In questi giorni la Camera inizia a votare il Documento di Economia e Finanza 2011. Tra le voci che prevedono un taglio drastico dei fondi c’è la scuola pubblica, l’università e la ricerca. Si parla di 4 miliardi e 561 milioni di euro che ogni anno, dal 2012 al 2014, verranno decurtati. Tenendo presente che già nel biennio 2009-2011 ci sono stati tagli pari a 8 miliardi e 13 milioni di euro, si ha il quadro generale di un settore, quello della scuola e ricerca, che si trova ad arrancare per fornire anche i servizi di minima necessità. Se guardiamo le politiche attuate dagli altri Paesi occidentali, il paragone è imbarazzante: la crisi ha toccato più o meno tutti, così come tutti si trovano ad affrontare situazioni di deficit più o meno gravi, ma nessuno ha pensato di andare a tagliare su scuola, università e ricerca, in quanto consapevoli che si tratta del futuro stesso del Paese di riferimento, non di un settore quasi superfluo come invece accade in Italia. La cosa stupefacente è che il tutto sta passando senza clamore, nessuno si pone in condizione di denunciare che i precari che già da settembre 2009 sono rimasti a casa sono tantissimi. E’ come se avesse chiuso una multinazionale, nel silenzio più profondo. Tagliare la cultura è solo vantaggio di chi governa, far credere che la vita sia riconducibile a trasmissioni televisive, a superficialità ed apparenza, permette di evitare che i governati si pongano domande sul perché non c’è più diritto al futuro. Evitare che i bambini sappiano come è nata l’Unità d’Italia favorisce chi punta alla sua divisione. Evitare che i bambini sappiano che siamo stati per decenni un popolo di migranti, permette di accendere razzismo contro gli attuali immigrati. Evitare che la Costituzione sia un testo da leggere e studiare, permette di facilitare le sue modifiche. Evitare che i giovani, che magari un domani saranno lavoratori, sappiano che quaranta anni fa un certo Brodolini ha disciplinato il mondo del lavoro con uno Statuto, permette di scongiurare richieste di diritti. Evitare che le donne sappiano che l’articolo 37 della Costituzione disciplina la parità di condizione tra i due generi nel mondo del lavoro, consente che le stesse vedano come cosa normale essere pagate di meno rispetto agli uomini e sentirsi in colpa per la maternità. Ecco, forse i tagli servono a questo, solo a questo. Professori più poveri, meno numerosi e meno alunni, questa è la fotografia proposta per i prossimi anni… onestamente è una foto in bianco e nero piuttosto desolante.
CLAUDIA BASTIANELLI
venerdì 29 aprile 2011
giovedì 28 aprile 2011
mercoledì 27 aprile 2011
CRETINISMO CONCETTUALE
Le immagini riprodotte sono opera del francese Marcel Duchamps, discusso (e discutibile) padre del dadaismo e della cosiddetta "arte concettuale".
E' a costui che, verosimilmente, si è ispirato il giovane che ieri, uscendo allo scoperto, ha confessato di essere l'ideatore e l'autore della scritta evocante Auschwitz comparsa al Pigneto di Roma: "Sono un artista che ha voluto aprire un dibattito, non posso e non voglio essere confuso con teppisti o fanatici".
Il giovanotto, un grafico precario come l' Alan Ford dei fumetti, si è dunque autodefinito "un artista".
Non è dato di sapere e di valutare se il giovane lucano, autore di quella che egli ha definito "una provocazione", sia davvero un artista.
Dunque è giusto sospendere il giudizio di merito sul suo presunto talento artistico anche se, grazie alla sua ignobile "performance", è riuscito a ritagliarsi il suo quarto d'ora di celebrità con un'intervista al Fatto quotidiano, dalla cui lettura si evince invece con plastica chiarezza che è affetto dalla ben nota patologia conosciuta come "cretinismo concettuale".
EP
E' a costui che, verosimilmente, si è ispirato il giovane che ieri, uscendo allo scoperto, ha confessato di essere l'ideatore e l'autore della scritta evocante Auschwitz comparsa al Pigneto di Roma: "Sono un artista che ha voluto aprire un dibattito, non posso e non voglio essere confuso con teppisti o fanatici".
Il giovanotto, un grafico precario come l' Alan Ford dei fumetti, si è dunque autodefinito "un artista".
Non è dato di sapere e di valutare se il giovane lucano, autore di quella che egli ha definito "una provocazione", sia davvero un artista.
Dunque è giusto sospendere il giudizio di merito sul suo presunto talento artistico anche se, grazie alla sua ignobile "performance", è riuscito a ritagliarsi il suo quarto d'ora di celebrità con un'intervista al Fatto quotidiano, dalla cui lettura si evince invece con plastica chiarezza che è affetto dalla ben nota patologia conosciuta come "cretinismo concettuale".
EP
martedì 26 aprile 2011
FATECI SCENDERE
Sull'asse Roma-Milano è andato in scena il peggior 25 aprile che si ricordi.Un mix di rivoltanti rigurgiti nostalgici nazifascisti e l'occupazione della scena della nota tribù degli indignati in s.p.e. che ormai non perde occasione per mostrare il volto e i suoni dell'intolleranza elevata a mestiere.
A Roma il mood del neofascismo è cosa nota e da anni pervade la capitale.Tuttavia i manifesti, stampati e affissi a decine di migliaia in ogni plancia della città, irridenti alla Liberazione sono rimasti in bella vista per giorni.
Per chi non lo sapesse a Roma, la pratica del "manifesto selvaggio" è consolidata e tollerata. E' sufficiente avere il contatto giusto con il caposquadra di attacchini pagato cash e in anticipo e una tipografia efficiente e il gioco è fatto. Nessuno muoverà un dito per rimuoverli.
E' curioso: i media hanno giustamente scritto, parlato del manifesto di Milano contro la Magistratura in misura infinitamente maggiore rispetto ai manifesti neofascisti di Roma a all'ignobile scritta antisemita evocante Auschwitz sistemata al quartiere Pigneto che, se non fosse fosse chiaro, è la spia che getta una luce sinistra sull'escalation della crescita esponenziale di un ormai diffuso esercizio dell'intimidazione che si manifesta in forme tanto clamorose quanto preoccupanti.
