Ai direttori di Repubblica, Corriere della Sera, Sole 24Ore, La Stampa, Il Messaggero e Quotidiano Nazionale
Caro direttore,
una seconda (nuova?) tangentopoli sta spazzando l'Italia. Colpisce soprattutto i partiti più rappresentativi e pezzi dell'alta burocrazia statale a dimostrazione che i nodi mai sciolti negli anni '90 si sono ripresentati con immutata forza, che la politica ha rinunciato alla sua funzione di strumento regolatore e braccio responsabile nel governo di una nazione, che nella penisola non vi sono decisive differenze tra le parti in gioco quando si tratta di 'questione morale'. Con un paio di sottolineature. La prima. Senza volersi infilare il saio del Savonarola, radicali e socialisti, in questo decennio, sono rimasti lontani dal fuoco. Non ricordo un amministratore socialista condannato per aver approfittato della pubblica amministrazione. Eppure sono diverse centinaia gli amministratori iscritti al PSI nei comuni, nelle province e nelle regioni italiane. E non si tratta nemmeno di fortuna. Il passato, per noi, è stato maestro di vita, abbiamo cambiato i nostri rappresentanti locali, aperto a esperienze più giovani e cancellato le correnti quando non vi erano posizioni politiche antagonistiche. Il potere gestito è decisamente minore ma il cambiamento c'è stato comunque.
La seconda. Leggo, anche di recente, di partiti che adottano codici di comportamento per moralizzare la loro vita interna. Bene. Il mio PSI – con inizio nell'estate 2008 – pose due questioni alle forze presenti in parlamento. Ridurre al medesimo livello le indennità, oggi ingiustamente diversificate, di Consiglieri e Assessori Regionali (quota Umbria-Toscana, la più bassa: risparmio di 110/120 milioni di euro). Conferire il finanziamento pubblico solo ai partiti in regola con l'art. 49 della nostra Costituzione. Un sacco di applausi poi un catacombale silenzio sugli atti che si dovevano assumere.
Noi, che lanciammo quelle proposte, ci siamo affidati alle campagne pubbliche per sostenerle. Da soli. Non sarà questa, direttore, una evoluzione della diversità della sinistra?
RICCARDO NENCINI
Caro Riccardo,
RispondiEliminaessere "raffinati" ed usare il fioretto come Tu fai nella note ai Direttori ed in generale nelle Tue comunicazioni , se da un lato può produrre apprezzamento da parte di chi legge, dall'altro non riesce a penetrare la dura scorza di cui tutti i soggetti, a vario titolo, "pubblici", si sono messi o lasciato crescere addosso.
Ormai, non è più importante il sostenere posizioni corrette o giuste, il problema è se si toccano interessi o non si toccano.
Sono forse diversi gli interessi di un Direttore di una qualsiasi Testata da quelli di molti Parlamentari (ahime! poco onorevoli) o di molti magistrati (anche qui, ahime! poco imparziali)che hanno eletto a primo dei loro principi di vita quello della difesa dei propri interessi e del loro ruolo "sociale" tanto faticosamente raggiunto?
Non è forse la diversità del pensiero e dei comportamento dei Socialisti, che Tu ben citi, a far sì che tutto ciò che si avanza venga trascurato e tralasciato?
Non certamente è importante ciò che proponiamo, ma se le nostre proposte venissero accolte non sarebbero forse così dirompenti nella loro semplicità, da scardinare il sistema che si è generato all'indomani del 1993?
Rivolgere tali proposte a chi difende proprio ciò che noi avversiamo, non produce assolutamente nulla!
Rivolgiamo le stesse idee alla "gente" ai cittadini anche se con pochi strumenti a disposizione ed i mass-media realmente contro. Facciamolo con ciò che abbiamo, con i nostri iscritti e con i nostri militanti, con fogli locali e banchetti per le strade. Facciamo una politica presente e visibile per le strade, scrollandoci di dosso quell'imborghesimento culturale che ritiene che le attività politiche possono farsi solo attraverso le istituzioni ed i ruoli in esse ricoperti.
La nostra storia ci insegna come fare!
Un fraterno abbraccio.
Franco Giansante