venerdì 30 settembre 2011

ANCHE PER TECNE' IL PSI ALL'1.5%

Il trend positivo del Psi nei sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani trova conferma nel dato dell'Istituto Tecnè che, nella la rilevazione di settembre, stima i socialisti all' 1.5% come nel sondaggio dello stesso istituto nel mese di luglio che segnalava un avanzamento dello 0.5% rispetto al mese precedente. Anche il dato di Tecnè, dopo quelli di EMG e Digis, conferma dunque che il Psi è ormai stabilmente stimato ben oltre la soglia dell'1% con margini di ulteriore incremento.

mercoledì 28 settembre 2011

POLVERE DI STELLE


Ai tempi del PDS
 Massimo D'Alema, l'uomo per tutte le stagioni, colui che ha attraversato, da attore protagonista, la vicenda complicata e complessa della sinistra italiana, orientandone le scelte e determinandone le sconfitte, seguita ad avere un rapporto ambivalente con la cultura, la storia e l'appartenenza al campo socialista da cui più di una volta non ha mancato di marcare le differenze. Il profilo del personaggio è noto: egli ha sempre dato di sè l'immagine di un raffinato Talleyrand postmoderno, tanto abile nell'intrecciare relazioni, nell'accreditarsi come un fuoriclasse della politica (fama non del tutto usurpata), quanto incline a destrutturare, giovandosi delle medesime relazioni, in ragione un cinismo inarrivabile, tutto ciò che egli considera, dall'alto di una supponenza che ha pochi eguali, disutile ai suoi disegni e nocivo per il consolidamento di una leadership che vorrebbe non tramontasse mai. Non desta dunque grande stupore la sua recente liquidatoria affermazione, pronunciata con la abituale albagia, a proposito della socialdemocrazia, del suo impianto valoriale e delle organizzazioni internazionali che la rappresentano, nelle quali lui stesso ricopre ruoli apicali, che ha definito obsolete e storicamente superate . Il fatto è che l'ex pioniere comunista di Monteverde, l'ex segretario della Fgci, l'ex devoto discepolo di Berlinguer, dopo il 1989, il crollo del Muro e tutto ciò che ne è conseguito, ha sempre fatto fatica a definirsi socialista, in particolare in Italia, non riuscendo tuttavia a indicare, per sé e per il partito post comunista che ha forgiato, un approdo che non apparisse come una rimasticatura della celebre "terza via" berlingueriana, che, in Italia come in Europa, nessuno ha mai capito in che cosa consistesse, se non in un consolidato sodalizio con l'ala pauperista e movimentista di segmenti della sinistra democristiana, orfana di Aldo Moro e dichiaratamente ostile alla sinistra riformista.
Nei pessimi anni '90, il decennio nel quale è stato il principale protagonista sulla scena politica nazionale, ha comunque perseguito, non riuscendo a centrarlo, l'obiettivo di inglobare nel suo disegno egemonico i socialisti (la ben nota operazione Cosa 2). Anzi riuscì nella singolare impresa di ricevere bordate di fischi in ben 2 congressi dei socialisti italiani ai quali fu invitato, per il semplice fatto che, anche in quelle occasioni, si rivolse loro con malcelato disprezzo, ostentando una supposta superiorità culturale e politica, sedimentato lascito del feroce antisocialismo che ha sempre permeato il Pci di cui fu autorevole dirigente.
Oggi, abbastanza ammaccato da insinuazioni e attacchi che riguardano lui, certe sue presunte frequentazioni border-line, inevitabilmente logorato da trent'anni di proscenio, con poche prospettive all'interno un partito, il Pd, (nel quale milita senza troppa convinzione) privo com'è di un identità definita e definibile, modesto prodotto del miope provincialismo degli ex comunisti e democristiani, D'Alema cerca un rilancio politico e personale, rispolverando, sotto mentite spoglie, una terza via, quella davvero obsoleta e superata.
Può darsi che in Italia, ma solo in Italia, troverà qualche tradizionale supporter.
Non è una bella notizia..
EP





martedì 27 settembre 2011

OBSOLETO A CHI?

