lunedì 17 ottobre 2011

VIVE FRANCOIS


La personalizzazione della politica è così, le idee sono incarnate da un volto, il medium fa il messaggio, e poche battaglie politiche sono così personalizzate come quella delle presidenziali francesi, dove non solo la storia personale del candidato, ma il suo corpo, i suoi modi, come sorride o come veste sono simbolo e veicolo (medium) del contenuto politico (messaggio). Hollande sarà dunque il candidato socialista, e solo qualche anno fa questa notizia avrebbe sorpreso molti: eterno segretario del Psf, ma mai veramente leader, capo, papà dei socialisti, il buon Francois con il riportino sulla pelata, piccoletto, quell’aria un po’ così, da bravo travet senza carisma. Al contrario della sua (ex) compagna, quella Segolène Royal, bella, elegante, carismatica e telegenica: quella col fastidio malcelato per la mediocrità delle mediazioni, e tutto meno che al servizio del partito, anzi, divismo smaccato perchè je suis Segolène (e voi no). La Royal, nel suo momento di quasi gloria quando sfidò Sarkozy nel 2007, è stata il simbolo della nuova sinistra (?) postideologica, mediatica, leggera leggera, così disinvolta nella piacioneria, rapida nella comunicazione, ruffiana nel dire a tutti quel che tutti vogliono sentire, e così moderata e benpensante nei contenuti da assomigliare tanto al vecchio centro, appena con un po’ di odore di sagrestia in meno. Tanto che alla fine Segolène rimane nella memoria quasi soltanto per la sua idea di meticciare il socialismo francese con i centristi del Modem in un vaghissimo democraticismo, e per quello qualcuno di noi, cattivelli, iniziò a chiamarla “il Veltroni in gonnella”, o magari, la zia francese di Matteo Renzi.
Si dice che le donne che lasciano il marito dopo i quaranta rifioriscano splendidamente: veramente, dopo che si sono lasciati, è rifiorito Francois, che è non è diventato alto nè si è trapiantato i capelli (è dimagrito però, eh), ma ha lanciato la sua sfida: quella di un signore serio, senza dubbio socialista, che gira in scooter, senza orpelli del potere, senza stuoli di portaborse, senza aerei privati, senza frequentare miliardari e divi. Insomma, un anti-Sarkozy, ma, tacitamente, anche uno che chiaramente se ne frega di competere in chic con la ex. Che alla fine non ha potuto che passargli i suoi voti, mica poteva lasciarli a quella Martine Aubry che già l’aveva messa in riga nella lotta per la segreteria, la seria figlia di Delors, battagliera, coraggiosa, ottima segretaria di un Parti Socialiste rinfrancato dalla sua guida ma forse di volto e stile non presidenziabili.
Certo poteva essere suicida, quello scooter, perchè i francesi adorano l’ostentazione del potere anche più di noi italiani, questa roba del maschio alfa, capite? Ma Francois, che non ha mai rinnegato il socialismo, la sua storia, la sua anima, che non si è mai neppure sognato di scioglierlo in pallidi liberalismi e democraticismi, ha scalato le spalle di un gigante, l’altro Francois, la “forza tranquilla”, ve la ricordate? E i giganti servono, ai piccoletti agili e ingegnosi, per stupire e stupirsi, e guadagnare quota. Ecco, Hollande sul suo scooter si è messo, piccolo e tranquillo, a guardare il mondo sulle spalle di Mitterrand. Non poteva non vincere nel popolo socialista, alla fine. Potrebbe convincere anche i francesi. Vive Francois (tutti e due). 
LUCA CEFISI 


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