giovedì 30 dicembre 2010

FIAT

Il muro contro muro non è mai servito a nessuno, alla Fiat come in qualunque altra fabbrica, perché produce tensioni inutili e pericolose per tutti.


L’accordo andava firmato perché non c’erano alternative migliori praticabili e sbaglia la Fiom a credere che la crisi dell’industria dell’auto, con le fabbriche e gli operai, si possa risolvere sbarrando la strada a Marchionne. Questa crisi non ha confini nazionali e una autentica soluzione riformista va cercata a livello globale. Da domani però bisogna augurarsi che tutti, a cominciare dall’amministratore delegato della Fiat, governo compreso, si dimostrino fino in fondo all’altezza della situazione facendo un passo avanti sulla questione delle rappresentanze sindacali, un nodo che va sciolto per non permettere la radicalizzazione delle posizioni.
RICCARDO NENCINI

PERCHE' L'ARIA DELLE CITTA' RENDE LIBERI

Il giornale di Fli risponde a Nencini.


Luciano Lanna, direttore responsabile del Secolo d'Italia, quotidiano di Futuro e Libertà, è intervenuto oggi con un editoriale in risposta alla lettera di Nencini pubblicata ieri dal Corsera:

http://www.secoloditalia.it/publisher/In%20Edicola/section/






mercoledì 29 dicembre 2010

LETTERA AL CORRIERE DELLA SERA

IL CENTROSINISTRA DEL SAPER FARE

La Nazionale di Bearzot potrebbe fornire l'ispirazione. La Nazionale quarta in Argentina e quella prima in Spagna. Entrambe. Un gruppo collaudato aperto ai più giovani, gioco spumeggiante retto da una difesa solida, il sostegno di un Presidente – quindi di una nazione -, una guida con un piglio mai bellicoso. Un'ottima combinazione di creatività e di esperienza, quella stessa sinergia che fece uscire l'Italia, tra il 1943 e il 1948, dal tunnel in cui era stata precipitata dal fascismo morente.
Al ciclo berlusconiano che tramonta si deve opporre una squadra che fondi la sua coesione ed il suo progetto su quegli stessi fattori e che faccia del lavoro, della conoscenza, della inclusione e del merito i pilastri attorno ai quali costruire una politica nuova.
Sull'asse tra la sinistra riformista, i cattolici democratici ed i liberaldemocratici di centro si può coltivare l'idea di un'Italia normale. Un Piano Marshall etico e politico destinato alla ricostruzione di una nazione che ha smarrito la sua missione, rancorosa ed egoista nella forbice sempre più aperta tra ricchezza e povertà, seduta sulla porta di casa con lo sguardo perso nel vuoto.
La ricostruzione deve avvenire fuori dal Parlamento e passare intanto dalle città che in primavera andranno al voto. 'L'aria della città rende liberi' recitava un detto medievale. Nelle città ancora oggi maturano i semi del nuovo, le radici del cambiamento. Da lì bisogna partire.
Prima di parlare di 'primarie', una trappola per i riformisti non ancora legati in una coalizione certa, bisogna spiegare agli italiani le cose che si intendono fare.
Il 'centrosinistra del saper fare'. Il più bel regalo per l'anno nuovo che si possa fare all'Italia.

RICCARDO NENCINI
Segretario Nazionale Psi

domenica 26 dicembre 2010

NOI, ITALIANI E SOCIALISTI

Inizio questo mio ultimo editoriale del 2010 dalle bugie che l’onorevole Rosy Bindi ha rovesciato sui socialisti durante il suo recente comizio a Ballarò.

Meritano poche parole, meriterebbero anzi il silenzio se fossero state pronunciate per strada da una signora di mezza età anziché in tv dal presidente del maggior partito di opposizione che, in nome del riformismo, si candida a diventare l’alternativa a Berlusconi. L’amara constatazione è che il sentimento antisocialista è ancora vivo in parte del centrosinistra e che, a distanza di quasi venti anni dalla mattanza politica di Tangentopoli, le mistificazioni sulla storia recente del PSI siano ancora nelle corde di tanti Bertoldo. Cominciamo intanto col dire che dei disastri degli ultimi diciotto anni, quelli della Seconda Repubblica, i socialisti non portano alcuna responsabilità; abbiamo pagato a carissimo prezzo la furia giacobina degli anni ‘90, continuiamo oggi a portarne i segni.
In tutta Europa il blocco progressista è organizzato attorno a forze di ispirazione socialista, che si alternano al governo con i conservatori; in Italia si è deciso di eliminare o di considerare residuale il riformismo socialista. Risultato: la peggiore destra d’Europa rischia di prevalere ancora, nonostante il suo ciclo stia giungendo al termine.
Il voto in Parlamento del 14 dicembre scorso ha sancito, nonostante la risicata vittoria numerica (e politica) di Berlusconi, il fallimento della “missione” nella quale milioni di italiani si erano riconosciuti. Il quadro è desolante: l’Italia è più divisa, più povera, con istituzioni più deboli, lontana dalla possibilità di agganciare la ripresa in tempi brevi.
Come si batte questa destra? Non con un nuovo “frontismo”, ma con una coalizione della sinistra riformista con le forze di centro strette attorno ad un progetto per l’Italia fondato sul lavoro, sulla sicurezza, sulla sobrietà, sul merito, lontano da ogni radicalismo e da ogni forma di giustizialismo.
Il centrosinistra, anziché lacerarsi con primarie fratricide per la leadership, deve definire un programma e un progetto di “ricostruzione nazionale” in grado di dare risposte concrete alla crisi del sistema politico e istituzionale, causa principale della crisi economica e sociale che sta travolgendo soprattutto il modo giovanile. Per quanto ci riguarda, proseguiremo nel dialogo con radicali ed ambientalisti per costruire iniziative comuni su questioni che stanno nel cuore degli italiani (dai costi della politica all’informazione) senza escludere un lavoro condiviso in alcune tra le città che andranno al voto in primavera.
Il 2010 è stato l’anno del congresso di Perugia, in cui si è delineata “la rivoluzione del buonsenso” ed in cui il PSI ha ritrovato se stesso. L’anno che verrà, Centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, sarà decisivo per le sorti del nostro Paese e noi, come socialisti e come italiani, vogliamo fare la nostra parte: con l’orgoglio, il senso di responsabilità e la cultura di governo che da sempre sono la cifra del nostro partito.

