domenica 16 ottobre 2011

LANZICHENECCHI

Lo stupro che, il 15 ottobre 2011, Roma ha subito per mano di poche migliaia di teppisti, peraltro organizzati quasi militarmente che hanno certamente attuato un piano strategico studiato nei minimi dettagli, fatte le debite proporzioni, rimanda la memoria all'anno di grazia 1527, allorché la città eterna fu invasa dai Lanzichenecchi, i mercenari tedeschi che la misero a ferro e fuoco.

Al di la delle evidenti differenze non può sfuggire il fatto che oggi come allora l'orda distruttrice era attesa e temuta: e oggi come allora, la città è stata lasciata praticamente indifesa, allora alla mercé dei mercenari luterani antipapisti assetati di sangue, oggi a non più di qualche migliaio di giovinastri anarcoidi e delinquenti che coltivano il culto della distruzione di tutto ciò che gli capita a tiro, come scelta di vita.
Al netto di facili dietrologie nelle quali si esercitano coloro i quali ammorbano con le loro analisi il panorama dei commenti del giorno dopo, delle inevitabili strumentalizzazioni politiche (o pseudotali) che ne seguono, appare utile sottolineare pochi aspetti che sono la cornice entro la quale è maturata la guerriglia urbana.
1) Si poteva prevenire un simile scempio? La risposta è si, si poteva e si doveva evitare se solo agli indignati fosse stato imposto di organizzare un servizio d'ordine all'altezza della situazione.
Non è pensabile consentire una manifestazione con decine di migliaia di persone senza che gli organizzatori attivino un minimo di filtro e di controllo sui partecipanti. Tutto invece è stato lasciato all'improvvisazione e nei giorni precedenti non è sfuggito a chi ha guardato anche distrattamente i servizi trasmessi da tutte le televisioni, che nei punti di concentramento degli indignati sparsi per la città, si aggiravano ceffi che con i loro atteggiamenti lasciavano presagire che almeno una parte dei manifestanti nel corso del corteo del 15 ottobre avrebbero sicuramente alzato pericolosamente i toni e le modalità della protesta.
L'osservazione vale per gli organizzatori (ingenui? Distratti?) ma anche per chi istituzionalmente avrebbe dovuto attuare un piano preventivo straordinario mediante controlli che andassero ben oltre la routine.
Inevitabile dunque che le forze dell'ordine schierate in l'occasione del corteo siano divenute come le poche migliaia di svizzeri a cui fu affidato il compito di difendere Roma dai Lanzichenecchi.
2) E' ora di finirla di far finta di non sapere da dove provengono i nuovi Lanzi: va detto chiaro e forte che i centri sociali in cui si raduna la feccia della peggiore gioventù sono i luoghi in cui si alimenta il culto della distruzione nichilista e che a Roma, come altrove, a costoro danno man forte i gruppi di ultras sedicenti tifosi organizzati paramilitarmente, felici di utilizzare qualsiasi evento di massa per dar sfogo alle loro pulsioni criminali che restano quasi sempre impunite.
Siamo in presenza di bande dedite alla violenza, all'intimidazione eletta a pratica quotidiana e la politica, di destra o di sinistra, non c'entra un bel nulla.
3) Occorre che certa stampa e taluni osservatori ed analisti ne prendano atto e smettano di girare la testa dall'altra parte, tentando maldestramente di ridimensionare la gravità di quanto avvenuto o addirittura di abbozzare una qualche giustificazione subliminale, come ha fatto Il Manifesto, che all'indomani dei tumulti relega alla terza riga del catenaccio in prima pagina quella che, piaccia o no, era la notizia del giorno o come ha fatto la stampa della destra che addossa supposte responsabilità politiche all'opposizione al solo scopo di distrarre l'attenzione dai disastri di questo governo.
Valga per tutti l'esempio dell'Unità che ha pubblicato in prima pagina l' agghiacciante immagine di un giovane intento a lanciare un estintore contro le forze dell'ordine.
Lo stesso gesto che stava compiendo Carlo Giuliani a Genova, dieci anni fa, prima di essere colpito a morte.
Un' evento drammatico che fu oggetto di non poche strumentalizzazioni, a destra come purtroppo a sinistra, culminate, come spesso avviene solo in Italia, con l'elevazione del ragazzo a icona del movimento antagonista e della madre a senatrice della repubblica, neanche a dirlo, per Rifondazione comunista.
Di simili icone è auspicabile che, dopo il 15 ottobre 2011, finalmente, a cominciare dagli indignati, nessuno avverta più la necessità.
EP







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