In questo contesto a Roma e Milano i professionisti dell'ingiuria, delle urla in piazza, i fischiatori e molestatori ispirati dai campioni dell'antipolitica che abitano nelle istituzioni, su taluni media e sul web, hanno dato il peggio, scagliandosi contro ministri, il sindaco di Milano e persino con il capo dell'opposizione parlamentare.
Il cretinismo ha raggiunto livelli allarmanti e si sta diffondendo a macchia d'olio.
Fateci scendere.
EP
A Roma il mood del neofascismo è cosa nota e da anni pervade la capitale.Tuttavia i manifesti, stampati e affissi a decine di migliaia in ogni plancia della città, irridenti alla Liberazione sono rimasti in bella vista per giorni.
Per chi non lo sapesse a Roma, la pratica del "manifesto selvaggio" è consolidata e tollerata. E' sufficiente avere il contatto giusto con il caposquadra di attacchini pagato cash e in anticipo e una tipografia efficiente e il gioco è fatto. Nessuno muoverà un dito per rimuoverli.
E' curioso: i media hanno giustamente scritto, parlato del manifesto di Milano contro la Magistratura in misura infinitamente maggiore rispetto ai manifesti neofascisti di Roma a all'ignobile scritta antisemita evocante Auschwitz sistemata al quartiere Pigneto che, se non fosse fosse chiaro, è la spia che getta una luce sinistra sull'escalation della crescita esponenziale di un ormai diffuso esercizio dell'intimidazione che si manifesta in forme tanto clamorose quanto preoccupanti.
In questo contesto a Roma e Milano i professionisti dell'ingiuria, delle urla in piazza, i fischiatori e molestatori ispirati dai campioni dell'antipolitica che abitano nelle istituzioni, su taluni media e sul web, hanno dato il peggio, scagliandosi contro ministri, il sindaco di Milano e persino con il capo dell'opposizione parlamentare.
Il cretinismo ha raggiunto livelli allarmanti e si sta diffondendo a macchia d'olio.
Fateci scendere.
EP
venerdì 22 aprile 2011
UNA STORIA ESEMPLARE
Riceviamo e pubblichiamo
Per anni si è schierato in difesa degli oppressi e della legalità, contro Cosa nostra, in difesa dei disoccupati e dei precari, contro il Governo di Silvio Berlusconi. Adesso, il senatore del Pd Giuseppe Lumia dovrà limitarsi a difendere se stesso, davanti al Tribunale del lavoro di Palermo, dall’accusa di avere calpestato lui per primo quei sacrosanti valori. A portarlo davanti al giudice è il suo storico addetto stampa, Davide Romano, giornalista e scrittore molto noto a Palermo – e non solo – che per circa 8 anni ne ha curato i rapporti con gli organi di informazione e la segreteria politica. Da un ricorso presentato da Romano emergerebbe che, nel periodo in cui ha lavorato per Lumia, sarebbe stato pagato perennemente in nero, senza ferie, senza contributi, con uno stipendio da fame e la costante minaccia di essere mandato a casa se avesse insistito nel chiedere di essere messo in regola.
Accuse pesanti per chi solo lo scorso 9 aprile, tramite l’agenzia Ansa, imputava al Governo di ignorare le istanze dei lavoratori, auspicando l’apertura di una nuova stagione politica, mirata all’investimento “di risorse per garantire più opportunità ai giovani” e all’abolizione del “precariato per assicurare loro prospettive di lavoro e di vita più stabili”. E se, come denuncia Romano, per 8 anni, dal dicembre 2001 al luglio 2009, il senatore lo avesse fatto lavorare per 8, 12, 14 ore giornaliere, senza ferie né permessi, per appena 800mila lire prima e 800 euro mensili dopo, la delusione sarebbe cocente. Tanto più che Lumia, oggi inquilino di palazzo Madama e ospite fisso a Montecitorio dal 1994 al 2008, ha rivestito dal 2000 al 2001 anche la carica di presidente della commissione parlamentare Antimafia.
Il dossier presentato da Romano è accurato e pieno di prove, anche testimoniali. Del resto, tutti gli operatori dei media – dai giornali alle agenzie, passando per le emittenti radio e televisive – lo hanno conosciuto in quegli anni come responsabile unico dell’ufficio stampa e della segreteria dell’esponente palermitano del Pd al quale, per riparare alle differenze retributive, alla mancata corresponsione dell’indennità di mancato preavviso, del trattamento di fine rapporto e di ogni altro emolumento negati in passato, viene richiesta, nel ricorso redatto dall’avvocato Sonia Spallitta, la modica somma di 367.868 euro e 59 centesimi.
Insomma, sono tempi duri per Lumia che, da tempo, è oggetto degli improperi degli ex alleati del centrosinistra per avere appoggiato fino ad ora l’alleanza del Pd siciliano con Raffaele Lombardo e che nel 2008 ha rischiato di essere messo da parte dal suo stesso partito, arrivando a strappare una candidatura al Senato solo in extremis. E Ora? Cosa Succederà? Difficile dirlo. Casi eclatanti di parlamentari condannati per aver sfruttato il lavoro in nero dei propri portaborse ce ne sono già tanti. Ci sono anche documenti ufficiali che attestano che quella di non rispettare le regole sia prassi diffusa presso il 60% circa dei parlamentari stessi, nonostante deputati e senatori dispongano rispettivamente di circa 4.100 e 4.600 euro mensili per il proprio staff. A questo punto, a Lumia non resta che riordinare le idee ed elaborare risposte convincenti per spiegare l’intenso traffico telefonico avuto con Romano tra il 2001 e il 2009, per motivare il mancato versamento dei contributi previdenziali o del Tfr a chi per anni è stato il suo assoluto alter ego. L’unica certezza è che un piccolo favore, dalla magistratura, il parlamentare del Pd lo ha già ottenuto: la prima udienza, infatti, è stata fissata per il 29 marzo 2012. Praticamente tra un anno.