RICCARDO NENCINI
Avanti! della domenica n. 45 del 26/12/10

giovedì 23 dicembre 2010

DIPIETRISMO E VELTRONISMO

L’ antipolitica e la retorica “anti partitocratica” cavalcata da una parte della sinistra le hanno fatto danni politici ed elettorali catastrofici per anni. Il 14 dicembre, le hanno fatto danni anche pratici e immediati, decidendo la vittoria numerica di Berlusconi.

Da sempre osserviamo (ripetendo per la verità l’ABC) che antipolitica”, anti partitocrazia”, qualunquismo e personalizzazione della politica sono in tutto il mondo lo strumento della destra, mentre al contrario la politica con la P maiuscola e i partiti organizzati democraticamente sono lo strumento della sinistra. Soltanto una sinistra italiana anomala e “impazzita” poteva inseguire dipietrismo e veltronismo. Anche perché il dipietrismo è una assicurazione sulla vita per Berlusconi, l’altra faccia della stessa medaglia, l’avversario perfetto da scegliersi per aumentare i voti. Di Pietro, padre padrone come Berlusconi di un partito non democratico e demagogo come Berlusconi. A lui speculare, è sempre stato un formidabile repellente di voti ai danni della sinistra. Un repellente per gli ex socialisti ed ex democristiani che non gli perdonano di avere distrutto i loro partiti. Un repellente per chi crede nello Stato di diritto,ricorda e teme gli eccessi del giustizialismo. Un repellente perché formidabile “testimonial” di Berlusconi quando questi inveisce contro la “magistratura politicizzata alleata della sinistra”. Qualcuno contesta lo slogan? Compare l’ex magistrato Di Pietro diventato leader politico e alleato del PD e compare il perfetto simbolo vivente (e strepitante) della “magistratura politicizzata alleata della sinistra”. E a ulteriore rafforzamento del suo essere testimonial berlusconiano, si tira dietro continuamente altri simboli, persino più spregiudicati, come De Magistris.
Mentre questi danni di fondo si trascinano da anni, ecco che il 14 si è aggiunto in modo emblematico il danno immediato, la sconfitta concreta e cocente. E’ un caso che due deputati dipietristi e il PD Calearo abbiano fatto la differenza nel voto decisivo? Per di Pietro, perdere parlamentari lungo la strada non è l’eccezione, ma la norma. Dopo le elezioni del 2001, il suo unico senatore, Carraro, è andato in Forza Italia, ed è ancora parlamentare del PdL. Dopo il 2006, il pluri inquisito senatore Di Gregorio, passando al nemico, ha segnato l’inizio del declino per il governo Prodi.
Adesso i transfughi sono diventati addirittura due. Perché? Perché l’Italia dei Valori è l’essenza della antipolitica e della sua personalizzazione. Non è un partito e non è democratica, non ha storia, né cultura, né programmi. Il dipietrismo è un marchio in franchising, un brand a disposizione sul mercato elettorale. Qualunque imbroglione e mestatore locale lo può adottare e aprire una bottega politica, sperando di fare fortuna.
Non c’è bisogno di ragionare e approfondire, per diventare un dipietrino locale. Basta gridare più forte degli altri un concetto semplice: “vogliamo che i politici ladri vadano in galera”. Una propaganda popolare e monotematica. Come quella di Bossi d’altronde: “non vogliamo gli immigrati delinquenti e non vogliamo pagare le tasse per mantenere quegli straccioni di meridionali”. Naturalmente, se al dipietrino viene offerto in franchising un marchio più vantaggioso, cambia l’insegna della bottega e passa alla concorrenza, come è avvenuto il 14 dicembre (e precedentemente con i senatori Carraro e Di Gregorio).
L’antipolitica, scriteriatamente cavalcata dalla sinistra, si è ritorta contro gli apprendisti stregoni anche nel caso Calearo.
Che non è un semplice deputato, è il capolista del PD alla Camera, imposto da Veltroni, in una regione chiave come il Veneto. Un simbolo clamoroso, dunque, del fallimento del veltronismo. Ci si doveva accodare nella regione più leghista alla retorica della “Italia che produce”? Si doveva dimostrare che si è vicini alle imprese private nascondendo la lunga coda di paglia di ex comunisti? Semplice. Si è preso non un industriale vero, ma il figlio di un industriale e in 24 ore lo si è trasformato in leader politico.
Come d’altronde si è fatto a suo tempo per il candidato a sindaco di Milano Fumagalli che, regolarmente sconfitto, non si è neppure degnato di guidare come consigliere comunale l’opposizione: si è dimesso dopo pochi mesi. Si dava uno schiaffo in questo modo ai militanti e ai quadri dirigenti di partito, scavalcati dopo anni di sacrifici? Si ridicolizzavano le chiacchere spese per la “meritocrazia” e i giovani, dimostrando che si viene scelti come leader di un partito della sinistra esattamente come si fa carriera nell’Italia del declino, ovvero perché si è figli di qualcuno? Non importa. Alla vigilia delle elezioni politiche del 2008 il “nuovismo” di Veltroni non si fermava certo di fronte a queste piccolezze. Come avrebbe potuto? In nome del nuovismo e della demagogia, Veltroni aveva nel contempo contribuito a cancellare dal Parlamento (cosa riuscita al solo fascismo) i socialisti, e aveva invece salvato i dipietristi, che senza l’alleanza elettorale col Pd, non avrebbero probabilmente raggiunto la soglia del 4 per cento e sarebbero spariti: sarebbero spariti loro, il loro brand in franchising, il loro ricatto continuo al PD e i loro deputati in vendita.
Adesso, il 14 dicembre, i due deputati dipietristi e Calearo hanno deciso la partita.
E’ finita 314 a 311 per Berlusconi. Se i tre non avessero tradito, sarebbe finita sempre 314 a 311, ma contro Berlusconi. I numeri, come i fatti, hanno la testa dura.
Fanno toccare con mano a tutti i risultati devastanti per la sinistra della anti politica, accompagnata dai suoi naturali corollari di “nuovismo” e demagogia.
UGO INTINI

