E’ l’unico dato certo. L’immagine del presidente del Consiglio, unita alle gravi deficienze del suo governo, sono alla base del risultato referendario, che viene dopo la doppia batosta di Milano e di Napoli. Si può ritenere che il disastro di Fukushima (con tanto di appelli di uomini di cultura e di spettacolo, qualcuno anche davvero fuori luogo e fuori tono) abbia influito alla partecipazione e cosi i due referendum sull’acqua pubblica, senza aggravi sulle tariffe. Vedremo dopo questi ultimi due referendum quali saranno le conseguenze pratiche. Mentre per il nucleare è evidente che l’Italia ha scelto di farne a meno, così come per i legittimi impedimenti e tutte le leggi “ad personam” che Berlusconi ci ha propinato in questi anni, senza mai fare una vera riforma della giustizia. Ma a me pare evidente il carattere eminentemente politico di questi referendum, così come quello delle elezioni di Milano e Napoli. C’è ormai nel paese una maggioraza di persone che è stanca di Berlusconi, delle sue continue esibizioni da uomo ricco mentre il paese è in ginocchio, delle sue crociate contro le televisioni da uomo proprietario di televisioni, delle sue promesse da marinaio sui principali problemi del paese. Ciò è chiaro e non è neanche tanto originale. In tutta Europa i governi sono in crisi e le opposizioni vincono. L’Italia berlusconiana faceva eccezione e adesso non la fa più. Ma qui, oltre alla mancata fiducia nel governo è molto più forte che altrove, adesso, la stanchezza e la delusione per i comportamenti del leader del governo, per la sua persona. E’ vero, gli italiani sono abituati a dare la maggioranza alle opposizioni dal 1994 ad oggi. E’ sempre avvenuto che i governi perdano le elezioni politiche successive. Così a me pare che il problema per la coalizione di centro-sinistra (e uso volutametne questo termine) non dovrebbe oggi solo essere quello di vincere le elezioni, cosa a mio avviso ormai abbastanza scontata (le può perdere solo con una serie di autogol a getto continuo), ma è quello di assicurare un governo che duri e che governi, che affronti i grandi problemi italiani: quello della crescita che non c’è, delle giovani generazioni senza lavoro, di un fisco ingiusto molto pagato dai meno e troppo evaso dai più, dello Stato che non funziona e rispetto alla riforma del quale ogni manifestazione di federalismo che aumenti le spese e le tasse non risolve, ma aggrava, il problema. E altro ancora. Per fare tuto questo non basta a mio avviso un coalizione capace di vincere mettendo insieme più o meno tutti gli antiberlusconiani e ancor meno la sola sinistra cosiddetta radicale con quella riformista. E’ troppo caldo ancora il fallimento del governo Prodi. Il centro-sinistra festeggi perchè ne ha diritto, ma rifletta sulla politica e sui nuovi compiti che l’attendono.
MAURO DEL BUE
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