E se i tempi della giustizia sono questi, il senatore Lumia può tirare un po’ il fiato e confidare nella scarsa memoria popolare per rigettarsi nella mischia in difesa dei lavoratori precari e della legalità.
DAVIDE ROMANO
http://www.98cento.it/cronaca/12447-dallantimafia-al-tribunale-del-lavoro-il-senatore-lumia-accusato-di-avere-pagato-in-nero-per-ben-8-anni-il-proprio-addetto-stampa.html
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Il giornalista Davide Romano |
Per anni si è schierato in difesa degli oppressi e della legalità, contro Cosa nostra, in difesa dei disoccupati e dei precari, contro il Governo di Silvio Berlusconi. Adesso, il senatore del Pd Giuseppe Lumia dovrà limitarsi a difendere se stesso, davanti al Tribunale del lavoro di Palermo, dall’accusa di avere calpestato lui per primo quei sacrosanti valori. A portarlo davanti al giudice è il suo storico addetto stampa, Davide Romano, giornalista e scrittore molto noto a Palermo – e non solo – che per circa 8 anni ne ha curato i rapporti con gli organi di informazione e la segreteria politica. Da un ricorso presentato da Romano emergerebbe che, nel periodo in cui ha lavorato per Lumia, sarebbe stato pagato perennemente in nero, senza ferie, senza contributi, con uno stipendio da fame e la costante minaccia di essere mandato a casa se avesse insistito nel chiedere di essere messo in regola.
Accuse pesanti per chi solo lo scorso 9 aprile, tramite l’agenzia Ansa, imputava al Governo di ignorare le istanze dei lavoratori, auspicando l’apertura di una nuova stagione politica, mirata all’investimento “di risorse per garantire più opportunità ai giovani” e all’abolizione del “precariato per assicurare loro prospettive di lavoro e di vita più stabili”. E se, come denuncia Romano, per 8 anni, dal dicembre 2001 al luglio 2009, il senatore lo avesse fatto lavorare per 8, 12, 14 ore giornaliere, senza ferie né permessi, per appena 800mila lire prima e 800 euro mensili dopo, la delusione sarebbe cocente. Tanto più che Lumia, oggi inquilino di palazzo Madama e ospite fisso a Montecitorio dal 1994 al 2008, ha rivestito dal 2000 al 2001 anche la carica di presidente della commissione parlamentare Antimafia.
Il dossier presentato da Romano è accurato e pieno di prove, anche testimoniali. Del resto, tutti gli operatori dei media – dai giornali alle agenzie, passando per le emittenti radio e televisive – lo hanno conosciuto in quegli anni come responsabile unico dell’ufficio stampa e della segreteria dell’esponente palermitano del Pd al quale, per riparare alle differenze retributive, alla mancata corresponsione dell’indennità di mancato preavviso, del trattamento di fine rapporto e di ogni altro emolumento negati in passato, viene richiesta, nel ricorso redatto dall’avvocato Sonia Spallitta, la modica somma di 367.868 euro e 59 centesimi.
Insomma, sono tempi duri per Lumia che, da tempo, è oggetto degli improperi degli ex alleati del centrosinistra per avere appoggiato fino ad ora l’alleanza del Pd siciliano con Raffaele Lombardo e che nel 2008 ha rischiato di essere messo da parte dal suo stesso partito, arrivando a strappare una candidatura al Senato solo in extremis. E Ora? Cosa Succederà? Difficile dirlo. Casi eclatanti di parlamentari condannati per aver sfruttato il lavoro in nero dei propri portaborse ce ne sono già tanti. Ci sono anche documenti ufficiali che attestano che quella di non rispettare le regole sia prassi diffusa presso il 60% circa dei parlamentari stessi, nonostante deputati e senatori dispongano rispettivamente di circa 4.100 e 4.600 euro mensili per il proprio staff. A questo punto, a Lumia non resta che riordinare le idee ed elaborare risposte convincenti per spiegare l’intenso traffico telefonico avuto con Romano tra il 2001 e il 2009, per motivare il mancato versamento dei contributi previdenziali o del Tfr a chi per anni è stato il suo assoluto alter ego. L’unica certezza è che un piccolo favore, dalla magistratura, il parlamentare del Pd lo ha già ottenuto: la prima udienza, infatti, è stata fissata per il 29 marzo 2012. Praticamente tra un anno.
E se i tempi della giustizia sono questi, il senatore Lumia può tirare un po’ il fiato e confidare nella scarsa memoria popolare per rigettarsi nella mischia in difesa dei lavoratori precari e della legalità.
DAVIDE ROMANO
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giovedì 21 aprile 2011
IL PSI LANCIA LA CAMPAGNA ‘QUATTRO FIRME PER COMINCIARE A RIFARE L’ITALIA’
La campagna di raccolta firme punta alla modifica dell’attuale legge elettorale, a cambiare il finanziamento pubblico per rendere sobria e trasparente la politica, a istituire una tassa equa sulle transazioni finanziarie e a innovare la legislazione
sul lavoro per eliminare la precarietà e dare parità vera a uomini e donne.
Tavoli per la raccolta delle firme saranno presenti a partire dalla prossima settimana in tutte le principali città d’Italia.
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ERRORI COLPEVOLI
Si continua a sostenere, in ultimo in una intervista di oggi a "La Repubblica" che Pd, SeL e IdV abbiano nei sondaggi la maggioranza su PdL e Lega Nord.
Sbagliato. E temo che si tratti di un errore colpevole, poiché il centro sinistra che nei sondaggi prevale sul centrodestra comprende anche Psi,Verdi e Radicali.
Senza questi ultimi Berlusconi è primo, naturalmente nei sondaggi.
Ha ragione Veltroni dunque a parlare di Centro sinistra ('il centrosinistra prevale di mezzo punto') e non di tre sole forze politiche di quest'area.
D'altra parte, e soprattutto nell'Italia centro-meridionale, liste e candidature socialiste saranno determinanti nella conquista di comuni e province.
Succederà in Campania, in Molise, ed in Abruzzo, in Puglia ed in Basilicata, in Calabria, nelle Marche, in Umbria, in Toscana, in diverse aree del Veneto e della Liguria e nelle città chiave di questa campagna elettorale.
Si accettano scommesse.
