La giornata di oggi sta trascorrendo con il frenetico rincorrersi di voci e smentite sulle possibili imminenti dimissioni di Berlusconi e la serata potrebbe riservarci dei coupes de theatre i cui contenuti, peraltro, è arduo pronosticare. Può davvero succedere di tutto.
Intanto c'è chi come Ferrara, con malcelato dispiacere, giudica l'addio di Berlusconi inevitabile e imminente, altri come il criptico La Loggia (toh! chi si rivede!) lo esclude e parla addirittura di una maggioranza che si rafforza annunciando sorprese per domani.
Il primo effetto di questo clima schizoide sta nel fatto che le borse sono altalenanti, prova provata che, se si sussurra che il Premier toglie il disturbo all'Italia (ché, di questo si tratta), l'indice della borsa risale e scende lo spread; succede il contrario subito dopo che arriva la irata smentita del Cavaliere che definisce gossip, le voci che lo descrivono sul punto di gettare la spugna.
L'andamento odierno dei mercati finanziari è la plastica rappresentazione, a beneficio di chi ancora va sostenendo che non è vero, che il problema non è l'Italia ma Sivio Berlusconi di cui non si fidano probabilmente neppure più gli uscieri della City o di Wall street.
Lo stesso commissario europeo agli affari economici Olli Rehn, come se non bastasse, fa dire oggi al suo portavoce che "La lettera inviata dall'Italia ha dei limiti oggettivi, non c'è ad esempio un'analisi economica delle misure o l'impatto sul bilancio e nemmeno i dettagli della riforma del lavoro. I mercati chiedono chiarezza". Un'altra mazzata.
La resistenza di Berlusconi è puntellata principalmente dalla sua famiglia, dai suoi legali e da Fedele Confalonieri, altra plastica dimostrazione che il bene dell'Italia è l'ultimo dei problemi a cui trovare una soluzione che affollano la mente di un personaggio, che ha occupato la poltrona di Premier con lo scopo primario di tutelare se stesso e i propri interessi, oggi seriamente minacciati dal combinato disposto finanza-politica-magistratura che potrebbe, nel volgere di pochi giorni, travolgerlo.
Non a caso la linea del Piave fissata da Berlusconi non è il partito di cartapesta che ha costruito e che si sta disfacendo con la stessa velocità con cui è nato e che, se raggiungesse l'obiettivo di elezioni anticipate (considerato ormai il male minore), è pronto a ricostruire con dipendenti a lui fedeli, ma la sua famiglia allargata, intesa come il contenitore di interessi, vera ragione del clima da ultimi giorni di Pompei che sta attecchendo definitivamente su umori e comportamenti dei berluscones-deputati, fino a ieri considerati alla stregua di pasdaran ma che oggi si aggirano come gattini ciechi alla ricerca di improbabili nuovi approdi politici.
Sempre che non abbia ragione, Dio non voglia, il redivivo Enrico La Loggia.
EP
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