lunedì 21 novembre 2011
ARRIBA ESPANA!
Ha vinto la destra. Nettamente. Ma sostenere che la Spagna ha voltato pagina per uscire dalla crisi nella quale è sprofondata appare, francamente, velleitario ed eccessivo.
Alla Moncloa torna un galiziano, figlio di quel nord est della penisola iberica, appendice settentrionale del Portogallo dove, la lingua ufficiale è il gallego, molto più simile al lusitano che non al castigliano, terra che ha dato i natali a Francisco Franco e al suo erede politico Manuel Fraga Iribarne, méntore di Mariano Rajoy, il vincitore delle elezioni.
Dopo un andaluso, Felipe Gonzalez e due castigliani, Josè Maria Aznar e Josè Luis Zapatero, divenuti premier poco più che quarantenni, la Spagna ha affidato i propri precari destini al cinquantaseienne ex notaio di Santiago di Compostela, luogo legato al tradizionalismo cattolico spagnolo di cui Rajoy è, al pari di Aznar, chiara espressione.
Dai suoi predecessori Rajoy non ha certo ereditato il carisma, perché i suoi tratti caratteriali sono rappresentati dalla "retrança" galiziana già incarnata dal Caudillo: understatement, oratoria tutt'altro che trascinante ma anche astuzia, tenacia e ostinazione che il leader della formazione, nata come appendice del franchismo, ha mostrato nei lunghi anni nei quali è stato il capo dell'opposizione al brillante Zapatero.
Nonostante la sconfitta alle elezioni del 2008 infatti, Rajoy ha tenuto saldo il timone alla guida del Partito Popolare e, dopo solo tre anni, profittando delle defaillances in campo economico e finanziario e dell'annunciato ritiro dalla scena politica del cinquantenne primo ministro, con il Psoe impreparato al suo avvicendamento con un candidato che in qualche modo potesse segnarne la discontnuità, ha conquistato un'ampia maggioranza assoluta alle Cortes, tale da consentirgli di governare il paese iberico con una forza parlamentare blindata.
Nella vittoria di Rajoy, insperata fino ad un anno fa, ha giocato un ruolo anche la "baraka", la fortuna che assistette nella sua ascesa l'altro galiziano.
Mutatis mutandi, a cominciare dalla ovvia considerazione che ben diverse sono le modalità e le circostanze interne che ne hanno determinato la vittoria, come Franco, Rajoy, il notaio di Compostela, espressione della Spagna conservatrice che ha nella Galizia uno dei suoi contrafforti, ha potuto giovarsi dell'esplosione di una gravissima crisi economica e finanziaria eterodiretta, del malcontento trasversale di ampi settori della società spagnola, di cui gli indignados sono parte anche se non l'unica, di un declino tanto rapido quanto imprevisto di una nazione che sembrava avviata ad un rinascimento nel segno delle riforme sociali di cui i governi socialisti sono stati protagonisti.
Certo, non siamo nel 1936, i conflitti sociali non sono certo figli dell'esasperazione ideologica di quegli anni, i modelli da seguire non sono i regimi di Stalin, Hitler e Mussolini poiché in Spagna come in Europa la democrazia ha messo radici ben solide e Mariano Rajoy non può obiettivamente essere definito un nostalgico del falangismo franchista, tuttavia, sia pure con modalità che, quasi certamente, non usciranno dal perimetro democratico, avendo il PP una maggioranza parlamentare bulgara, non è difficile prevedere per i prossimi anni un riflusso della Spagna verso un oscurantismo neoclericale e nazionalista, scandito da politiche sociali conservatrici di segno neoliberista a scapito della prosecuzione del percorso laico e riformista perseguito dai governi socialisti.
La scelta dell'elettorato rischia dunque non di rappresentare una svolta ma, sull'altare del risanamento finanziario, una ben più problematica inversione ad u.
Con il rischio, per ora remoto, che qualche hidalgo nostalgico possa anche rispolverare l'antico motto: Arriba Espana!
ep
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elecciones Generalísimas
RispondiEliminaCari amici ,care amiche:il Partito socialista Obrero Español(psoe),,ricomincia oggi una nuova etapa.el p.s.o.e. ha perso ma io credo que ricominciare una nuova etapa e buono per il Partito socialista obrero Español.Dove essere Obrero de verità,laborando per i lavoratori,con onestà,per difendere ai più deboli della società.Insieme ai socialisti di sempre,di famiglia operaia.Ricuperare el suo simbolo storico(il pugno e la rosa),lavorare per i lavoratori,per ricuperare la sua tradizione la de Pablo Iglesias,con i socialisti di sempre,quelli lavoratori di sempre,lavorare per un P.S.O.E. PER I SOIALISTI DI SEMPRE,PER QUELLI DI FAMIGLIA OPERAIA,PER LA DIFESSA DEI PIÙ DEBOLI DELLA SOCIETÀ.Non è una derrota,è ricominciare la nostra storia tradizionale,quella di Pablo Iglesias.
RispondiEliminaE una opportunità storica per ricominciare,con i socialisti di sempre.La spagna,e anche il socialismo europeo ha bisogno di laorare per i lavoratori,con i socialisti di sempre.
Per un p.s.o.e.von i socilisti di sempre,e per i socialisti di sempre.Lavorare con onestà,per i lavoratori,i malati,i poveri.Lavorare contro la povertà,la malaltia,per la justizia sociale DI VERITÀ.
Senza comunisti,o ex del franquismo.
per il P.S.O.E. di sempre,per i socialisti di sempre.
Con il "ADN"SOCIALISTA.
Un abraccio e viva el PARTIDO SOCIALISTA OBRERO Y ESPAÑOL.Senza ex- de franco,comunisti,etccc.....
il P.S.O.E. SOLTANTO PER I SOCIALISTI TRADIZIONALI.DA SEMPRE .DE FAMIGLIA OPERAIA E SOCIALISTA.DA SEMPRE.
DAVID BENITO GALLARDO.TORREJÓN DE LA CALZADA(MADRID)SPAGNA.