Si converrà che si tratta di una situazione insolita. Il Psi è corteggiatissimo nelle elezioni locali, tra i partiti 'piccoli' è quello che ha avuto il maggior numero di eletti alle regionali scorse, eppure lo si dimentica con una disinvoltura che solleva un qualche sospetto.
RICCARDO NENCINI
Sbagliato. E temo che si tratti di un errore colpevole, poiché il centro sinistra che nei sondaggi prevale sul centrodestra comprende anche Psi,Verdi e Radicali.
Senza questi ultimi Berlusconi è primo, naturalmente nei sondaggi.
Ha ragione Veltroni dunque a parlare di Centro sinistra ('il centrosinistra prevale di mezzo punto') e non di tre sole forze politiche di quest'area.
D'altra parte, e soprattutto nell'Italia centro-meridionale, liste e candidature socialiste saranno determinanti nella conquista di comuni e province.
Succederà in Campania, in Molise, ed in Abruzzo, in Puglia ed in Basilicata, in Calabria, nelle Marche, in Umbria, in Toscana, in diverse aree del Veneto e della Liguria e nelle città chiave di questa campagna elettorale.
Si accettano scommesse.
Si converrà che si tratta di una situazione insolita. Il Psi è corteggiatissimo nelle elezioni locali, tra i partiti 'piccoli' è quello che ha avuto il maggior numero di eletti alle regionali scorse, eppure lo si dimentica con una disinvoltura che solleva un qualche sospetto.
RICCARDO NENCINI
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mercoledì 20 aprile 2011
martedì 19 aprile 2011
25 APRILE 2011
il link al Pdf del manifesto
http://www.partitosocialista.it/Portals/PartitoSocialista/Documents/manifesto25aprile2011PSI.pdf
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lunedì 18 aprile 2011
domenica 17 aprile 2011
sabato 16 aprile 2011
INDECISI A TUTTO
La partecipazione a metà dell’Italia alla missione decisa dall’Onu e annunciata in consiglio dei ministri, non aiuta certo il nostro Paese a recuperare credibilità sul piano internazionale.
Il rifiuto di effettuare bombardamenti restando però tra i Paesi della Nato impegnati nelle azioni belliche, mantiene un largo margine di ambiguità. Siamo insomma ‘indecisi a tutto’ come diceva Ennio Flaiano e il né carne né pesce del governo Berlusconi, che mostra un riguardo per Gheddafi ma contemporaneamente riconosce i ribelli di Bengasi è la conferma plateale dell’assenza di una vera linea di politica estera così come, del resto, per tutte le grandi questioni interne.
RICCARDO NENCINI
Il rifiuto di effettuare bombardamenti restando però tra i Paesi della Nato impegnati nelle azioni belliche, mantiene un largo margine di ambiguità. Siamo insomma ‘indecisi a tutto’ come diceva Ennio Flaiano e il né carne né pesce del governo Berlusconi, che mostra un riguardo per Gheddafi ma contemporaneamente riconosce i ribelli di Bengasi è la conferma plateale dell’assenza di una vera linea di politica estera così come, del resto, per tutte le grandi questioni interne.
RICCARDO NENCINI
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mercoledì 13 aprile 2011
ERRORI, FALSI E OMISSIONI
Nel 1998 il problema dell'obiettività dei manuali di storia contemporanea per le scuole italiane fu posto dai deputati socialisti con un'interrogazione all'allora Ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer, nella quale si sottolineava come " La libertà di insegnamento e l’autonomia delle scuole, devono essere garantite ma con esse anche la qualità dell’insegnamento poiché libri di testo come quello succitato preoccupano più per il pressappochismo che per la faziosità".
Il "testo succitato" era un manuale di storia per la scuola media nel quale si leggevano una quantità di vere e proprie falsità.
Ne riportiamo solo tre:
1) a proposito dell’invasione dell’Ungheria “…il Psi, guidato da Pietro Nenni, si spostò su posizioni più vicine alle correnti riformiste della Dc…” ignorando che nella sinistra italiana si determinò una spaccatura tra i socialisti che riconobbero il carattere totalitario dell’Urss e il Pci che restò legato al comunismo staliniano
2) a proposito del sistema sociale nei Paesi comunisti rispetto al Welfare dell’Europa occidentale che “…vi era un’organizzazione sociale diversa, completamente sotto il controllo dello Stato, ma che comunque forniva egualmente a tutti istruzione ed assistenza medica gratuite” sorvolando sulle condizioni sociali reali delle popolazioni e sulla qualità dei servizi e sul fatto che il Welfare fu un’invenzione delle socialdemocrazie europee;
3) a proposito dell’Unione Sovietica si afferma che “Stalin morì nel 1953 e nel 1956 il suo successore, Nikita Krusciov, denunciò pubblicamente le stragi che aveva compiuto. Per la prima volta in Unione Sovietica si ammise che centinaia di migliaia di persone erano state imprigionate, condannate ai lavori forzati, giustiziate senza nessuna colpa” con un errore di tipo quantitativo - centinaia di migliaia invece che milioni – che è particolarmente grave perché induce in una valutazione falsata della tragedia paragonabile, per dimensioni, solo a quella nazista.
Ogni ulteriore commento appare superfluo.
Il volume in questione, edito da un'importante casa editrice di testi scolastici oggi è fuori catalogo ma è stato sostituito da una nuova edizione, dello stesso autore, con un nuovo titolo, per gli stessi tipi.
L'esempio citato getta luce sulla pessima abitudine di certa storiografia italiana a mistificare, ad alterare i fatti (e i misfatti) se non addirittura a ignorarli, come ci narra il caso della tragedia delle foibe, per decenni assente da quasi tutti i manuali per le scuole di ogni ordine e grado e dell' altrettanto pessima tendenza di molti docenti ad adottarli. I casi sono purtroppo a centinaia.
La storia contemporanea è disciplina da maneggiare con cura.
Vale per gli storici, gli storiografi e a maggior ragione per i docenti che da costoro traggono la fonte del loro lavoro.
L'iniziativa di Gabriella Carlucci di chiedere addirittura una commissione d'inchiesta parlamentare è certamente dettata da ragioni propagandistiche, tanto è eccessiva e irrituale.