Parlando ieri a un convegno organizzato dal Pd, Massimo D'Alema ha sostenuto che  "Una nuova stagione progressista non sara’ piu’ secondo i modelli classici della social democrazia e che l’Internazionale socialista riflette un mondo che non c’e’ piu perchè le grandi forze progressiste al governo non hanno matrice socialista”.
Da New York, dove si trova per un ciclo di conferenze e di incontri con la comunità italiana, il segretario nazionale del Psi, Riccardo Nencini, risponde a D' Alema a stretto giro: "Le organizzazioni politiche alle quali aderiscono i partiti socialisti dell'Europa e del mondo non  sono  nè passate nè obsolete.In esse - afferma il leader socialista - trovano spazio e ragione d'essere i valori e il pensiero socialista libeale e riformista e restano il ceppo attorno a cui si possono costruire nuove esperienze di governo."
"Da sole non sono più sufficienti - commenta ancora Nencini - perché la società dell’800-900 ha subìto profonde trasformazioni, ma è la vena dalla quale partire per creare una classe politica ed una società adeguate ad affrontare questa crisi epocale."
"Peraltro- osserva Nencini- già negli anni novanta furono proprio i socialisti a proporre di cambiare  nome all'Internazionale socialista in  “Internazionale socialista e democratica”, per accogliere altri partiti che altrove non avrebbero trovato collocazione e ascolto".
Secondo Luca Cefisi, responsabile politiche europee del Psi: "I giudizi di Massimo D’Alema sul socialismo europeo in un momento in cui la sinistra europea è tutta alla ricerca di nuovevie, sono rispettabili e in parte sensati, per esempio quando osserva che il modello socialdemocratico del Ventesimo secolo, squisitamente nazionale, non regge alla prova della globalizzazione; però proprio per questo il Partito del Socialismo Europeo sta lavorando da anni ad una vera e propria europeizzazione dei programmi socialisti". Per Cefisi, che è anche membro italiano della presidenza del PSE (Partito del socialismo Europeo), "i valori del socialismo europeo non sono obsoleti, ma anzi ce n’è più bisogno che mai in quest'epoca di crisi del capitalismo finanziario, il problema è di trovare i programmi adeguati ai tempi, e anche i gruppi dirigenti: e qui bisogna dire francamente che il primo a doversi mettere in discussione è il gruppo dirigente del centrosinistra italiano di cui D’Alema è una delle massime espressioni, un gruppo dirigente che ha quasi sempre perso e che ad ogni sconfitta ha dichiarato la necessità di rifondare le identità politiche, cambiare nomi, cambiare tutto, tutto meno la cosa più ovvia, cambiare i dirigenti, per trovarne altri all’altezza dei valori e degliideali, che non devono essere cambiati ma interpretati adeguatamente”
Per Bobo Craxi, responsabile esteri del Psi: “Il vicepresidente dell’Internazionale socialista, Massimo D’Alema, propone un allargamento alle aree progressiste e democratiche europee e mondiali, un principio e un concetto giusto, peraltro sottolineato, a suo tempo, anche dai socialisti italiani, al fine di agevolare l’adesione di movimenti e Partiti che fuoriuscivano dall’esperienza comunista”.
“Quanto al superamento identitario del Partito socialista”, prosegue Craxi, “questo lo considero assai difficile: in Europa, per esempio, i democratici italiani sono un’eccezione, non la regola. Lavorare riqualificando un’azione riformista e progressista in Europa, per fronteggiare la crisi economica e costruire un’alternativa fondata sull’unione delle forze riformiste, laiche, democratiche e ambientaliste, è dunque il compito comune”, conclude, “di chi si ispira alla medesima famiglia del socialismo internazionale”.
Per Gerardo Labelalrte, della segreteria nazionale del Psi: "Che Massimo D'Alema parli di sciogliere una organizzazione, l'Internazionale Socialista, di cui è vicepresidente, in condizioni normali desterebbe stupore.
In realtà - osserva Labellarte - è solo l'aggiornamento della ricerca della cosiddetta "terza via" tra capitalismo e socialdemocrazia di antica belingueriana memoria.
Ricerca che viene condotta da anni nel nostro Paese con grande impegno ma senza alcun esito concreto.
Alle sue estemporanee affermazioni tra le quali spicca che "il socialismo europeo deve prendere atto che si è conclusa una storia" è sufficiente rispondere ricordandogli che i socialisti tedeschi, francesi, spagnoli e inglesi non prendono atto, bensì combattono e spesso vincono. Il PD invece prende atto - conclude Labellarte, e i risultati si vedono.
Roberto Biscardini, della segreteria nazionale del Psi, osserva che:"Può essere che per storia e per cultura non ci sia alcun legame tra Massimo D'Alema e il socialismo, ma non c'è bisogno di annunciare la fine del socialismo internazionale per offrire a Casini uno strapaesano terreno per una coalizione tra sinistra e centro.
Proprio nel momento in cui a livello internazionale - sottolinea l'esponente socialista - c'è una grande riscoperta del socialismo e della socialdemocrazia come gli unici modelli ancora credibili in grado di affrontare la crisi economica in un quadro di giustizia sociale, dalla parte del lavoro e dei lavoratori, D'Alema "sbarella".
Peraltro, l'alternativa a Berlusconi, per un'Italia normale - conclude Biscardini - non potrà che essere un programma di rinascita nazionale sostanzialmente socialdemocratico.