mercoledì 22 dicembre 2010

MUNNEZZA

Sono trascorsi ben più degli ennesimi 10 giorni annunciatidal presidente del Consiglio come il termine entro cui Napoli sarebbe stataripulita e oltre 8 mila tonnellate di rifiuti giacciono nelle strade dellacittà e della provincia perchè non si sa dove scaricarle.
Tra le tante promesse non mantenute di Berlusconi c’è ora anche questa e così ai napoletani il premier ha fatto un suo specialissimo regalo di Natale perché ciascun cittadino, neonati compresi, troverà sotto l'albero 2 chili di maleodorante autentica‘munnezza’ napoletana. A questo punto, dopo avere deciso la cancellazione di tre discariche e invasi per circa 6 milioni di metri cubi dove trasportare i rifiuti non resta che ringraziare il premier e quando tornerà in città sono certo che i napoletani non mancheranno di manifestargli il proprio affetto. Grazie Berlusconi!

MARCO DI LELLO

IL SENATO DELLA LEGA

La presidente di turno in Senato, Rosi Mauro, ha dato una dimostrazione molto efficace ed istruttiva di come immagina che debba funzionare una democrazia parlamentare secondo la Lega.
Forse quanto è accaduto a Palazzo Madama nella discussione sulla riforma Gelmini andrebbe bene per la cosiddetta Padania ma per l’Italia è solo un esempio di caos e prevaricazione.

RICCARDO NENCINI




lunedì 20 dicembre 2010

VENDOLA

Non ci vuole la zingara per pronosticare che Vendola non sarà mai in grado di strappare un solo voto non solo al centrodestra, ma anche al nascente terzo polo di Casini, Fini e Rutelli.

La pretesa dunque di imporsi con le primarie come possibile candidato dell’opposizione e per di più prima ancora di aver sottoscritto un programma e aver valutato la possibilità di un’alleanza con l’annunciato Polo della nazione, significa solo alimentare la confusione e concorrere attivamente a una riedizione dello schianto elettorale del 1994, quello della ‘gioiosa macchina da guerra’. Ogni partito può legittimamente decidere di usare le primarie al suo interno, ma non può certo imporle agli altri e tantomeno a un’intera coalizione.

RICCARDO NENCINI

BIELORUSSIA



Minsk.Vladimir Neklyavev sul selciato dopo
le spiegazioni della polizia di Lukaschenko
Aleksander Lukaschenko (guardate il suo profilo su http://www.myspace.com/alexander_lukashenko  è esilarante!) è grande amico di Putin e Berlusconi, che solo l'anno scorso affermò: "so che il suo popolo la ama: e questo è dimostrato dai risultati delle elezioni che sono sotto gli occhi di tutti" (sic!).
Questo "signore" sarebbe stato rieletto ieri a larghissima maggioranza  per la quarta volta presidente della Bielorussia. Come Nursultan Nazarbajev in Kazhakistan, altro amicone del nostro premier, a quanto pare ha deciso che sarà presidente a vita.
Vladimir Neklyavev, poeta 64enne e suo concorrente alle presidenziali non è d'accordo e contesta, come molti bielorussi, l'esito delle elezioni che, more solito, sarebbero state viziate da brogli .
Come si può osservare gli è stato democraticamente spiegato (a bastonate) che le elezioni si sono svolte regolarmente.
ep

domenica 19 dicembre 2010

CAMERATI

Le foto postate parlano  molto di più di quanto non potrebbe un racconto biografico sulle gesta dei due "signori" qui ritratti mentre, giovanissimi, compivano la loro educazione politica e sentimentale in compagnia di un leader fascista (allora vivente) e di un'immagine del duce venerata come un icona.
Con tali trascorsi, possono obiettivamente stupire le loro furiose e non estemporanee affermazioni degli ultimi giorni a proposito degli studenti?
No, stupirebbe se dicessero cose diverse da "repressione", "arresti preventivi", "fifoni", "vigliacchi".
Le fondamenta ideali e lessicali del  loro background.
La "migliore" tradizione fascista.

 

sabato 18 dicembre 2010

IL SOLE E LA ROSA

In questi giorni sta tornando d’attualità la riflessione sul possibile rilancio, in forme nuove, della positiva esperienza della Rosa Nel Pugno. RNP che ora potrebbe crescere sotto i raggi del sole che ride, intrecciando le storie radicali, socialiste e ambientaliste. L’intervista di Massimo Bordin al “Sole 24 ore” e l’intervento di Luigi Iorio sul quotidiano ecologista “Terra” vanno in questa direzione. Il recente documento politico approvato dalla direzione naz. del PSI torna a parlare di collaborazione tra socialisti, radicali e mondo ambientalista. Le premesse per una forte iniziativa unitaria paiono materializzarsi. Ma è necessario mettere in campo un progetto di ampio respiro, che superi i tatticismi e le rendite di posizione, che sappia sgretolare i muri di diffidenza ideologica ancora presenti. La Rosa Nel Pugno nella sua breve parabola politica e parlamentare ha saputo attrarre un consenso che, nel momento della sua inopportuna dissoluzione, appariva ancora in costante crescita.

Nelle moderne democrazie europee vi è una diffusa cultura liberale, accompagnata dalla presenza di forti partiti socialisti e di un solido movimento ecologista. In Italia queste tradizioni, pur proponendo temi in forte sintonia con l’opinione pubblica (Eutanasia, testamento biologico, unioni civili e diritti lgbt, libertà della ricerca scientifica, nuovo welfare, green economy), sono praticamente invisibili. Oscurate da un boicottaggio mediatico di regime. La politica italiana appare al massimo del suo degrado, travolta dal guano degli scandali. E al minimo della sua capacità progettuale. Per andare verso un futuro migliore è necessario fare emergere e vivificare quel fiume carsico progressista e libertario che attraversa sotterraneamente la nostra storia repubblicana.
Laicità, Diritti Sociali, Diritti Civlili, Green Economy: da queste suggestioni e non da calcoli elettoralistici deve partire un nuovo movimento che sappia coniugare, al riparo da scorciatoie organizzativistiche, il meglio delle tradizioni socialiste – radicali – Verdi. Non è un dato secondario il fatto che la RNP, dissolta in Parlamento, rinasca come evocazione suggestiva proprio nel web, in una miriade di interventi su forum di area, siti, social network. Non vi è una “guida”, ne un “guidatore”, ma una moltitudine di sguardi che si intrecciano e rilanciano la speranza (Su FB è presente un apposito gruppo “quelli della rosa”) in una società migliore e più equa. Dove i diritti civili siano garantiti in una cornice di laicità, le carceri rispettino il dettato costituzionale, l’informazione sia libera, l’ambiente valorizzato. Dove alla mefitica partitocrazia si sostituisca una autentica democrazia liberale.

