Caterina Ferrero e Roberto Cota |
I socialisti, in materia, hanno molto da raccontare anche in considerazione del fatto che quelle tempeste in molti casi si dimostrarono tanto perfette quanto ingiuste, mietendo più di una vittima.
Nemmeno vent'anni dopo non sono sufficienti neppure provvedimenti giudiziari ben più gravi di un avviso di garanzia per indurre chi è investito da accuse di varia natura a compiere, quello che un tempo era definito con cinico eufemismo "un passo indietro".
Tralasciando le storiacce riguardanti il Premier e la sua faccia di bronzo, è esemplare, tra i tanti casi, il più recente, che riguarda la Regione Piemonte. Questa mattina l'Assessore Regionale alla sanità, Caterina Ferrero, del PdL, già indagata a piede libero per abuso d'ufficio e turbativa d'asta è stata posta ai domiciliari perchè, secondo gli inquirenti, "Agiva per motivazioni politiche personali e non per l'interesse della pubblica amministrazione: la misura si è resa necessaria perchè esisteva il rischio di ripetizione di reato".
L'assessore era indagata da tempo ma non si era mai dimessa dall'incarico nella giunta di Roberto Cota, limitandosi a restituire le deleghe e continuando a partecipare alle giunte.
E' superfluo qualsiasi commento, salvo ricordare che il Presidente della Regione Piemonte è tra i più autorevoli dirigenti della Lega Nord, i cui esponenti ai tempi di Tangentopoli brandivano urlanti nelle aule parlamentari i cappi da impiccagione rivolgendosi ai colleghi inquisiti.
Neanche a dirlo, c'è da stare sicuri: a Cota l'idea di dimettersi non sarà passata neppure per la testa.
O tempora o mores!
EP
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