Tuttavia il problema, non da oggi, esiste e fa specie che autorevoli esponenti del Pd strillino come le oche del Campidoglio, gridando allo scandalo e infilando la testa nella sabbia.
Perchè lo scandalo, semmai, è che purtroppo ai nostri studenti spesso non viene assicurato il rigore scientifico necessario per il loro percorso formativo.
E, soprattutto, che sia necessaria una velleitaria intemerata nientemeno della signora Carlucci perchè se ne parli.
EP
Il "testo succitato" era un manuale di storia per la scuola media nel quale si leggevano una quantità di vere e proprie falsità.
Ne riportiamo solo tre:
1) a proposito dell’invasione dell’Ungheria “…il Psi, guidato da Pietro Nenni, si spostò su posizioni più vicine alle correnti riformiste della Dc…” ignorando che nella sinistra italiana si determinò una spaccatura tra i socialisti che riconobbero il carattere totalitario dell’Urss e il Pci che restò legato al comunismo staliniano
2) a proposito del sistema sociale nei Paesi comunisti rispetto al Welfare dell’Europa occidentale che “…vi era un’organizzazione sociale diversa, completamente sotto il controllo dello Stato, ma che comunque forniva egualmente a tutti istruzione ed assistenza medica gratuite” sorvolando sulle condizioni sociali reali delle popolazioni e sulla qualità dei servizi e sul fatto che il Welfare fu un’invenzione delle socialdemocrazie europee;
3) a proposito dell’Unione Sovietica si afferma che “Stalin morì nel 1953 e nel 1956 il suo successore, Nikita Krusciov, denunciò pubblicamente le stragi che aveva compiuto. Per la prima volta in Unione Sovietica si ammise che centinaia di migliaia di persone erano state imprigionate, condannate ai lavori forzati, giustiziate senza nessuna colpa” con un errore di tipo quantitativo - centinaia di migliaia invece che milioni – che è particolarmente grave perché induce in una valutazione falsata della tragedia paragonabile, per dimensioni, solo a quella nazista.
Ogni ulteriore commento appare superfluo.
Il volume in questione, edito da un'importante casa editrice di testi scolastici oggi è fuori catalogo ma è stato sostituito da una nuova edizione, dello stesso autore, con un nuovo titolo, per gli stessi tipi.
L'esempio citato getta luce sulla pessima abitudine di certa storiografia italiana a mistificare, ad alterare i fatti (e i misfatti) se non addirittura a ignorarli, come ci narra il caso della tragedia delle foibe, per decenni assente da quasi tutti i manuali per le scuole di ogni ordine e grado e dell' altrettanto pessima tendenza di molti docenti ad adottarli. I casi sono purtroppo a centinaia.
La storia contemporanea è disciplina da maneggiare con cura.
Vale per gli storici, gli storiografi e a maggior ragione per i docenti che da costoro traggono la fonte del loro lavoro.
L'iniziativa di Gabriella Carlucci di chiedere addirittura una commissione d'inchiesta parlamentare è certamente dettata da ragioni propagandistiche, tanto è eccessiva e irrituale.
Tuttavia il problema, non da oggi, esiste e fa specie che autorevoli esponenti del Pd strillino come le oche del Campidoglio, gridando allo scandalo e infilando la testa nella sabbia.
Perchè lo scandalo, semmai, è che purtroppo ai nostri studenti spesso non viene assicurato il rigore scientifico necessario per il loro percorso formativo.
E, soprattutto, che sia necessaria una velleitaria intemerata nientemeno della signora Carlucci perchè se ne parli.
EP
UMILIANTE
Il vero problema dell'Italia sono i leghisti, non gli immigrati; sono loro i violenti, e i nemici della credibilità del nostro Paese. In tutta Europa è incomprensibile lo stucchevole piagnisteo per numeri di immigrati e di profughi non diversi rispetto ai flussi accolti dagli altri grandi Paesi europei. Il richiamo di Berlino che non vede in Italia un'emergenza e considera le richieste di Maroni solo una furbata, è umiliante per gli italiani perchè è sotanzialmente fondato.
La Lega ha sequestrato la politica estera italiana, ma la sua furbizia non ha convinto nessuno, mentre le fosche follìe di Castelli che vuole sparare agli immigrati gettano fango sull'Italia, offendono i nostri vicini nel Mediterraneo, e il governo è ormai emarginato, e non per caso, dallo stesso centrodestra europeo.
LUCA CEFISI
La Lega ha sequestrato la politica estera italiana, ma la sua furbizia non ha convinto nessuno, mentre le fosche follìe di Castelli che vuole sparare agli immigrati gettano fango sull'Italia, offendono i nostri vicini nel Mediterraneo, e il governo è ormai emarginato, e non per caso, dallo stesso centrodestra europeo.
LUCA CEFISI
GRANDI SPECCHI PER LE POVERE ALLODOLE
La riforma costituzionale della giustizia (separazione delle carriere, doppio Csm, obbligatorietà dell'azione penale, corte di disciplina per i magistrati, inappellabilità delle sentenze di assoluzione, rapporto Pm e polizia giudiziaria, eleggibilità delle toghe ordinarie) approvato in tutta fretta dal Consiglio dei Ministri, più che tendere all'approvazione del testo per il quale occorre una procedura rinforzata (doppia lettura, maggioranza dei due terzi per evitare il referendum), serve a creare la giustificazione mediatica dello scontro tra l'attuale Presidente del Consiglio e la Magistratura.In sospetta coincidenza con i processi primaverili che lo vedono imputato per reati disonorevoli si è voluto creare il pretesto (la prevedibile reazione dei vertici della magistratura e delle opposizioni) per rappresentare agli occhi del pubblico televisivo una nuova puntata della fiction in onda da anni a canali riuniti. Non dunque un illustre imputato per reati commessi al di fuori delle proprie pubbliche mansioni, ma il paladino della riforma, il fustigatore degli eccessi, assalito dai poteri che si vogliono sottoporre a controllo. Non il potere personale che da quasi venti anni piega le istituzioni a privati interessi, ma l'uomo nuovo che sconfiggerà l'eterno suo nemico.Ma le fiction per essere rappresentate non hanno solo bisogno di un protagonista. Ci sono autori ma soprattutto narratori che si incaricano giorno dopo giorno di manipolare la realtà come la trama di un romanzo a puntate. Agiscono solo su comando, ordine preciso o nella quotidiana demolizione di ogni verità e di ogni percezione reale dei problemi c'è il compiacimento dell'artista che vede materializzarsi il suo capolavoro? Gli uomini e le donne, professionisti raffinati, che diffondono il veleno della menzogna sono soltanto esecutori o colpevoli a loro volta? Chi tra le opposizioni ha fatto da sponda godendo di inimmaginabili ritorni mediatici è vittima o complice della perfetta macchina di propaganda in azione in questi anni?Il Sultano è lontano, dentro i suoi palazzi, esce per strada tra gli osanna di un pubblico plaudente, è nudo ma nessuno osa dirlo.