IL SAMBENITO DI BAGNASCO

La prolusione pronunciata da Sua Eminenza il Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Cei è da ieri oggetto di analisi del testo, stravaganti adozioni di chiavi interpretative, improbabili approcci esegetici, interpretazioni disparate soprattutto da parte di quegli esponenti del mondo cattolico impegnati in politica nel centro destra, alcuni dei quali, in preda ad una evidente e comprensibile disperazione, hanno provato ad inventarsi logorroici bizantinismi ai quali peraltro non paiono credere neppure loro, alcuni smarrendo persino il senso della misura e talora del ridicolo.Così appaiono i desolati e imbarazzati interventi a commento di Maurizio Sacconi, l'ex socialista che ha adottato i panni e lo zelo di un San Paolo post moderno, del solito Bondi e di quel Maurizio Lupi, esponente di una porzione di mondo cattolico legata al carro del PdL per ragioni spesso tutt'altro che commendevoli. E', codesta una patetica esercitazione di stile poiché il lessico curiale utilizzato dal Presule, il non detto, la non menzione esplicita del destinatario, se da un lato sembrano stemperare il peso e la gravità delle invettive lanciate, dall'altro il senso delle stesse, il tono pacato ma risoluto adottato, inducono a ritenere che il depositario non possa essere altri che Silvio Berlusconi. Con un sapiente uso del lessico liturgico, diplomatico e vagamente inquisitorio, degni di un Roberto Bellarmino piuttosto che di un Federigo Borromeo, Sua Eminenza non ha certo scordato di sottolineare gli eccessi mediatici e forse anche giudiziari di queste settimane ma l' impianto dei suoi argomenti non lascia spazio a dubbi: il Presidente della CEI ha offerto a Berlusconi un sambenito virtuale. Il quale Cavaliere, descritto come sgomento e irato, ha messo in moto il solito Letta per cercare di porre rimedio ad una situazione che per lui ora è divenuta davvero insostenibile. Il “gentiluomo vaticano”, non è dato sapere con quanta convinzione, si impegnerà per ricucire il filo spezzato ma l'asprezza della condanna di Bagnasco ha come rimedio per il malridotto cavaliere unicamente l'espiazione dei peccati, da praticare lontano dagli incarichi pubblici.
In pochi giorni sono venuti a mancare al Premier gli architravi politici e morali su cui ha poggiato la sua quasi ventennale stagione politica i cui attori principali oggi, di fronte al precipitare dell'immagine pubblica e del contestuale e conseguenziale immobilismo politico, non solo puntano il dito verso il reprobo ma rivolgono altrove la loro attenzione.Che lo abbiano scaricato gli imprenditori, delusi dalla mancata attuazione di una rivoluzione liberale e liberista promessa a più riprese, ci può stare. Berlusconi con loro, in fondo, avrebbe potuto ritenere che esistessero dei margini di recupero, per quanto impervia si presentasse la strada.
Ma la pubblica censura di Santa Romana Chiesa, non certo frutto di sterile improvvisazione, ma concepita e lungamente maturata, come ha ricordato Bagnasco, dentro il perimetro della comunità ecclesiale, ha il suono della campana a morto per una stagione politica che da Oltre Tevere è considerata non solo finita ma da consegnare rapidamente alla storia, parlandone il meno possibile.
Poiché, per la gerarchia ecclesiastica, alle prese essa stessa con gravi problemi legati ai comportamenti di non pochi tra i suoi esponenti, è una delle pagine più imbarazzanti della quasi secolare ingerenza vaticana negli affari dell'Italia.
Tra le Mura Leonine si sta forse facendo strada l'ipotesi che sia meglio voltare rapidamente pagina.

sabato 24 settembre 2011

UN VIAGGIO INUTILE

Il manifesto apparso in Germania, e subito
sequestrato,
contro il discorso del Papa al Bundestag
In Turingia e Sassonia Anhalt, i Lander tedeschi visitati da Benedetto XVI, vi sono i luoghi dai quali Martin Luther portò il suo attacco al cuore di Santa Romana Chiesa.

