Che a Flavio Tosi, sindaco di Verona, risultato in una recente ricerca il primo cittadino più amato d'Italia, la Lega cominciasse a stare un po' stretta, lo si era capito da tempo.Smessi i panni del leghista duro, puro ed estremista, indossati per anni, Tosi ha scoperto un'insospettabile vocazione pragmatica, mantenendo un linguaggio ruvido nella forma ma divenendo accomodante nei contenuti e compiendo atti pubblici che hanno contribuito a renderlo abbastanza inviso allo sgangherato "cerchio magico" che circonda il declinante senatur ma sempre più gradito alla gente veneta che, a ben vedere, non ha mai accettato fino in fondo l'egemonia dei lombardi nel movimento. Qualche esempio? Ha ricollocato nel suo ufficio il ritratto del Presidente della Repubblica, che aveva fatto rimuovere dopo la sua elezione a sindaco, ha costruito un dialogo con esponenti del centrosinistra della sua regione, da Zanonato a Cacciari, non si è fatto scrupolo nel palesare il fastidio per la promozione del Trota che considera un giovanotto bisognoso di maturare e di studiare (come dargli torto?), ha trascorso le sue vacanze nel Mezzogiorno, nel Salento dicendo un gran bene dei luoghi e degli abitanti, non ha nascosto la sua contrarietà al fatto che la Lega continui a sostenere acriticamente Berlusconi ed infine, è cronaca di queste ore, il supersindaco, fedele al detto "veronesi tutti matti", questa mattina in un'intervista radiofonica, ha di fatto demolito con il solito argomentare lapidario ma efficace la Padania, che è poi la ragion d'essere della Lega:" Io sono veronese, veneto, padano, italiano, europeo. Basta non c'è altro!".
Apriti cielo! Pota Calderoli, di cui non è difficile immaginare la irata reazione in privato, si è detto "amareggiato" e ha minacciato l'espulsione del reprobo per inosservanza dell'art.1 dello statuto della Lega nord.Bisogna comprenderlo il ministro, pittoresco discendente di Gioppino, la maschera bergamasca, fedelissimo di Bossi, che ha inferto in questi anni danni rilevantissimi all'Italia perché, fedele al mandato, ha cercato in queste settimane con le buone, più spesso con le cattive, di tenere unito lo stato maggiore del Carroccio. Tosi oggi gli ha fatto sapere a muso duro che non è aria, che il re è nudo.
Probabilmente, visto il clamore del caso, il Pota Gioppino, ha fatto, come al solito, la voce grossa in luogo del capo, nella speranza di provocare un'alzata di scudi dei militanti.
Che non risulta esserci stata perché lo strappo di Tosi, per ciò che ha sostenuto, è forse il segnale che, almeno nel Veneto, le cose per la Lega nord stanno messe davvero maluccio.
Zaia, il Governatore, è in caduta verticale di consensi, lo sceriffo di Treviso Gentilini sbatte la porta, la base è sempre più disorientata e insofferente....
E' molto più che un'impressione: l' attacco di Tosi, va dritto al cuore del Carroccio e, a mettersi nei panni dello stordito stato maggiore lumbard, alle prese con un Bossi che appare incapace di recuperare il carisma perduto, c'è da stare preoccupati, poiché, salvo sorprese, una ricucitura con Tosi appare improbabile.
E' solo l'inizio. Ne vedremo e ne ascolteremo delle belle.
EP
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