mercoledì 9 novembre 2011

OTTO NOVEMBRE

L'auspicata e prossima uscita di scena del Presidente del consiglio coincide, per uno singolare contrappasso, con la sentenza di primo grado del tribunale di Napoli relativa alla cosiddetta Calciopoli la cui scoperta risale alla primavera del 2006, alla vigilia dei mondiali di calcio dei Germania vinti dalla Nazionale italiana.

Lo sport più popolare d'Italia, per uno dei soliti accidenti del destino, è sullo sfondo delle vicende politico giudiziarie che hanno occupato l'interesse dei media dell'8 novembre 2011. Mentre si consumava tra Camera e Quirinale la Waterloo del Cavaliere, Premier uscente e presidente del Milan, nel capoluogo partenopeo i giudici del tribunale stavano per emettere una sentenza che ha confermato, mediante durissime condanne, il profilo criminale dell'associazione messa in piedi da Luciano Moggi, per anni considerato l' apparente contraltare juventino di Berlusconi, nel calcio italiano.Tra i condannati (un anno e tre mesi per frode sportiva, mica per taccheggio), c'è il sig. Diego Della Valle. Si proprio "quel" Dellavalle che, da mesi occupa salotti televisivi, acquista pagine intere di giornale, per fare la morale agli altri scrivendo parole al curaro contro la casta, ponendosi alla testa degli indignati da salotto buono, un esercizio caro a larga parte del ceto imprenditoriale nostrano che, anziché assumersi le proprie gravi responsabilità relative al declino etico del nostro Paese, si erge a giudice, avendo la pretesa di indicare la via da percorrere per uscire dalla crisi. E' difficile, in tema di improntitudine, scorgere qualche differenza tra il premier dimissionario e il sig. Della Valle: entrambi imprenditori di successo, espressione della leva che Giuseppe De Rita definisce come i "cetomedizzanti" ossia i responsabili di un falso benessere borghese generalizzato, hanno trasferito la loro filosofia del successo da ottenere a qualunque costo, in spregio a qualsiasi regola o codice, prima nel gioco del calcio, portandolo a una situazione di degrado etico inaudita, e poi, in politica.
La parabola politica di Berlusconi è ben nota.
Quella di Della Valle, viste le premesse, è auspicabile che neppure inizi.
Se un personaggio come Luciano Moggi ha potuto tessere la sua tela criminale per anni, falsando partite, corrompendo arbitri e designatori, controllando e determinando, mediante una vera e propria cupola di cui era il capo indiscusso, rispettato e temuto, i risultati delle partite, i trasferimenti e le carriere dei giocatori è perché ha goduto di tolleranza e complicità nell'ambiente, ai più alti livelli, ambiente di cui i fratelli Della Valle, tuttora padroni della Fiorentina, erano magna pars, oltre naturalmente ai Lotito, Galliani e compagnia.
A codesto genere di imprenditori la politica ha già dato.
Diego Della Valle, anni fa, ci aveva già provato con l'Udeur (!), ritirandosi in buon ordine quando finì nei pasticci per calciopoli.
Ora ci stava riprovando anche grazie ai soliti Floris, Santoro e al loro elastico senso dell'etica pubblica.
La sentenza di Napoli dovrebbe indurre lui e i suoi supporters a desistere perchè in caso contrario l'Italia, tornerebbe, come si dice a Roma, "da capo a dodici".
EP

1 commento:

  1. a che serve attacare le persone quando si battono per le giuste cause?

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