ALDO PENNA
http://www.aldopenna.it/
ALDO PENNA
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SENZA RISPOSTA
L’ho rivisto in televisione, un pò invecchiato con vistose borse nere sotto gli occhi, anche un pò ingrassato. E’ quel giudice De Pasquale nei confronti del quale presentai un’interrogazione parlamentare dopo il suicidio di Gabriele Cagliari. Eravamo in piena Tangentopoli e dopo il suicidio dell’ex presidente dell’Eni il teorico della Lega nord Gianfranco Miglio se ne uscì con quella famosa e truce dichiarazione rilevando che “non c’è rivoluzione senza gocce di sangue”. Era la Lega del 1993, quella esaltata e anche diretta dal direttore dell’Indipendente Vittorio Feltri. Cagliari se n’era andato dopo quattro mesi di illegale detenzione preventiva. Non poteva più reiterare il reato, non poteva certo fuggire, nè manomettere le prove. Venne tenuto in carcere dopo numerose promesse di rilascio. E siccome non io, ma la stampa dell’epoca, aveva sottolineato che il magistrato De Pasquale aveva promesso al detenuto di firmare la sua scarcerazione, ma alla fine non l’aveva fatto preferendo andare al mare, io ne rimasi sconvolto. E decisi di presentare un’interrogazione parlamentare. Naturalmente senza risposta. Allora un socialista non ne aveva neppure diritto. Poteva al massimo piangere un compagno che s’era soffocato con una borsina di plastica al collo.
MAURO DEL BUE
MAURO DEL BUE
lunedì 11 aprile 2011
domenica 10 aprile 2011
LA BARZELLETTA DEL PPE
Il governo italiano ha fallito di fronte al compito, impegnativo ma non impossibile, di dare un’accoglienza da paese civile ad alcune migliaia di profughi e di migranti, e di dimostrare solidarietà e responsabilità, recuperando nel Mediterraneo un minimo di autorevolezza, dopo i baciamano a Gheddafi.
I tre governi di centrodestra di Francia, Germania e Italia sembrano dar vita ad una barzelletta: l’italiano fa il furbo, il francese cerca di fregare l’italiano, e tutti e due il tedesco. Questa caos immigrazione è anche un evidente fallimento del Partito popolare europeo e dei governi di centrodestra, litigiosi e incapaci di coordinarsi, anche perchè il loro preteso moderatismo è preso in ostaggio dell’estrema destra xenofoba, Sarkozy di Le Pen, Berlusconi di Bossi.
LUCA CEFISI
I tre governi di centrodestra di Francia, Germania e Italia sembrano dar vita ad una barzelletta: l’italiano fa il furbo, il francese cerca di fregare l’italiano, e tutti e due il tedesco. Questa caos immigrazione è anche un evidente fallimento del Partito popolare europeo e dei governi di centrodestra, litigiosi e incapaci di coordinarsi, anche perchè il loro preteso moderatismo è preso in ostaggio dell’estrema destra xenofoba, Sarkozy di Le Pen, Berlusconi di Bossi.
LUCA CEFISI
sabato 9 aprile 2011
UN NUOVO STATUTO DEI LAVORI. SUBITO.
Quello dei giovani e del lavoro precario deve diventare il tema più importante da affrontare con grande urgenza, fantasia e flessibilità. Non possiamo fare la guerra alla globalizzazione, ma possiamo ridurre i danni che provoca l’insensata concorrenza sul costo del lavoro. La precarietà del lavoro non genera solo insicurezza e bassa crescita, ma apre una drammatica frattura sul futuro previdenziale delle giovani generazioni dagli esiti imprevedibili per la coesione sociale del Paese.
Occorre avviare una stagione di riforme e di nuovi diritti del lavoro.
Uno dei primi passi da compiere consiste nell'estendere l’assegno di disoccupazione a tutti i lavoratori precari che oggi sono tagliati fuori da ogni sistema di tutele e di garanzie.
La questione sociale del precariato può e deve essere affrontata e sanata non promettendo il posto fisso a tutti, ma riformando di sana pianta il sistema del welfare. Bisogna fare in modo che chi non ha lavoro o lo perde non resti senza reddito e soprattutto che sia messo in condizioni di trovare un altro impiego.
Per questo i socialisti presenteranno una proposta di modifica dell'attuale Statuto dei lavoratori perché occorre battere strade diverse da quelle tradizionali, rese marginali ed inefficaci dai mutamenti profondi della società italiana nella domanda, nell’offerta e nell’organizzazione del lavoro.
Il terzo popolo è figlio della società della conoscenza, il mondo nel quale viviamo da almeno un quindicennio.
Il terzo popolo si muove senza diritti nel mondo del lavoro, ha una professione precaria e quasi sempre un titolo di studio in tasca, non ha certezze, non ha sicurezza, non ha tutele, non ha voce nel sindacato.
Il terzo popolo sono i nostri figli e sono passioni che se ne vanno.
Perché in Italia non esistono né ammortizzatori sociali di base né valorizzazione del merito ed investimento su giovani talenti. Un disastro.
La sinistra riformista deve ricominciare da qui, ingaggiando una dura battaglia contro il governo e, se necessario, contro pezzi di sindacato e di certa sinistra che si alimentano di consuetudini, di luoghi comuni, di slogan spazzati via dal tempo e da questa generazione.
