giovedì 24 febbraio 2011

L’UMBRIA E I SUOI PRIMATI

Fino a qualche anno fa, la mia regione era piuttosto anonima per quel che

concerne i cattivi esempi e comportamenti della società. Sono cresciuta con la fotografia di tanti uomini e donne dalla cultura profondamente di sinistra che la domenica, però, non rinunciavano ad andare a Messa e per i quali i valori del cattolicesimo erano base fondante della loro educazione. Nei miei ricordi ho solo immagini di famiglie unite, dove termini come divorzio o violenza venivano visti lontani, riferibili alle grandi città, non ammessi in una
società provinciale forse, ma serena. Negli ultimi due giorni però i titoli dei
giornali regionali stanno dimostrando come invece tutto sia cambiato, tutto si
sia evoluto diversamente, tutto sia andato perduto. Ieri: l’Umbria prima
regione in Italia per richieste di annullamento da parte del tribunale
ecclesiastico di matrimoni. Oggi: l’Umbria prima regione in Italia per quel che concerne la violenza sulle donne. Cosa accade? Forse i coniugi umbri si sono scoperti all’improvviso meno bigotti nei confronti del divorzio ed hanno capito che un matrimonio può anche finire, però non sono ancora in grado rinunciare alla benedizione della Chiesa? Forse le violenze sono sempre esistite, ma oggi
le donne hanno il coraggio di denunciare perché più autonome economicamente, meno legate al “chissà che dice la gente” e maggiormente assistite da associazioni ed Istituzioni? Certo è che mai avrei immaginato che l’Umbria, poco meno di un milione di abitanti, tanti piccoli comuni, tanta brava gente, sarebbe riuscita nel primato per nulla invidiabile di essere sopra a regioni popolate da milioni di persone nella violenza. Le donne sono probabilmente sempre l’anello debole in rapporto, ma il fatto che non ci sia rispetto per il loro corpo e per la loro integrità fisica, psicologica ed anche economica (nel caso dell’annullamento del matrimonio) mi rimane ancora impossibile da accettare. Non voglio addentrarmi in considerazioni politiche o giudizi morali,
sarebbe molto facile analizzare il comportamento della Chiesa in merito e premiare le Istituzioni dall’altro per aver favorito lo sviluppo di enti a favore delle donne e delle pari opportunità; voglio, invece, solo dire che lo
sviluppo ci ha portato dei vantaggi, ma anche delle profonde delusioni. Ho scritto queste poche righe per dire che io ricordo quella fotografia con affetto, piena di colori dove il rosso delle bandiere era al fianco del bianco delle candele, dove le donne erano purtroppo solo madri di famiglia e donne di casa, ma dove il rispetto per ogni essere umano era al primo posto nella scala dei valori.

CLAUDIA BASTIANELLI

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