Dopo pochi mesi dalla fine del secondo conflitto mondiale, tra il novembre 1945 e l'ottobre 1946, in meno di un anno, si celebrò a Norimberga il primo processo di un Tribunale internazionale contro i crimini di guerra e contro l'umanità.
Alla sbarra finirono i maggiori esponenti (almeno quelli sopravvissuti) della Germania nazista, resisi complici e responsabili della guerra d'aggressione voluta da Hitler e soprattutto dello scientifico sterminio di milioni di esseri umani, tra ebrei, zingari, omossessuali e prigionieri di guerra.
Furono inflitte condanne durissime ed esemplari, nella prospettiva di scoraggiare il ripetersi di simili orrori.
Com' era inevitabile, sin da allora, si è aperto, ed è lontano dall'essere concluso, un grande dibattito tra uomini di legge, storici ed esponenti della politica sulla legittimità dell'istituzione di una giurisdizione internazionale, in quel caso da parte delle nazioni che vinsero il conflitto, per giudicare i capi di una nazione vinta.
Quello della legittimità del Tpi è l'argomento che gli avvocati degli aguzzini responsabili dei massacri della guerra nella ex Jugoslavia (e con loro gli esponenti dei partiti ultra nazionalisti in Croazia e Serbia), brandiscono ogni qual volta ha inizio un procedimento contro uno di questi galantuomini. E' successo con l'ex leader serbo Slobodan Milosevic, il genereale croato Ante Gotovina ed è l'argomento usato per Radovan Karadzic nel 2008 e oggi per Ratko Mladic catturato pochi giorni fa, neanche a dirlo a Belgrado, dove come l'altro aguzzino serbo-bosniaco ha goduto per anni, di complicità e protezioni.
Precisato che la cattura di questi due scellerati sarebbe potuta avvenire alla fine delle ostilità, se solo i serbi non avessero frapposto mille ostacoli, come a più riprese ha denunciato Carla Del Ponte, che i crimini da loro perpetrati furono denunciati e documentati in tempo reale con testimonianze e abbondante e agghiacciante materiale filmato, che tale cattura è stata verosimilmente dettata dalla necessità dell'attuale governo serbo di accelerare (come già avvenuto con i croati) l'accesso all'UE, viene da domandarsi se le vittime della macelleria bosniaca avranno mai giustizia, in considerazione del fatto che, grazie all'estenuante battaglia processuale condotta dai legali di Karadzic da tre anni a questa parte che sarà, come annunciato oggi, replicata da quelli di Mladic, il processo rischia di finire alle calende greche senza che venga pronunciata una sntenza di condanna poichè il tempo e i finanziamenti concessi dall'ONU al Tpi si stanno esaurendo.
Per i superstiti e i famigliari delle migliaia di vittime di Sarajevo, Srebrenica e i villaggi bosniaci che finirono nelle grinfie dei boia di Pale, si profila dunque un'atroce beffa.
EP
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