Ho letto con interesse la (amara) riflessione del direttore Macaluso sul futuro del centrosinistra. Annoto con soddisfazione che la sua voce è una delle più autorevoli, a sinistra, a fare un esplicito riferimento al socialismo italiano.
Lo schema di un partito di ispirazione social-liberale alleato con il cattolicesimo democratico è il nucleo di un progetto riformista di governo che i socialisti italiani già intravidero negli anni '80. Da lì in poi, con la crisi della Prima repubblica, è iniziata una traversata infinita in un deserto nel quale un PSI più piccolo si è trovato a predicare senza essere ascoltato.
Un inciso, doveroso, è per i tanti “Soloni” che oggi rilevano, con aura verginale, quanto sia pesante l'assenza di una forza socialista a due cifre in Italia; gli stessi che hanno contribuito a distruggere la bella storia del socialismo italiano e si sono guardati bene dall'offrire gratuitamente un'idea.
Una breve riflessione sul merito delle questioni.
Dobbiamo partire da un'idea in grado di convincere l'Italia e da valori che possano scaldare i cuori della gente. L'opzione social-liberale (che contiene e allarga il campo di quella social-democratica) è la risposta.
Se il centrosinistra cerca di vincere la partita in Parlamento, nel“compra-baratta-vendi” berlusconiano, la sconfitta è certa. Berlusconi (e chiunque dopo di lui) si batte non con un nuovo frontismo giustizialista, ma con una coalizione della sinistra riformista fondata sul merito, l’inclusione, la responsabilità, capace sciogliersi dalle consuetudini del passato e di rompere tradizioni che hanno assunto la forma di corporativismi e conservatorismi.
Il merito è il principale strumento per tendere alla giustizia sociale, stabilire una uguaglianza di opportunità e sconfiggere il familismo amorale. Riconoscere e premiare il talento nei luoghi di lavoro, valutare non solo l'anzianità ma le tante prestazioni che un uomo e una donna producono in una vita, promuovere eguaglianza e combattere l’egualitarismo. Il merito riguarda naturalmente la scuola e l'università, riguarda amministratori e legislatori.
L'inclusione è la risposta per i lavoratori atipici e flessibili, quel “quarto stato” che ha retto l’economia italiana nel vortice della crisi senza avvalersi di nessuna tutela. Afoni. Invisibili. Anche per il sindacato, organizzato ancora oggi secondo lo schema imposto dalla società industriale di massa. Più di quattro milioni, in larga parte diplomati e laureati, senza pensione, senza ferie, in molti contratti senza diritto alla maternità. Includere significa considerare i cittadini non solo come produttori ma anche come consumatori, imporre la parità di genere, consentire ai migranti in regola con la legge di godere dei nostri stessi diritti.
La responsabilità, infine. Come valore per chi governa la cosa pubblica, come responsabilità verso chi si trova nella condizione del bisogno: non solo quella che discende, con mano pubblica, dall’alto verso il basso, ma sussidiarietà, mobilitazione di risorse aggiuntive per coprire nuovi rischi e favorire la nascita di una “welfare community” adeguata al nostro tempo. Responsabilità individuale intesa come partecipazione.
È il portolano per la rivoluzione del buonsenso che serve all'Italia. Realizzarla è possibile, riportando la voce del riformismo italiano, socialista e liberale, fuori dal deserto degli eretici.
RICCARDO NENCINI
Segretario nazionale PSI
SE IL PARTITO FA SUL SERIO, E VUOLE REALMENTE RESPONSABILIZZARSI VERSO TUTTI I SERI PROBLEMI CHE AFFLIGGONO IL POPOLO ITALIANO ALLORA AVRETE UNA PERSONA IN PIù AD APPOGGIARVI.
RispondiEliminaPERò AL PRIMO RIPENSAMENTO NON AVRETE PIù IL MIO APPOGGIO COME SOSTENITORE.