Sembrava che il
subcomandante Fausto Bertinotti si fosse rassegnato alla pensione.
Dopo la scoppola subita
da Sinistra Arcobaleno nelle elezioni del 2008, la conseguente
liquefazione di Rifonda dopo il congresso demenziale che ne seguì
(ben 5 mozioni!), la (ir)resistibile ascesa del suo pupillo, il
narratore Nichi Vendola, da lui stesso officiato alla successione
nella leadership di ciò che restava della bastonata sinistra
antagonista, il vecchio Fausto sembrava essersi rassegnato ad una
dignitosa uscita di scena.
Un giornale per pochi
intimi (Alternative per il socialismo), la presidenza della
Fondazione della Camera, qualche intervento a convegni ignorati dai
media, qualche rara intervista nella quale sembrava avere ripiegato
la bandiera dell'antagonismo rivoluzionario arrivando persino a
sostenere la necessità di aderire al socialismo europeo.
Non è così. Il vecchio
leone massimalista, deve averci pensato sopra, realizzando che il
discepolo prediletto ha in mente unicamente la propria
autopromozione, e dunque ha reindossato il cachemire ed è tornato a
suonare la carica, mollando Nichi e occupando nuovamente la scena,
con proposizioni perfettamente in linea con il profilo politico
interpretato mirabilmente negli anni in cui era corteggiato da un
centrosinistra bisognoso del suo consenso e dei suoi voti che lui
tenne costantemente sulla corda al punto di logorarlo e portarlo
dritto alla sconfitta.
Val la pena riportare
frammenti dell'incipit dell'ultimo editoriale che Bertinotti scritto
per il suo periodico:" La fase sembra caratterizzata da due
movimenti radicali, che vanno però in direzioni opposte: da un lato,
il processo politico istituzionale che accompagna acriticamente la
grande ristrutturazione capitalistica; dall’altra, i movimenti di
lotta e di mobilitazione che, esclusi da questa costruzione
neoautoritaria, la contestano e la rifiutano. A separare i due
movimenti c’è la costruzione di un recinto che riduce la politica
ad attività servile. La crisi diventa un’occasione e la rivolta
un’opportunità" (sic).
Altro che comizi d'amore,
narrazioni affabulanti, farcite di complesse costruzioni
politico-lessicali, tanto care al suo diseredato erede, ansioso,
grazie al tutt'altro che disinteressato supporto di settori
importanti del sistema mediatico capitalistico, di costruirsi una
credibilità riformista!
Il subcomandante Fausto
ha rimesso basco ed eskimo, rilanciando le parole d'ordine che sono
musica per le orecchie di chi, dentro Sel, nel composito arcipelago
della contestazione anticapitalistica di matrice
terzinternazionalista e nei movimenti di lotta e di contestazione
permanente, non si poteva rassegnare al progressivo anche se confuso
e stiracchiato percorso verso una scelta riformista che il
governatore della Puglia sembra volere indicare ai suoi devoti.
Il rinnovato protagonismo
del vecchio leone, anche se forse un po' spelacchiato ma con un
carisma pressoché intatto e che ancora fa breccia in ampi settori
di quel mondo, nell'immediato e nel futuro prossimo potrebbe
costituire per l'aspirante profeta del nuovo pensiero debole
postcomunista molto di più che un fastidio passeggero.
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