Clara Zetkin |
Spesso si fa coincidere l'otto marzo con l'incendio di una fabbrica di camicie di New York in cui morirono 146 persone, soprattutto giovani donne immigrate dall'Italia e dagli shtetl dell'Europa orientale. In realtà l'incendio avvenne il 25 marzo, pochi giorni dopo la prima manifestazione internazionale delle donne, e i due fatti rimasero così collegati fra loro che li si associa entrambi all'otto marzo.
E' giusto mantenere il legame fra i due eventi perché l'uno e l'altro diedero avvio alla legislazione sul lavoro: il primo con un'azione di richiesta e protesta esplicita, il secondo a causa dello scandalo che la tragedia suscitò. Una tragedia che più propriamente si sarebbe dovuta definire massacro, perché causata dall'assenza di minime misure di sicurezza che una fabbrica, situata ai piani alti di un palazzo, doveva prevedere.
Washington Place, a New York, è la piazza dove ancora si trova l'edificio della tragedia, e ci vado ogni anno in una sorta di pellegrinaggio tra fine febbraio e i primi di marzo, in occasione della sessione della Commissione sulla Condizione delle Donne delle Nazioni Unite, a cui partecipo da sedici sessioni consecutive, come presidente dell'Internazionale Socialista Donne.
Quest'anno il mio “pellegrinaggio” ha avuto una meta diversa, il cimitero di Evergreen, al confine tra Brooklyn e i Queens, dove i Newyorkesi hanno eretto un monumento di pietra, un bassorilievo raffigurante una donna inginocchiata, dedicato alle ultime sei vittime dell'incendio, mai identificate e sepolte in una bara comune a causa dello strazio dei corpi causato dalle fiamme.
Dopo cento anni, grazie alla dedizione di un ricercatore, Michael Hirsch, le vittime sono state identificate e così, in occasione del centenario, il nome di ciascuna di esse sarà letto nella cerimonia di commemorazione.
In seguito a questa identificazione, forse i e le Newyorkesi, sempre efficienti, cambieranno il monumento o anche solo la dedica. Il ricordo però delle origini delle lotte per i diritti al lavoro e i diritti politici delle donne e dei sacrifici che hanno consentito alle generazioni successive di aver una qualità di vita migliore non vanno dimenticati. Anche a questo serve l'otto marzo.
PIA LOCATELLI
Presidente dell' Internazionale Socialista Donne
8 MARZO
RispondiEliminanon è festa
per tutte le donne!
I socialisti con le
donne che ancora soffrono
PSI federazione di Genova