Pubblichiamo il testo della lettera che il
segretario nazionale del Psi Riccardo Nencini, ha inviato oggi al direttore di
Repubblica in risposta alla lettera di Walter Veltroni apparsa oggi sul medesimo
quotidiano
Caro Direttore,
non dubito che il richiamo alla
necessità di praticare il riformismo evocata da Walter Veltroni, con tutto il
coraggio necessario, nella sua lettera su Repubblica di oggi, sia la strada che
la sinistra italiana debba percorrere.Tuttavia, occorre ricordare a Veltroni che
chi, nella seconda metà del secolo scorso, si iscriveva al Pci lo faceva perché
era o si sentiva comunista, pur con tutti i distinguo del caso.Chi, essendo di
sinistra, comunista non era o non si sentiva, si iscriveva e militava nel Psi,
almeno a partire dalla pubblicazione del rapporto Krusciov al XX congresso del
Pcus e dalla rivoluzione ungherese del 1956.
Veltroni, ricordando il coraggio
di Di Vittorio - costretto in quell'occasione a un'umiliante autocritica da
Togliatti che del Pci era il leader- omette di ricordare che Giolitti, Ghirelli
e tanti altri dirigenti e militanti si dimisero o furono cacciati dal Pci per
iscriversi al Psi che da molti anni aveva scelto di stare dalla parte
giusta.Inoltre Veltroni evita di ricordare che negli anni successivi Giorgio
Napolitano -e con lui i “miglioristi”- rimasero nel Pci sparuta minoranza,
vessati e criticati e dalla maggioranza del partito.
Non del tutto appagato,
allo scopo di rilanciare e magari rinverdire le oblique anomalie politiche di
Enrico Berlinguer e Achille Occhetto, egli si avventura in un excursus storico
totalmente arbitrario, omettendo di citare e riconoscere il grande ruolo che
svolsero i riformisti cattolici e laici -e in particolare i socialisti- nella
modernizzazione della nostra Italia. Basti pensare alla legge sullo Statuto dei
lavoratori voluta dal ministro socialista Giacomo Brodolini, che oggi
costituisce la base da cui muovere per un profondo ripensamento delle norme che
regolano il mondo del lavoro, e le riforme volute e promosse dal Psi nei
successivi anni 70 e 80.
Quando parliamo di riformismo, un Pantheon solo
comunista non sta in piedi.
Caro Direttore, questa potrebbe apparire come una
polemica legata ad un tempo passato.
Cosi' non è: se alla base della
discussione su come costruire il riformismo del futuro mancano la chiarezza e la
corretta lettura dei processi che nel bene come nel male appartengono alla
storia della nostra Italia, si rischia sin dall'inizio di smarrire il senso di
una missione di cui si avverte l'assoluta necessità.
Siccome nemmeno oggi la
sinistra riformista è rappresentata da un solo partito, quanti si ispirano a
questo metodo per governare il futuro dell'Italia si diano appuntamento, il
prossimo autunno, negli “Stati generali del riformismo italiano”.
Prima che sia
troppo tardi.
Prima che la CGIL si faccia catturare dalla FIOM.
Prima che
la sinistra non socialista né legata al Pd si faccia travolgere da forme di
neomassimalismo.
Riccardo
Nencini
Segretario Nazionale Psi
Nessun commento:
Posta un commento