvio a giudizio per 2.575 di queste, ottenuto 577 condanne, di cui 153 confermate nei tre gradi di giudizio. Reati finanziari accertati nei cinque anni seguenti per un giro d’affari da circa 3700 miliardi di vecchie lire. Ma soprattutto Tangentopoli ha scoperchiato e fatto venire alla luce un intero sistema malato. Corruzione, arricchimenti personali, finanziamenti illeciti ai partiti attraverso tangenti. Non solo. Ma l’effetto collaterale dell’azione del pool di mani pulite, fu la distruzione di una parte di un sistema politico, lasciandone indenne invece, un’altra parte. All’epoca buona parte delle responsabilità si attribuirono all’eccessiva frammentazione del panorama politico, alla presenza cioè di troppi partiti. Si pensò allora che la soluzione di ogni male potesse essere il bipartitismo, con la costituzione quindi di due grandi coalizioni, una di centro-destra ed una di centro sinistra.
    Tra l’altro, in ogni occasione pubblica Berlusconi continua a ripetere di essere perseguitato dalla magistratura, come dimostra il fatto che “sono stato sempre assolto”. Mente, come del resto è sua abitudine inveterata. Una prescrizione non equivale a un’assoluzione. E la concessione delle attenuanti, come si è detto, è un’attestazione di colpevolezza.
    Quella più avvertita, purtroppo, è costituita in buona parte dai pensosi intellettuali sostenitori della “legittimazione reciproca”, espressione con cui evidentemente si vuol dire che quando c’è di mezzo la politica si può ben legittimare anche il furto e la corruzione. Le abbiamo già sentite queste teorie, erano i primi tempi di Tangentopoli. Forse siamo caduti più in basso di allora.
    A oggi, dopo quasi vent’anni, visti i dati forniti dalla Corte dei Conti nel 2009 – denuncia il procuratore generale della Corte, emerge un deciso aumento delle denunce per fatti di corruzione e concussione accertata, con un incremento rispettivamente del 229% e del 153% rispetto al 2008. “Il fenomeno continua a presentare carattere di gravità”, non possiamo far altro che registrare un fallimento della scelta bipolare.
    Questi due grossi “contenitori”, si sono riempiti di vecchi mestieranti della politica, faccendieri, e quant’altro, che hanno trovato un rifugio sicuro all’ombra di strutture così mastodontiche. Il risultato di tutto questo? Una sempre maggiore lontananza dai bisogni della gente, un’incapacità di risposta concreta ed un bisogno enorme di danaro per autoalimentarsi. Oggi siamo arrivati alla resa dei conti. Le difficoltà economiche e sociali nelle quali tutti ci dibattiamo, navigando a vista e vivendo o sopravvivendo, giorno per giorno, non possono più attendere. Abbiamo bisogno di una nuova classe politica, persone mosse da vera passione, da ideali, dalla voglia matta di risanare il nostro bellissimo Paese, per noi stessi e per i nostri figli. Una politica non più intesa come comitato d’affari ma piuttosto come partecipazione al bene comune, il bene di ciascuno di noi. Dobbiamo porre attenzione a queste persone che sicuramente non possono avere la visibilità di un grande partito (o piuttosto di un partito grande) e che forse non ci sorrideranno da enormi e costosissimi cartelloni e manifesti, ma che credo costituiscano l’unica possibilità che abbiamo di risanare una frattura che sta inghiottendo noi tutti, le nostre speranze, il nostro futuro. Si fanno grandi campagne pubblicitarie sulla rottamazione dei vecchi veicoli, che molto consumano ed inquinano. Perché non rottamare allora la “vecchia politica”?
    Pier Vittorio Sodano

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  4. Condivido, analisi lucidissima e realista, ma le menti oramai sono inquinate, non so se si riuscirà a recuperare qualcosa. Fate un volontino e diffondete questa nota.

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  5. Condivido il commento di Pier Vittorio Sodano.
    Davide

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