I socialisti sono impegnati a sostegno della flex-security, di un salario minimo collegato alla formazione professionale ed alle specializzazioni (indennità di cittadinanza), prevedendo una riforma del diritto del lavoro per estendere ai precari i diritti fondamentali: un nuovo Statuto dei Lavori. E' il minimo che si possa fare.
E’ la priorità. Il luogo dove si devono intersecare i valori della inclusione, della giustizia sociale, della dignità di vita.
RICCARDO NENCINI
Occorre avviare una stagione di riforme e di nuovi diritti del lavoro.
Uno dei primi passi da compiere consiste nell'estendere l’assegno di disoccupazione a tutti i lavoratori precari che oggi sono tagliati fuori da ogni sistema di tutele e di garanzie.
La questione sociale del precariato può e deve essere affrontata e sanata non promettendo il posto fisso a tutti, ma riformando di sana pianta il sistema del welfare. Bisogna fare in modo che chi non ha lavoro o lo perde non resti senza reddito e soprattutto che sia messo in condizioni di trovare un altro impiego.
Per questo i socialisti presenteranno una proposta di modifica dell'attuale Statuto dei lavoratori perché occorre battere strade diverse da quelle tradizionali, rese marginali ed inefficaci dai mutamenti profondi della società italiana nella domanda, nell’offerta e nell’organizzazione del lavoro.
Il terzo popolo è figlio della società della conoscenza, il mondo nel quale viviamo da almeno un quindicennio.
Il terzo popolo si muove senza diritti nel mondo del lavoro, ha una professione precaria e quasi sempre un titolo di studio in tasca, non ha certezze, non ha sicurezza, non ha tutele, non ha voce nel sindacato.
Il terzo popolo sono i nostri figli e sono passioni che se ne vanno.
Perché in Italia non esistono né ammortizzatori sociali di base né valorizzazione del merito ed investimento su giovani talenti. Un disastro.
La sinistra riformista deve ricominciare da qui, ingaggiando una dura battaglia contro il governo e, se necessario, contro pezzi di sindacato e di certa sinistra che si alimentano di consuetudini, di luoghi comuni, di slogan spazzati via dal tempo e da questa generazione.
I socialisti sono impegnati a sostegno della flex-security, di un salario minimo collegato alla formazione professionale ed alle specializzazioni (indennità di cittadinanza), prevedendo una riforma del diritto del lavoro per estendere ai precari i diritti fondamentali: un nuovo Statuto dei Lavori. E' il minimo che si possa fare.
E’ la priorità. Il luogo dove si devono intersecare i valori della inclusione, della giustizia sociale, della dignità di vita.
RICCARDO NENCINI
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venerdì 8 aprile 2011
DEMOKRATURA
Anche noi, come dice Berlusconi, vogliamo ‘ammodernare l’architettura istituzionale del Paese’ per ‘assicurare la democrazia’.
Basta intendersi però sulle parole.
Per esempio: noi abbiamo come modello quello di democrazia parlamentare liberale mentre il nostro presidente del consiglio, quando spiega i suoi desideri, tradisce una profonda allergia per ogni forma di controllo e di equilibrio dei poteri, sia che parli delle Camere come del Quirinale o della Corte Costituzionale.
Così, novello Pisistrato, la sua idea di democrazia autoritaria e plebiscitaria, ricorda molto da vicino quella di certi suoi amici come Putin e Lukashenko. Perché non la chiama allora col suo vero nome, demokratura?
Sembra una democrazia ma è una dittatura.
RICCARDO NENCINI
Basta intendersi però sulle parole.
Per esempio: noi abbiamo come modello quello di democrazia parlamentare liberale mentre il nostro presidente del consiglio, quando spiega i suoi desideri, tradisce una profonda allergia per ogni forma di controllo e di equilibrio dei poteri, sia che parli delle Camere come del Quirinale o della Corte Costituzionale.
Così, novello Pisistrato, la sua idea di democrazia autoritaria e plebiscitaria, ricorda molto da vicino quella di certi suoi amici come Putin e Lukashenko. Perché non la chiama allora col suo vero nome, demokratura?
Sembra una democrazia ma è una dittatura.
RICCARDO NENCINI
DEMATTEI SI DIMETTA
Dopo le ultime inaudite affermazioni dai microfoni di Radio Maria, il Vicepresidente del CNR Prof. Roberto De Mattei deve dimettersi.
Un personaggio come De Mattei che definisce la pillola abortiva e testamento biologico barbarie etiche, affermando inoltre il reato di omofobia inutile e superfluo, ideologicamente è in antitesi al ruolo che ricopre nel CNR.
Domani, a Roma, in concomitanza con la manifestazione sul precariato a cui i giovani socialisti parteciperanno, con Matteo Pugliese, Mattia Di Tommaso, Claudia Bastianelli e Umberto Vita consegneremo presso la sede del CNR, in Piazza Aldo Moro 7, una lettera con la richiesta di dimissioni indirizzata al Prof. De Mattei.
LUIGI IORIO
Un personaggio come De Mattei che definisce la pillola abortiva e testamento biologico barbarie etiche, affermando inoltre il reato di omofobia inutile e superfluo, ideologicamente è in antitesi al ruolo che ricopre nel CNR.
Domani, a Roma, in concomitanza con la manifestazione sul precariato a cui i giovani socialisti parteciperanno, con Matteo Pugliese, Mattia Di Tommaso, Claudia Bastianelli e Umberto Vita consegneremo presso la sede del CNR, in Piazza Aldo Moro 7, una lettera con la richiesta di dimissioni indirizzata al Prof. De Mattei.
LUIGI IORIO
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DUE FACCE
Scrive oggi sul suo blog il deputato Pierfelice Zazzera dell'Idv :"Ovviamente è chiaro che non c’era nessuna volontà di accusare personalmente Maroni di responsabilità che peraltro non ha, ma è stata la reazione a quanto sta accadendo in queste ore ai migranti, cittadini stranieri che fuggono alla povertà e alla guerra"(!!!).Questo signore (Zazzera), per chi ancora non lo sapesse, ieri ha inalberato nell'emiciclo della Camera un cartello con la scritta "Maroni assassino". Il giorno prima l'ormai mitico deputato Domenico Scilipoti è stato colto con le mani nella marmellata per l'evidente "copia-incolla" del manifesto fascista del 1925 che è divenuto l'incipit del manifesto dei "Responsabili" (pensa te!).
