mercoledì 26 ottobre 2011

LA STRANA COPPIA

Piazza Farnese, è una delle più belle piazze della capitale e probabilmente del mondo, situata in uno degli storici rioni di quella che fu la Roma papalina e rinascimentale, La Regola, a ridosso di altri due luoghi legati alla storia della città eterna, Campo de' fiori, quotidiana sede mattutina del celebre e colorato mercato, soprattutto luogo caro alla memoria laica poiché in quella piazza si compì il martirio di Giordano Bruno, e il vicino Palazzo della Cancelleria, uno dei simboli del potere temporale dei papi, che fu ultimo avamposto della resistenza della città durante il sacco di Roma compiuto dai Lanzichenecchi nel 1527.
La piazza è dedicata a una delle famiglie più famose dell'Italia rinascimentale, i Farnese, che affidò il progetto e l'edificazione del palazzo omonimo al genio creativo di Michelangelo Buonarroti.
Pochi anni dopo la Presa di Porta Pia e l'elezione di Roma a capitale dello stato italiano il palazzo è diventato la sede dell'ambasciata di Francia e la piazza è divenuta un luogo dove spesso vengono tenute manifestazioni politiche in ragione della sua centralità e delle non grandissime dimensioni che consentono di considerare riuscitissime manifestazioni che raccolgono non molti partecipanti.
Come quella ieri andata in scena ieri: una bizzarra e per niente affollata adunata antifrancese organizzata dai due pasdaran di Berlusconi: il florido, brillante, eccessivo Giulianone Ferrara con i suoi foglianti e la signora (si fa per dire) Daniela Garnero Santanchè, nota per il suo look da vamp sempre vistoso e per il lessico e la gestualità grevi e provocatorie che non perde mai occasione di palesare, foglie di fico dell'assoluta e desolante assenza di un pensiero autonomo e decente.
I due, da mesi, fanno coppia fissa in tutte le occasioni pubbliche nelle quali occorre difendere, contrattaccando, il signore di Arcore, anche quando buon senso e buon gusto suggerirebbero l'adozione di un profilo più basso e, come in questo caso, perché no, politicamente corretto.
Dopo la domenica nera di Bruxelles, l'irrisione ad personam da parte del duo franco tedesco, di tutto c'era bisogno meno che di una scombiccherata e sguaiata manifestazione di protesta sotto l'ambasciata francese, patrocinata da un personaggio come Ferrara, affezionato al suo personalissimo decadente canovaccio fatto di provocazioni di dubbio gusto ( le mutande esposte in un teatro milanese) e da una signora che farebbe bene a dedicarsi ad attività a lei più consone che non siano associabili alla politica.
In queste ora all'Italia, serve un rapido recupero di un profilo di credibilità politica e istituzionale e non certamente la riedizione della tigre di carta di mai sopiti e ottusi sentimenti revanscisti, antieuropeisti e antifrancesi che la strana coppia di Piazza Farnese ha fatto propri e vorrebbe maldestramente cavalcare.
L'ha ricordato, prima di tutto ai protagonisti dell'imbarazzante siparietto domenicale, il Presidente della Repubblica con una nota che dimostra come non sia poi così difficile esporre le proprie ragioni senza percorrere la comoda scorciatoia del cattivo gusto e della provocazione che sicuramente garantisce la benevolenza di un dante causa ormai declinante ma reca un danno ulteriore al prestigio e all'immagine di una nazione e di un popolo che, come ha mostrato con semplice chiarezza Napolitano, ha argomenti seri per affermare la propria solidale vocazione europeista, al netto di un profondo malessere causato da una congiuntura sfavorevole e aggravato dalle gratuite cadute di stile di due partner, per quanto importanti, del tutto fuori luogo.
Se riuscisse finalmente a evitare le frequenti scivolate sui ricorrenti cascami dell'educazione sentimentale veterocomunista che ha ricevuto, e che lo rendono eccessivo, esagerato e in definitiva poco credibile, è lecito supporre che Ferrara potrebbe mutuare da Napolitano, già suo compagno di partito e di corrente, argomenti e toni, sciogliendo rapidamente l'innaturale sodalizio con la signora Santanché, con la quale, sotto tutti i punti di vista, ha poco o nulla a che spartire.
EP

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