FABIO RUTA

CHIAREZZA

Bersani ha dato con la sua intervista a Repubblica un positivo contributo alla chiarezza e alla definizione di una strategia per il centrosinistra.


Con la doppia presa di distanza dalla vocazione maggioritaria e dalle primarie, si sgombra il campo da due ostacoli che minavano alla base una possibile coalizione dele forze riformiste e che in passato avevano già portato il centrosinistra di Veltroni a una clamorosa sconfitta. Nello stesso tempo, come avevamo ripetutamente auspicato ancora ieri, la sottolineatura della stagione costituente per una vera e propria riforma della Repubblica assieme alla sollecitazione al confronto col nascente terzo polo, traccia una rotta possibile e percorribile per arrivare a sfidare l’attuale maggioranza di governo con idee e programmi, senza farsi imprigionare nell’ennesimo sterile referendum pro o contro Berlusconi.

RICCARDO NENCINI

BRIVIDI

Intendiamoci: le ragioni per un vasto movimento giovanile in Italia ci sono tutte. Le nuove generazioni lottano contro un futuro che è loro avverso. La spesa del welfare italiana è la più squilibrata dell’Europa, a vantaggio degli occupati e degli anziani e a tutto svantaggio dei giovani. Le Università sono fucine di disoccupati o di precari. L’indebitamento dell’Italia e la mancanza di sviluppo degli ultimi diciotto anni hanno causato uno squilibrio davvero inaccettabile. Se fossi un dirigente di questo nuovo movimento direi: che una riforma dell’Università è cosa diversa da quei provvedimenti disarticolati della Gelmini che però non producono certamente un peggioramento della situazione esistente, che i tagli orizzontali di Tremonti sono la rinuncia alla scelta e la rinuncia alla scelta la fa un ragioniere, non un uomo politico, che il governo Prodi ha commesso un grave errore quando ha speso 10 miliardi di euro per abolire lo scalone pensionistico istituendo i tre scalini, perchè semmai quei 10 miliardi dovevano essere utilizzati per gli ammortizzatori sociali per i giovani precari e per l’Università e la ricerca, che i partiti, anche quelli di sinistra e i sindacati tutti hanno solo difeso i loro iscritti non i disoccupati e i sottocupati. Direi questo e altro ancora e organizzerei manifestazioni di protesta e chiederei di essere ascoltato da chi governa il Paese. Ma metterei al bando ogni violenza, che finisce oltretutto per offuscare le giuste rivendicazioni di una fetta d’Italia che è tuttora troppo marginale. E denuncerei chi commette reati, si maschera dietro un passamontagna come ai tempi delle P38 e aggredisce i poliziotti, incendia le macchine e le camionette della polizia, spacca i vetri delle vetrine dei negozi. Lo feci anche nel sussultuoso sessantotto quando mi permisi di lanciare un SOS violenza. Perchè vedevo che nel movimento studentesco emergevano teorie che poi divennero pratiche settarie e insurrezionalistiche. Avevo diciassette anni. Adesso ne ho quasi sessanta. Posso non avere cambiato idea, dopo tutto quel che abbiamo vissuto? E ascoltare da Santoro quei ragazzi che non esprimono una sola parola di condanna per quelle azioni criminali mi fa tornare alla mente i tempi in cui si proclamava che non era illegitimo l’uso della violenza per cambiare la società. Ho avvertito brividi di freddo.


MAURO DEL BUE

venerdì 17 dicembre 2010

QUALCOSA DI SOCIALISTA

BARBARIE

John David Duty, bianco 58 anni, è stato giustiziato ieri in Oklahoma con l’iniezione endovenosa di una sostanza con cui si abbattono le bestie.

E' stato usato questo sistema, a causa dell’impossibilità di reperire sul mercato il Sodium Thiopental, il sedativo che assieme ad altre tre sostanze, compone il cocktail letale utilizzato abitualmente per giustiziare i condannati in molti stati dell'Unione.
A Kharthoum - Sudan, una ragazza di 16 anni, nel luglio del 2009 è stata condannata a subire 50 frustate in pubblico, colpevole secondo le autorità islamiche che governano con la Sharia il paese africano, di indossare abiti "indecenti", non si è capito se una minigonna o i pantaloni.
Su You Tube è stato postato il video dell'esecuzione della punizione che mostra la ragazza urlare disperatamente, verosimilmente per chiedere pietà, circondata delle risa di scherno degli astanti, mentre un aguzzino la frusta con metodico sadismo.
Che cosa accomuna i giudici dell'Oklahoma che hanno autorizzato l'esecuzione, respingendo le istanze di rinvio, agli aguzzini di Khartoum?
L' insopportabile e barbara crudeltà ancora diffusa in tutte le latitudini, supportata da  norme che rendono l 'Oklahoma e gli stati americani che,c'è da crederlo, seguiranno il suo esempio non dissimili da un paese che gli Usa considerano "canaglia" .
EP

giovedì 16 dicembre 2010

Il DOCUMENTO POLITICO APPROVATO DALLA SEGRETERIA NAZIONALE

La Segreteria Nazionale del PSI, riunitasi il 16/10/2010, approvata la relazione del Segretario,


1) Ritiene si sia aperta una nuova fase politica nonostante il Parlamento abbia bocciato la mozione di sfiducia. E’ fallita infatti la “missione” per la quale il Presidente del Consiglio aveva chiesto il consenso degli italiani. L’Italia è più divisa, più povera, con istituzioni più deboli, lontana dalla possibilità di agganciare la ripresa in tempi brevi.

