martedì 4 ottobre 2011

IL BUE, L'ASINO E LA SUBURRA


Tutti i processi indiziari, quelli cioè dove manca la prova regina, la cosiddetta warm gun, la pistola fumante, per definizione, dividono le opinioni pubbliche. Storicamente, in Europa come in America, diventano, grazie alla crescente potenza ed invasività dei media, un barbaro rito collettivo, dove i protagonisti diventano attori, più o meno consapevoli, di un reality show.
Il serial legal è nato negli USA e, dai tempi di Perry Mason, è divenuto un genere televisivo di largo consumo, poiché rende accessibile ad un pubblico sempre più vasto ed esigente, mediante l'utilizzo di modalità divulgative e artifici in cui si mischiano spesso grossolanamente finzione, codici ed esigenze di sceneggiatura, un sistema investigativo e giudiziario, quello americano, che sembra essere stato costruito apposta per essere spettacolarizzato.
L'avvocato John Grisham, autore di romanzi e sceneggiature cinematografiche, gli ha conferito nuova dignità letteraria, al punto che, negli anni, tale sistema è divenuto, nell'immaginario collettivo, una sorta di modello da imitare anche se, a ben vedere, non si capisce perché dovrebbe essere indicato ad esempio.
Nel caso di Amanda Knox, i media americani hanno incessantemente gridato all'errore giudiziario, sostenendo, certo legittimamente, l'innocenza della studentessa di Seattle ma, nel contempo, illegittimamente e con la solita robusta dose tutta yankee di supponente superficialità, l'inadeguatezza del sistema giudiziario italiano.
Sul fatto che il nostro sistema giustizia non goda di ottima salute non sussistono dubbi tuttavia è surreale che le critiche vengano mosse da una stampa che farebbe meglio a guardare in casa propria, dove gli errori giudiziari (che non si contano, a cominciare dal caso degli anarchici italiani Sacco e Vanzetti nella prima metà del secolo scorso) per casi di omicidio, portano i condannati, quasi sempre neri o esponenti di comunità socialmente e finanziariamente deboli, dritti alla pena di morte che continua ad essere comminata nella maggior parte degli stati dell'Unione, nonostante l'Onu abbia dichiarato la moratoria e da ogni parte del mondo civile si moltiplichino le proteste e le richieste di abolizione.
D'altra parte il teatro dell'adozione dell'orrenda pratica del linciaggio fu la Virgina e oggi nello stato di Washington (di cui Seattle è la città più nota) la pena di morte viene comminata potendo scegliere tra iniezione letale o impiccagione.
Va dunque osservato che non tanto la mobilitazione per la Knox, quanto il clamore che ha provocato con annesse le gratuite insinuazioni sulla bontà della giustizia italiana, confermano l' esattezza del detto popolare nostrano che racconta del "bue che dice cornuto all'asino".
Quando, nel 1995, la corte di Los Angeles lo mandò assolto dall'accusa di avere assassinato la moglie, l'ex giocatore di football divenuto apprezzato attore, O.J.Simpson, uscì dalla comune senza la necessità di scorte, furgoni cellulari sirene e quant'altro perché, nonostante il caso avesse suscitato negli States grande clamore e altrettanta attenzione mediatica per la popolarità dell'imputato, non c'era nessuno, all'esterno del tribunale, a manifestare pro o contro la sentenza.
Esattamente il contrario di quanto è accaduto ieri sera di fronte al palazzo di giustizia perugino dove si è raccolta una folla di professionisti dell'indignazione in s.p.e. che, appresa la notizia della sentenza, ha principiato a lanciare invettive contro la corte e gli avvocati della difesa urlando i soliti epiteti (bastardi, vergogna) che sono la colonna sonora di queste adunate di individui che si autodefiniscono "esponenti della società civile", indifferenti al sacrosanto principio che le sentenze certo si possono commentare ma vanno rispettate.
Il legale di uno degli imputati, assolti, è giusto sottolinearlo, per non aver commesso il fatto, in tarda serata ha malinconicamente commentato che simili odiose manifestazioni appartengono alla nostra (sub)cultura e vengono da lontano.
Ai tempi in cui, verosimilmente, si riferiva l'avvocato, i protagonisti degli schiamazzi e delle urla nelle piazze e negli anfiteatri erano definiti "suburra", non certo "società civile".
EP

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