Entrambi i Lander, ex DDR, sono a forte maggioranza protestante e la presenza cattolica è residuale (7%).
Dopo il crollo del Muro, nei due parlamenti locali la Cdu è diventato il primo partito ma la Linke, che raccoglie gli eredi nostalgici della Sed e la frazione exsocialdemocratica di Oskar Lafontaine, è stabilmente il secondo, davanti a una Spd che continua a scontare notevoli difficoltà di crescita elettorale ed è appiattita in un'alleanza senz'anima nei governi locali guidati dai cristiano-democratici.
In altre parole Die Pabst si è calato non solo nella culla della riforma luterana ma soprattutto nella Germania profonda, la meno ricca, da dove negli anni 70 la famigerata Stasi pianificò il controllo e il pedinamenti dell'allora Card. Ratzinger, in quella porzione della cosiddetta locomotiva europea meno favorita dall'unificazione del 1990, dove le associazioni degli studenti universitari intonano unicamente i versi dell'inno nazionale, "Deutschland uber alles", utilizzati nel Terzo Reich e dove, inevitabilmente, hanno ripreso fiato (e voti, non pochi) i neonazisti dell'Npd che, dal 2009, siedono in quasi tutti i municipi dei due lander, compreso quello di Erfurt, li dove si è consumato l'episodio terroristico, avvenuto a pochi metri dal luogo dove stava per giungere il Pontefice.
Insomma, territori dove incrociano, in un crogiolo inestricabile, tradizione e ribellismo, cultura e nazionalismo pangermanista revanscista e dove l'identità luterana si è andata via via scolorendo e secolarizzando, caratterizzandosi quasi esclusivamente nel lessico e nelle prassi prenazionaliste pangermaniche, che furono parte non secondaria della dottrina e della predicazione dell'ex monaco agostiniano scismatico e sulle quali hanno poggiato, con la colpevole compiacenza/complicità della Chiesa luterana, parte del loro impianto paraideologico tanto il nazismo quanto, fino alla rovinosa caduta della DDR, il comunismo in salsa prussiana di Ulbricht e Honecker.
Dunque, in un simile scenario il bavarese Benedetto XVI non poteva, in chiave ecumenica, dire molto di più di ciò che ha detto nei luoghi della riforma: cioè poco o nulla.
Restano intatte le sedimentate distanze dottrinali e morali tra due mondi che, la sparatoria di sabato ha reso simbolicamente e clamorosamente evidenti.
Perché, l'attentatore sarà pure uno squilibrato ma è pure il frutto amaro germogliato nel cuore di una nazione e di un continente che sono attraversati da molto di più che inquietanti rigurgiti del passato.
Occorre che le forze laiche dell'Europa vi pongano rimedio subito, lasciando che i teologi e il clero manipolino la dottrina, soprattutto togliendo loro un proscenio mediatico di nessuna utilità pratica e politica.
EP

mercoledì 21 settembre 2011

CODA DI PAGLIA

Hanno la coda di paglia e il fatto che per tornare in edicola siano stati costretti oltre che a nominare un nuovo direttore anche a ripristinare la testata con cui avevano registrato il giornale nel 1996, quella con la L apostrofata davanti, dimostra la giustezza, non solo politica, ma anche giuridica, della nostra reazione contro il furto di memoria operato da “L’Avanti!” di Lavitola.
Abbiamo registrato anche  che sotto la testata di Lavitola non c’è più scritto “quotidiano socialista dal 1896”, ma più semplicemente “quotidiano socialista”, l’ennesima operazione di maquillage grafico che non può però cancellare il danno arrecato all’immagine e alla storia del riformismo italiano e del Partito socialista italiano.
Per ridare l’onore a l’Avanti! continueremo a percorrere tutte le strade, nessuna esclusa, mentre  resta il desiderio e la speranza che questa testata che tanto ha significato nella storia del Paese, possa tornare quanto prima ad essere la bandiera e il punto di incontro del socialismo riformista, palestra di idee e strumento di proposte e progetti per un’Italia più giusta e più sana.