2) Il Psi ritiene necessario che le forze riformiste del centrosinistra si ritrovino, qui ed ora, per definire un programma e un progetto di “ricostruzione nazionale” in grado di dare risposte concrete alla crisi del sistema politico e istituzionale, causa principale della crisi economica e sociale che sta travolgendo soprattutto il modo giovanile.

3) L’opportunità di rovesciare la destra non si realizza attraverso la presentazione del “fronte delle sinistre” ma con una coalizione della sinistra riformista con le forze di centro strette attorno ad un progetto per l'Italia fondato sul lavoro, sulla sicurezza, sulla sobrietà, sul merito, lontano da ogni radicalismo e da ogni forma di giustizialismo, sulla linea tracciata dal Congresso di Perugia.

4) Tenere le primarie tra i partiti della sinistra significherebbe, in questa situazione, chiudersi in un recinto, moltiplicare le lacerazioni ed isolarsi da un rapporto con partiti e movimenti dell’area di centro con i quali ricercare un'alleanza.

5) Il Psi proseguirà nei suoi contatti con radicali ed ambientalisti per costruire iniziative comuni su questioni che stanno nel cuore degli italiani (dai costi della politica all’informazione) senza escludere un lavoro condiviso in alcune tra le città che andranno al voto in primavera.

6) Deplora l’On. Rosy Bindi per il giudizio espresso sulla storia del socialismo in Italia. Un giudizio che mistifica la realtà e dimostra come certe letture della vicenda politica italiana siano del tutto funzionali all’avversario politico che si intende combattere.



BINDISMO. LA VOCAZIONE MINORITARIA DELLA SINISTRA

Chissà qual è il merito che si deve acquisire per assurgere al ruolo di Presidente del Partito Democratico. Quello di essere stata nella corrente di sinistra della DC, guidata da quel De Mita che non ha mai spiegato perché nella sua Irpinia la ricostruzione post terremoto del 1980 non è ancora terminata ed è costata al nostro paese decine di migliaia di miliardi, misteriosamente dispersi in chissà quali cavità carsiche nel tratto da Roma ad Avellino e dintorni? Oppure sarà quello di rivendicare con orgoglio di essere anti-socialista, anti riformista e anticraxiana, in omaggio a quel simpatico assunto per cui il nemico del mio amico è anch’esso mio nemico? Un merito sicuramente sufficiente per scalare i vertici di un partito che si definisce a parole come riformista, ma che nei fatti continua a prendere posizioni ambigue che niente hanno a che vedere con il metodo di governo che una moderna forza di centrosinistra dovrebbe avere nel panorama politico nazionale. Dopo il livoroso attacco fatto ai socialisti e a Craxi, durante l’ultima puntata di Ballarò di martedì scorso vorrei umilmente ricordare alla on. Bindi, che presiede un partito che si definisce riformista, che il debito pubblico sotto il governo Craxi, passò dal 74% all’84% del PIL, un aumento ben misero se confrontato alla crescita esponenziale che il debito pubblico ebbe prima di Craxi, grazie ai governi guidati dal suo partito di origine (la Democrazia Cristiana) attraverso quella straordinaria formula del compromesso storico con il PCI, che è stata l’origine della prima debacle del nostro debito pubblico, oltreché la costituzionalizzazione della partitocrazia che ancora oggi sta distruggendo il nostro sistema economico. L’ulteriore tracollo avvenne tra il 1987 e il 1992, con governi ancora guidati dalla DC. Il debito pubblico è continuato poi a crescere, tranne che sotto il primo governo Prodi, grazie alla competenza e all’indipendenza di quel galantuomo di Carlo Azeglio Ciampi, che lo fece scendere fino al 104% rispetto al Pil, mentre dal 1998 ad oggi ha ricominciato a salire fino a quasi il 120% attuale. Questi non sono i dati dei socialisti, ma della Banca d’Italia. Magari l’on. Bindi ne ha di propri e, ovviamente, di più autorevoli, che possono certificare che la colpa del debito è di Craxi e dei socialisti. Peccato che l’on. Bindi voglia invece dimenticare, oltre alle decennali responsabilità dei governi a guida DC, che le leggi finanziarie dal compromesso storico in poi, si caratterizzarono per essere dei veri e propri assalti alla diligenza, in cui brillavano per irresponsabilità tutte le forze presenti in parlamento, nessuna esclusa. Il primo dovere di chi si definisce riformista e di chi ricopre ruoli di responsabilità in Parlamento e nei Partiti, dovrebbe essere l’onestà intellettuale. Invece anche questa sembra ormai un lontano miraggio, piegata alla propaganda di una campagna elettorale permanente, di cui l’on. Bindi è, a pieno titolo, una sostenitrice.

L’attacco espresso in maniera così violenta dall’on. Bindi amareggia noi socialisti, ma non ci stupisce. D’altronde il PD è nato mettendo insieme due culture politiche, quella ex comunista e quella ex democristiana, che riformiste non lo sono mai state, ma che anzi facevano dell’ideologia, del dogmatismo e del conservatorismo, gli elementi fondanti della loro azione politica, escludendo invece le altre culture autenticamente riformiste: quella socialista e quella liberale. Comunque una cosa è chiara, se i socialisti del PSI sono soltanto sopportati in questo centro sinistra di Bindiano pensiero, se i riformisti sono mal visti di fronte alle illuminate strategie dell’ex-democristiana di Sinalunga, non resta che esplicitarlo una volta per tutte. In altre parti dello schieramento politico si è fatto di tutto per valorizzare l’esperienza e i dirigenti dell’ex-PSI. Con la differenza che quello schieramento continua a essere al governo, mentre il PD continua a perdere consensi. In attesa che Vendola gli assesti il colpo di grazia. Assicurando così alla sinistra cattocomunista, che grazie a questi illuminati pensatori non è mai riuscita a conquistare il consenso delle classi produttive e della parte più dinamica del nostro paese, quella vocazione minoritaria che da sempre la caratterizza.

