giovedì 10 febbraio 2011

FOIBE

Oggi celebriamo il ricordo dell'esodo dei concittadini dell'Istria e della Dalmazia e delle vittime delle foibe: migliaia di uomini, donne e ragazzi furono uccisi solo perché italiani.

Le foibe, tombe di gente senza nome, torturata e uccisa sommariamente fin dal 1943 dai partigiani di Tito, dai nazisti tedeschi mandati a fare pulizia e poi nuovamente dai comunisti. Fosse comuni, usate durante la Seconda guerra mondiale per mostruosi delitti politici, esecuzioni sommarie, pulizie etniche, utilizzate anche per risolvere in modo drammatico le proprie vendette personali, i propri rancori. Persone legate assieme con il filo spinato, fatte precipitare nel baratro e lasciate morire lentamente; corpi mutilati e torturati gettati nelle viscere della terra.
Ieri, l'esodo degli italiani dall'Istria e la riscrittura dei confini, con sloveni venutisi improvvisamente a trovare in territorio italiano e italiani diventati jugoslavi. Oggi rimane sotto la cenere l'odio interetnico, mai sopito, tra le due comunità che vivono nella terra di confine.
Ci sono i ricordi di quanto è accaduto e l'incapacità di dimenticare i morti ammazzati rimasti impuniti. C'è il malessere di intere famiglie che hanno qualcosa da rivendicare: la perdita della terra, di un padre, di una sorella, della patria, di un ideale. C'è una pagina buia della nostra storia sulla quale non è mai stata fatta luce o non è stata fatta a sufficienza, sulla quale non c'è mai stata giustizia. Ed è proprio questa mancanza di chiarezza e di giustizia che ha alimentato l'odio verso i carnefici, facendo diventare un sospetto assassino chiunque in quel periodo fosse comunista o vicino ai comunisti, e che oggi alimenta e rende possibili l'aggressività e la tracotanza delle bande neonaziste, facendo sì che vengano tollerate, minimizzate, quasi giustificate.
Sparirono italiani, ma anche croati, sloveni. Non si sa quanti. Centinaia, migliaia. I registri municipali vennero sistematicamente distrutti e dopo fu difficile stabilire chi mancava. Molti erano semplicemente fuggiti, molti furono uccisi prima dai tedeschi. Decine di denunce accantonate che fino a pochi anni fa non si potevano toccare.
Noi socialisti non abbiamo atteso oggi per dire parole di verità su quei tragici fatti, facevamo battaglie di libertà, di verità, spesso isolati nella sinistra. Abbiamo ricordato per anni il martirio della popolazione italiana in Istria. I giornali e i libri, per la verità, scrivevano e dicevano poco, ma al riguardo ci hanno insegnato tanti cari compagni ed amici. Ne voglio ricordare due: Guelfo Zaccaria, socialista, partigiano in Istria, e Pio De Berti, direttore della rete due della RAI, intellettuale, esule da Fiume, scacciato dalla violenza titina; suo padre era sindaco socialista di quella città e fu poi stretto collaboratore di Saragat.
Purtroppo, per troppo tempo a sinistra, anche se non in tutta la sinistra, si è rimossa colpevolmente questa tragedia. Il mito del "compagno Tito" ha steso una coltre di silenzio sulle foibe e sull'esodo, ma è stato scritto che la storia fatta di silenzi, di falsificazioni, di mistificazioni non è mai maestra di vita. Men che meno i silenzi possono far parte di istituzioni democratiche.
I sinceri democratici non possono e non debbono dimenticare il significato di quegli eventi drammatici, per troppo tempo colpevolmente oscurati, ma debbono respingere ogni tentativo di strumentalizzarli al fine revisionista di attenuare o confondere le responsabilità storiche della dittatura fascista e della Repubblica sociale italiana.
II Giorno del ricordo, così come i convegni di grande respiro culturale e politico, devono essere l'occasione per riaffermare come la storia non deve essere strumento di lotta politica, ma parte integrante dell'anima di un popolo senza silenzi e senza amnesie.

GIOVANNI CREMA
(dall'intervento al Senato della Repubblica del 10 febbraio 2005)









3 commenti:

  1. Ho vissuto per 2 anni a Rijeka (Fiume) dal 78 all'80 e nn potrò mai dimenticare l'odio mai sopito,i racconti di nostri amici italiani costretti a cambiare i loro cognomi (Cayalinich per esempio era un ingegnere italiano che vide i propri genitori buttati dalla finestra dai comunisti e sopravvissuto perchè nascosto dovette cambiare cognome per sopravvivere, come molti altri italiani, altri istriani cedettero le terre in cambio della liberazione di congiunti finendo nei campi profughi fuggendo e mangiando radici...Gemma

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  2. Nella storia... Nazismo e Comunismo.... come NOI abbiamo sempre saputo, hanno avuto molte cose in comune e debbono essere debitamen te riconosciute per pensare ad un futuro coerente con i valori umani!

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