Gli sbarchi a Lampedusa continuano numerosi ormai da giorni. I centri di accoglienza, ridotti al limite delle capacità numeriche, non sono più in grado di offrire ospitalità ai tanti che arrivano in Italia sui c.d. barconi della speranza. Questi mezzi fatiscenti sono anche protagonisti di incidenti in mare le cui vittime sono appunto immigrati ricchi di sola speranza. In questo quadro pieno di immagini drammatiche, ci sono persone che arrivano a Lampedusa con la certezza di essere persone migliori degli immigrati, dichiarando la loro completa avversione verso l’arrivo di quei disperati, portatori malati di un’ideologia riferibile al secolo passato e non più accettabile da alcun uomo capace di intendere. I vari Borghezio o Marine Le Pen dimostrano non solo profonda irresponsabilità nell’atteggiamento che stanno assumendo verso questa vicenda, ma anche una profonda ignoranza riguardo alla storia dell’Italia, al nostro passato, ai nostri emigranti. Se da un lato è vero che Lampedusa è al limite del collasso, che l’Italia da sola non può ricevere tutti gli extra comunitari che stanno arrivando, che l’Europa se ne sta elegantemente lavando le mani, dall’altro non si può chiudere la porta e fingere che quanto sta accadendo non ci riguardi. L’ambiguità con cui il nostro Governo sta affrontando il “caso Libia”, mette l’Italia in una posizione di fragilità verso le altre potenze europee, ma questo aspetto viene occultato da atteggiamenti razzisti e non propositivi alla risoluzione del problema. Nella settimana dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia vorrei fare un parallelo tra gli attuali disperati che arrivano in Italia in cerca di democrazia, diritti e libertà, ed i nostri emigranti che sono partiti per andare a cercare carbone in Belgio, in Francia, democrazia negli Stati Uniti, lavoro in Sud America, come uomini soli, poveri ed ignoranti, proprio come i disperati di Lampedusa. In tutto ciò c’è solo una differenza: gli italiani avevano ad aspettarli la Statua della Libertà, il Cristo che sovrasta Rio, i villaggi delle centrali a carbone; i clandestini di oggi solo un centro di accoglienza oltre i limiti del sovraffollamento, politici irrazionali che li odiano e come unica prospettiva una vita da clandestini nell’Italia dai mille colori.
CLAUDIA BASTIANELLI
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