ALESSANDRO BECHINI

ZUCKERBERG

Federico Rampini nel suo blog su Repubblica.it riferisce che la scelta di Time magazine di indicare il padre di Facebook, il ventiseienne Mark Zuckerberg, uomo dell'anno, sarebbe sgradita a molti americani, soprattutto giovani, che avrebbero preferito che la rivista indicasse Julian Assange, il padre di Wikileaks, motivando tale preferenza soprattutto con il fatto che il giovane Mark e il suo social network sarebbero troppo funzionali ll'establishment a stelle e strisce e comunque la bocciatura del re degli hacker australiano sarebbe il portato della caccia all'uomo di cui è vittima dopo la messa in rete dei links riservati della diplomazia.

Occorre considerare che a Zuckerberg, si sia o meno supporter di Facebook, va riconosciuto di avere realmente cambiato, in pochi anni, vita e abitudini di milioni di persone in tutto il mondo. Assange, almeno per il momento, non pare essere neppure paragonabile al geniale giovanotto di Palo Alto, nonostante Wikileaks rappresenti un formidabile fattore di evoluzione dell'informazione globale, la cui utilità è tuttavia ancora da verificare.
Che il primo sia negli States una star osannata e celebrata, più di Bill Gates e Steve Jobs mentre il secondo sia divenuto per gli sceriffi di Pentagono e Cia una sorta di Dillinger telematico a cui mettere, in qualunque modo, il bavaglio non c'è dubbio e per questa ragione è meritevole di solidarietà.
Ma, come è sempre accaduto, a pensarci bene, al netto della obiettiva, abnorme e un pò ridicola furia persecutoria americana, la redazione di Time, ha visto giusto.
Tra i due non poteva esserci partita.
EP

mercoledì 15 dicembre 2010

BERLUSCONI HA VINTO, HA PERSO BERLUSCONI

Non occorre inventare ossimori per descrivere la situazione politica del paese, né scomodare la fantasia per offrire figure retoriche: mai come in questo caso la realtà ha superato la fantasia.
La lunga agonia della prima repubblica ha dunque registrato un ulteriore aggravio di condizioni di salute ed ancora una volta saranno gli italiani a subirne le conseguenze: i tre voti in più forse impediranno di staccarla spina a questo governo ma varranno meno di un’aspirina per un malato terminale.
La crisi di Berlusconi, ma ancor più la crisi di quel modello che Berlusconi ha inventato ed incarnato per oltre 15 anni, l’uomo solo al comando, il ghe pensi mi che si traduce nel populismo al potere, si è manifestata con evidenza lo scorso martedì ed apre ora nuovi scenari: a tutti quanti hanno votato la sfiducia e più in generale a quanti, socialisti compresi, sono stati al’opposizione di questo modello, ora spetta il compito di mostrarsi all’altezza della situazione ed offrire una prospettiva all’Italia.
Un’Italia debole nella opinione internazionale, che guarda con ansia al proprio futuro, che vede disoccupati, casalinghe cassaintegrati e precari alle prese con un reddito sempre più insufficiente, studenti medi ed universitari ancor più preoccupati del proprio domani ha un estremo bisogno di una classe politica in grado di assumersi la responsabilità di guidarla fuori dalla crisi.
Nei prossimi mesi milioni di pendolari soffriranno gli aumenti del costo dei biglietti, le famiglie dovranno, per la prima volta, pagare le rette per la scuola materna, altri ospedali, nel mezzogiorno, saranno chiusi, centinaia di migliaia di disoccupati vedranno passare inutilmente il tempo in attesa di nuove occasioni di lavoro, gli enti locali taglieranno ulteriormente i servizi e l’Europa ci chiamerà a scelte dolorose: nell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia si rischia sempre più uno scontro sociale tale da lasciare cicatrici profonde sul tessuto di un paese che men che mai potrà permettersi di continuare a non essere governato.
Berlusconi ha fallito, il centrosinistra non ha ancora dimostrato di essere un’alternativa reale.
Occorre cominciare da subito a dare credibilità ad una prospettiva di superamento del berlusconismo.
Le urne sono più vicine di quanto sembri, anche perché Lega e Pdl sanno bene, dopo l’esperienza di Prodi, quanto inverosimile sia l’idea di poter governare senza una vera maggioranza parlamentare: alla nostra parte il compito di costruire un’alleanza anche con l’Udc.
Un’alleanza vera, fatta di quotidiano lavoro parlamentare ma ancor più di un governo comune degli enti locali.
Basato su di una visione che ci unisce non solo nell’antiberlusconismo ma anche, e soprattutto, nell’idea comune di Italia.
Troppi mesi sono passati invano. Si cominci subito il percorso, unendo le forze di sinistra e, se ci stanno, quelle di centro: su di noi la responsabilità di costruire l’alternativa, di mostrarci pronti al governo del paese.
Si poteva forse farlo in Parlamento: si può e si deve farlo attraverso il voto popolare, ma occorre esserne noi per primi convinti, mostrare di crederci, io ci credo.

MARCO DI LELLO

BINDI

Quando parla dei socialisti Rosy Bindi mente e mistifica la realtà, perché in questi anni sono stati proprio l'antisocialismo e la scarsa valutazione del riformismo socialista a portare alla sconfitta il centrosinistra e ad impedire la costruzione di una credibile alternativa a Berlusconi.


Dubito di chi, come la Bindi, ritiene di essere sempre stato dalla parte giusta e di chi riscrive la storia a sua immagine e somiglianza ma la storia vera dice che dei disastri degli ultimi diciotto anni i socialisti non portano alcuna responsabilità.



RICCARDO NENCINI

martedì 14 dicembre 2010

IL NUOVO CENTROSINISTRA

Berlusconi è campione d'inverno, ma è un titolo virtuale: il suo ciclo è ormai finito. I numeri di oggi dicono che l'Italia è destinata a vivere un'altra stagione di instabilità e che il pallino della maggioranza è sempre più nelle mani di Bossi.