Questi due personaggi hanno in comune, la scarsa conoscenza della lingua italiana, della storia, dell'educazione civica, delle regole parlamentari e soprattutto il fatto di essere entrambi prodotti del vivaio dell'Idv di Antonio Di Pietro che, com'è noto, in quanto a traballante cultura, sintassi approssimativa e poco rispetto delle istituzioni non è che scherzi.
Entrambi infatti nel 2008 furono nominati deputati dell'Idv dal vulcanico ex PM che, mentre si accordava con Veltroni per apparentarsi con il Pd mediante un patto leonino che escludesse soprattutto i socialisti, reclutò per il suo partito in franchising personaggi che stanno alla politica come i cavoli a merenda.
Il medesimo meccanismo usato (con criteri diversi, certo) da Berlusconi e dallo stesso Veltroni (remember Calearo?) per comporre i rispettivi gruppi parlamentari.
Sappiamo com'è finita.
All'indomani dell'annunciata sconfitta elettorale del centrosinistra veltroniano, l'ineffabile Di Pietro stracciò il patto leonino (patto cretino, visto da un'altra prospettiva), e formò il suo gruppo parlamentare dal quale sono emersi in tutto il loro squallore i seguaci che si scelse.
Alcuni, come Scilipoti, al momento giusto si sono collocati nella palude dei Responsabili, altri come Zazzera (per non scordarsi di Francesco Barbato, il teorico di "con me la piazza nel palazzo") nell'intento di superare Tonino nelle frequenti e sgrammaticate intemperanze verbali all'interno dell'Aula, altro non sanno fare che trasformare Montecitorio in uno sguaiato serraglio con comportamenti che fanno rabbrividire.
E' da oltre tre lustri che tra cappi, vaffa, mortadelle e altro nelle aule di Camera e Senato continuano a emergere fulgide figure di parlamentari per nulla consapevoli del proprio ruolo, semianalfabeti, desiderosi soltanto di ritagliarsi un quarto d'ora di celebrità televisiva da conquistare a qualunque costo e con modalità, al minimo, discutibili.
Questi, peraltro, sono solo alcuni dei tanti frutti amari prodotti dalla cosiddetta Seconda Repubblica di cui Di Pietro e Berlusconi e le loro sgangherate corti rappresentano le due facce della stessa medaglia.
EP
Questi due personaggi hanno in comune, la scarsa conoscenza della lingua italiana, della storia, dell'educazione civica, delle regole parlamentari e soprattutto il fatto di essere entrambi prodotti del vivaio dell'Idv di Antonio Di Pietro che, com'è noto, in quanto a traballante cultura, sintassi approssimativa e poco rispetto delle istituzioni non è che scherzi.
Entrambi infatti nel 2008 furono nominati deputati dell'Idv dal vulcanico ex PM che, mentre si accordava con Veltroni per apparentarsi con il Pd mediante un patto leonino che escludesse soprattutto i socialisti, reclutò per il suo partito in franchising personaggi che stanno alla politica come i cavoli a merenda.
Il medesimo meccanismo usato (con criteri diversi, certo) da Berlusconi e dallo stesso Veltroni (remember Calearo?) per comporre i rispettivi gruppi parlamentari.
Sappiamo com'è finita.
All'indomani dell'annunciata sconfitta elettorale del centrosinistra veltroniano, l'ineffabile Di Pietro stracciò il patto leonino (patto cretino, visto da un'altra prospettiva), e formò il suo gruppo parlamentare dal quale sono emersi in tutto il loro squallore i seguaci che si scelse.
Alcuni, come Scilipoti, al momento giusto si sono collocati nella palude dei Responsabili, altri come Zazzera (per non scordarsi di Francesco Barbato, il teorico di "con me la piazza nel palazzo") nell'intento di superare Tonino nelle frequenti e sgrammaticate intemperanze verbali all'interno dell'Aula, altro non sanno fare che trasformare Montecitorio in uno sguaiato serraglio con comportamenti che fanno rabbrividire.
E' da oltre tre lustri che tra cappi, vaffa, mortadelle e altro nelle aule di Camera e Senato continuano a emergere fulgide figure di parlamentari per nulla consapevoli del proprio ruolo, semianalfabeti, desiderosi soltanto di ritagliarsi un quarto d'ora di celebrità televisiva da conquistare a qualunque costo e con modalità, al minimo, discutibili.
Questi, peraltro, sono solo alcuni dei tanti frutti amari prodotti dalla cosiddetta Seconda Repubblica di cui Di Pietro e Berlusconi e le loro sgangherate corti rappresentano le due facce della stessa medaglia.
EP
giovedì 7 aprile 2011
mercoledì 6 aprile 2011
INTEGRALISMO E STUPIDITA'
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Roberto de Mattei, Vicepresidente del CNR |
Mi domando come sia possibile che qualcuno possa affidare i propri figli alle cure didattiche di Roberto De Mattei e anche come una simile personalità possa ancora ricoprire l'incarico di vicepresidente del CNR.
RICCARDO NENCINI
http://www.repubblica.it/cronaca/2011/04/06/news/de_mattei_impero_romano_omosessuali-14561724/?ref=HREC1-5
martedì 5 aprile 2011
HANNO INGOIATO IL ROSPO E PURE IL FANGO
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NON INGOIATE IL ROSPO
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lunedì 4 aprile 2011
domenica 3 aprile 2011
IL NUOVO SIMBOLO DEL PARTITO
Una bandiera tricolore accompagnerà da oggi il simbolo del Partito socialista italiano. La modifica è stata votata dal Consiglio nazionale del partito in una affollata assemblea che si è tenuta questa mattina, e non a caso, nella sala del Tricolore di Reggio Emilia.
RICCARDO NENCINI
RICCARDO NENCINI
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