E' finito il tempo dei tatticismi.
Si proponga subito un'alleanza di governo al partito di Casini e su questo asse si crei il nuovo centrosinistra.
                                      RICCARDO NENCINI

I TRASFORMISTI 10

Calearo e Veltroni
L'ineffabile Walter meno di due mesi fa dichiarò:
«Massimo Calearo rispetterà gli impegni con gli elettori: me lo ha confermato personalmente. Gli ho ricordato l'impegno da lui assunto, prima e dopo il voto, a sostegno del centrosinistra e in opposizione al centrodestra. Un impegno che è etico, perché comporta il rispetto degli elettori e della volontà espressa con il loro voto. Calearo, pur ribadendo le ragioni di un disagio politico mi ha confermato nettamente la volontà di attenersi all`impegno assunto davanti agli elettori. Sono certo che sarà coerente con se stesso».
Questo pronostico l'ex leader del Pd non lo ha espresso parlando al  The Ghananian chronicle,  quotidiano di un paese dell'Africa dove aveva promesso di recarsi ma al nostrano Giornale di Vicenza, poco più di un mese fa.
Walter Veltroni nel 2008 volle l'imprenditore vicentino Massimo Calearo al suo fianco e gli garantì una poltrona in Parlamento, indicandolo come capolista del Pd in Veneto. Dopo essere stato eletto (mi correggo, nominato) Calearo è passato prima all'Api, poi al gruppo Misto e oggi ha votato contro la mozione di sfiducia a Berlusconi insieme agli altri due signori che compongono il "trio monnezza", risultando, con le 2 signore di Fli, determinante per la conferma della fiducia al governo di Berlusconi.
In Africa di problemi non ne mancano tuttavia, visti i pasticci che è stato capace di combinare, temo che Walter non lo vogliano vedere neppure in fotografia.
Il guaio è che lui non se ne dà per inteso e, come se nulla fosse successo, continua a (stra)parlare.



THE CHAMALEON







lunedì 13 dicembre 2010

CICLO FINITO

L'intervento di Berlusconi di oggi al Senato è il canto del cigno. Prenda atto che il suo ciclo è finito e consenta all'Italia di voltare pagina.

Il centrodestra ha fallito e ha tradito gli italiani, caricando sulle spalle del Paese il peso di una crisi nata dallo scontro di ambizioni personali e trasformatasi in guerra per bande. In un paese normale i leader irresponsabili vanno a casa, nell'Italia dei trasformisti rischiano solo di prolungarne l'agonia

RICCARDO NENCINI

sabato 11 dicembre 2010

I TRASFORMISTI 9

Non poteva che finire così.

Con un esposto di Antonio Di Pietro alla Magistratura.
E' l'unica corda che l'exmagistrato ruspante ha ampiamente dimostrato di essere in grado di suonare.
Mica si preoccupa di chiedere scusa a quegli italiani boccaloni che hanno votato il suo partito franchising, composto in gran parte da mezze tacche, personaggi che ha raccattatto in questi anni sui territori con il metodo della pesca a strascico.
Persino il sinistro De Magistris, suo epigono e sodale, quello che si inventò l'inchiesta Why Not, rivelatasi poi una bufala clamorosa, che causò la fine del governo Prodi e la gogna mediatica per decine di persone, ha scoperto che l'Idv così non può andare avanti.
Diciamola tutta: il guano in cui sono immerse le istituzioni è il risultato di anni nei quali i protagonisti della politica hanno avuto le facce di Berlusconi e Di Pietro, con le relative corti (che osano chiamare partiti, ma per favore!), che sono i primi (anche se non gli unici) responsabili dell'indecente e progressivo scadimento della politica nazionale dinanzi a cui sono posti gli attoniti cittadini.
Uno perchè ha una concezione autoritaria e aziendale delle istituzioni e considera il parlamento un luogo dove collocare yes men e bad girls che devono solo garantire la presenza fisica nelle aule parlamentari e premere bottoni per consentirgli di farsi gli affari suoi, l'altro perchè specularmente ha creato un mostro similpartito in cui collocare cacicchi ex-post, un pò di amici e magistrati sputtanati (come De Magistris, spedito a Bruxelles a far danni), che gli consentono di spargere, berciando con sintassi approssimativa nei salotti televisivi dei genuflessi anchormen, il seme del giustizialismo autoritario.
I risultati di questo impasto mefitico sono i De Gregorio e i Razzi e tutti gli iscritti, vecchi e nuovi, alla palude trasformista, gente che ha in testa il pensiero unico del galleggiamento e della transumanza al solo scopo di non perdere benefici e sinecure derivanti dallo status di parlamentare.
Tutti si domandano ansiosamente come finirà martedi'.
Finirà male in ogni caso. Perchè dovremo tenerci non solo una pletora di gente priva di un minimo di senso delle istituzioni e della decenza ma soprattutto perchè l'agenda della politica (se di politica è giusto parlare, cosa di cui dubito) continuerà ad essere dettata dai Berlusconi e dai Di Pietro.
Con una conseguenza, peraltro non nuova: l'ennesima abdicazione della politica a favore del potere giudiziario, improriamente e nuovamente chiamato ad assolvere un ruolo di supplenza che non gli compete.

THE CHAMALEON


venerdì 10 dicembre 2010

GUARDATELI BENE IN FACCIA

Cesare Lombroso
Perchè stupirsi? L’Idv, che ho conosciuto bene nel biennio 2006-2008, ha messo insieme un gruppo parlamentare di ex democristiani-popolari, ex comunisti-diessini, ex missini-finiani, ex liberali, ex leghisti, eliminati dai rispettivi partiti, scarti vari d’ogni specie politica. Bassissima qualità, età piuttosto elevata, sono quasi tutti provenienti dalla cosiddetta prima repubblica, che pure il loro leader ha inteso processare. Perchè stupirsi se poi saltano fuori un certo Scilipoti e anche un certo Razzi, che passano dall’antiberlusconismo più sfrenato al berlusconismo consenziente? Di Pietro, anzichè rivolgersi alla magistratura, faccia ampia autocritica. Ha già partorito De Gregorio, nella passata legislatura. Adesso siamo ai Razzi. Il socialista Lombroso direbbe: guardateli bene in faccia. Non si può sbagliare.
                                                          MAURO DEL BUE




giovedì 9 dicembre 2010

I TRASFORMISTI 8 (SPECIALE BOSELLI)


Si sbagliò anche Pannella
 Oggi edizione speciale.

Mi (e vi) risparmio il solito rosario dei trasformisti anche perché, a pochi giorni dal voto in aula, c’è chi da i numeri, c’è chi preferisce non farlo, chi li da fornendo le cifre (in euro) che girano per il suk (pardon il transatlantico). Uno spettacolo miserevole con interpreti miserabili.Per aggiornamenti:
http://temi.repubblica.it/repubblicaspeciale-la-compravendita-governo-fiducia/?ref=HREA-1
A proposito di miserabili, la notizia di oggi, già bisbigliata nei giorni scorsi, è di quelle che quantomeno suscitano curiosità perché aggiunge un nota di squallore al chiacchiericcio quotidiano ma è del tutto marginale alle dinamiche politiche in atto poiché l’attore principale è un ex-parlamentare.

Enrico Boselli ha annunciato oggi che aderisce all’Api di Francesco Rutelli (altro laico pentito) di cui diventa il vicepresidente.
Per uno che fino a pochi mesi fa era il campione dell’autonomia socialista, della laicità dello stato, del no al finanziamento alle scuole cattoliche, addirittura dell’abolizione del Concordato con il Vaticano è davvero una bella giravolta, non c'è che dire.
Intendiamoci, può essere che Enrico, Saulo di Tarso del terzo millennio, sia stato folgorato sulla strada di Damasco e si sia convinto che nella sua vita politica precedente ha sbagliato tutto, che nel 2005 avessero ragione il suo attuale méntore Rutelli e S. E. il Cardinale Ruini e si sia felicemente riscoperto un fiero clericale. Può essere.
Conoscendo il personaggio tuttavia ne dubito. La decisione sarà certamente il portato di un disegno che riguarda il suo personale futuro.
L' ugonotto Enrico di Borbone, per giustificare la sua conversione al cattolicesimo che gli consentì di diventare re di Francia, esclamò: “Parigi val bene una messa!”.
L' ormai exsocialista Enrico Boselli avrà pensato: “un seggio nel prossimo parlamento val bene un Rutelli!”
Potenza delle omonimie!

THE CHAMALEON



 

venerdì 3 dicembre 2010

BERLUSCONI SI DIMETTA

Aggiungo la mia firma convinta alla mozione di sfiducia presentata da Udc, Api e Fli.


Berlusconi non ha più la fiducia in Parlamento e dunque cosa aspetta a dimettersi? Se vuole davvero bene all’Italia, dia un taglio a questo tormentone e salga al Quirinale. Non si capisce davvero a cosa serva restare aggrappato alla poltrona di Palazzo Chigi ancora due settimane invece di fare subito un passo che a questo punto è oramai inevitabile.
 
RICCARDO NENCINI

giovedì 2 dicembre 2010

L'ITALIA DEL BUONGOVERNO

Torniamo a Rimini ventotto anni dopo la Conferenza programmatica che in molti hanno indicato, negli anni a venire, come uno dei punti più alti dell’elaborazione politica del riformismo italiano. Torniamo nella Rimini dei ‘meriti e bisogni’ e vi portiamo le eccellenze dei nostri amministratori.

‘L’Italia in Comune’ è un titolo che sottolinea due cose: gli amministratori locali sono il nostro miglior volano per recuperare consensi nella società; l’Italia che vogliamo è radicalmente diversa rispetto al modello sociale esistente. Un’Italia fondata sulla inclusione, sul merito, sul buongoverno, su una politica sobria e trasparente, sui nuovi diritti. Laica.
L’Italia di oggi ha paura e la paura si batte con un progetto fatto di certezze e di passione: certezze per la sicurezza personale, certezza di un lavoro e di un tetto sotto il quale vivere, certezza per la scuola dei figli, per l’autobus o il treno che arrivino in orario.
Un progetto riformista fondato sull’inclusione e rivolto a quel ‘quarto stato’ che ha retto l’economia italiana nel vortice della crisi senza avvalersi di nessuna tutela. Uno su sei ha perso il posto di lavoro e nessuno ha scioperato per ricordarlo. Afoni. Invisibili. Anche per il sindacato, organizzato ancora oggi secondo lo schema imposto dalla società industriale di massa.
Gli amministratori sono coloro che meglio di tutti possono individuare le rotte del cambiamento ed è dovere di un partito come il nostro coltivare di più e meglio le identità territoriali, le tante piccole storie che unite assieme fanno dell’Italia una nazione straordinaria.
Il legame con il territorio, la presenza nelle comunità intermedie è la strada maestra per cancellare le paure e costruire il futuro.
Vogliamo e dobbiamo essere un partito ‘glocal’, ovvero preparare una nuova generazione di amministratori municipali e legarli alla soddisfazione dei problemi quotidiani; educarli ad ascoltare i cittadini ed a coinvolgerli nel governo della comunità; contendere il terreno palmo a palmo dove la Lega va ogni giorno a sporcarsi le mani.
Il nostro partito ha costruito la sua storia attraverso generazioni di ottimi sindaci e consiglieri appassionati e battaglieri che hanno fatto della capacità di saper mantenere un rapporto stretto e diretto con le comunità di appartenenza l’elemento in grado anche di ribaltare i rapporti di forza con gli altri partiti. Punteremo di nuovo su di loro. In alleanze “larghe” aperte a simboli civici, e movimenti locali di cui condividiamo le idee. E, prima di primarie sulle persone, primarie delle idee.
La Rimini del terzo millennio, quella degli amministratori e del buongoverno, può diventare il nuovo inizio per il PSI.

RICCARDO NENCINI

mercoledì 1 dicembre 2010

CONSIGLIO DEL PSE A VARSAVIA

Inizia domani a Varsavia Consiglio del Pse nel quale prenderà l'avvio un ampio dibattito sul futuro della società progressista.

Il dibattito si articolerà sulla discussione dei seguenti documenti:
Una risoluzione generale su "Costruire l'Europa per la gente"
Un documento programmatico sul tema "Un' Europa per l'occupazione per il progresso sociale e per la crescita equa"
Un documento programmatico sul tema "Crescita Fare Verde diventare una realtà"
La delegazione del Psi è composta da Marco Di Lello, coordinatore della segreteria nazionale del partito, Luca Cefisi dell'ufficio di presidenza del PSE , Pia Locatelli presidente dell'IS donne e Carmine Iuliano rappresentante di Pes@ctivists.
Per partecipare al forum on line:
http://www.pes.org/en/renew/council-2010