RICCARDO NENCINI

http://www.partitosocialista.it/site/partecipa_avanti/472/avanti.aspx

martedì 20 settembre 2011

TAKE A LOOK


Dopo la pausa estiva, i maggiori istituti di ricerca, hanno ripreso a diffondere, alcuni con cadenza settimanale, i sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani.
Da mesi il Psi è costantemente testato da due tra gli Istituti di maggiore prestigio e autorevolezza, EMG diretto da Fabrizio Masia, l'istituto di riferimento del TGLA7, e DIGIS, diretto da Nicola Cesare, che collabora con SKYTG24.
Ieri sono stati diffusi i dati degli ultimi sondaggi dai cui si evince che il Psi, nonostante il perdurante oscuramento a cui continua ad essere sottoposto da parte dei maggiori giornali e televisioni nazionali, è ormai stabilmente collocato entro una forchetta che va dall' 1.1% di EMG all'1.5% di DIGIS, con un evidente trend in crescita rispetto alle rilevazioni precedenti la pausa estiva.
Entrambi gli istituti segnalano inoltre una sensibile flessione di consensi delle forze di centrodestra e una crescita di centrosinistra e terzo polo.


Il sondaggio DIGIS del 19 settembre














sabato 17 settembre 2011

RISCHIO AUTARCHIA

La stagione politica di Berlusconi è agli sgoccioli ma la fretta non deve essere cattiva consigliera nella scelta delle alleanze.Il Nuovo Ulivo, fondato sull'asse privilegiato tra Pd, Idv e SeL, ricalca un'esperienza che si è rivelata fallimentare proprio sul terreno programmatico e di governo. Proporre una leadership di questo genere rischia di condannarci all'autarchia politica, allontanando l'elettorato moderato e riformista senza lasciare spazio alla possibilità di un'alleanza con l'Udc.
La strada giusta insomma per un'altra stagione di governo del centrodestra.
RICCARDO NENCINI

venerdì 16 settembre 2011

INTERVISTA DI NENCINI A BOLOGNA

IL MISTERO DELL'AVANTI! DI LAVITOLA

http://www.la7.it/politica/video-454265

IL SILENZIO SULLA STORIA VERA DELL'AVANTI!

Chi è, come si chiama, che aspetto ha, che faceva suo padre, a queste e a tante altre domande sulla vita privata della moglie di Valter Lavitola, rispondeva domenica 11 settembre il Corriere della Sera, con precisione e ricchezza di particolari.
Non capiamo perché mai una testata così autorevole e così lontana per storia e per stile da quei giornali che fanno felici le signore occupate nelle chiacchiere da parrucchiere o da ombrellone, abbia destinato tante energie a informarci sulla vita privata del nostro. Per una volta ci sentiamo di esprimere una solidarietà piena e completa a Lavitola (ma solo su questo punto). Questi sistemi non ci piacciono e non ci appartengono.
La vicenda di Lavitola e del ‘suo’  L’Avanti! meriterebbe ben altra attenzione, diversa da certi pruriti scandalistici, quella che inutilmente continuiamo a chiedere alla stampa senza, praticamente, alcun risultato.
Venerdì, il segretario Riccardo Nencini, per non lasciare davvero nulla di intentato, ha scritto una lettera aperta ai direttori dei giornali (e con quali risultati lo abbiamo visto). Riportiamo quanto ha scritto il segretario del Psi perché almeno possano apprenderlo i nostri lettori.
“Paghiamo colpe che non sono di nessuno dei nostri padri – scrive Nencini - ma di un millantatore che ha pensato, mettendo  una ‘L’ ed un apostrofo, di entrare nel pantheon dei direttori del più antico giornale della sinistra italiana. Assieme a Costa, Nenni, Pertini, Lombardi. Fin dalla mia elezione a segretario del PSI, nell’estate del 2008, ho lavorato  con impegno per restituire ai socialisti un pezzo importante della loro identità, riportando in vita sia l’Avanti! (senza articolo, come è sempre stato, ed in edizione settimanale) che Mondoperaio.
In questo difficile percorso mi sono imbattuto nel binario parallelo sul quale Lavitola e i suoi hanno scorrazzato per quasi due decenni con scaltrezza e con una condotta da pirati abbondantemente ripagata dal finanziamento pubblico all’editoria. Ne sono esempio gli oltre due milioni e mezzo di euro ottenuti nel 2009. Continuerò a lottare in ogni sede - conclude Nencini - e con ogni strumento a mia disposizione perché venga resa verità e  giustizia”.
A questo punto crediamo sia utile riassumere nuovamente in breve i contorni della vicenda.
Nel novembre del 1993, l’Avanti! è costretto a sospendere le pubblicazioni. I giornalisti (compreso il sottoscritto) non ricevono lo stipendio da nove mesi, non ci sono progetti credibili di salvataggio e il Psi e in una bufera che lo vedrà, nel giro di un anno, riunirsi e sciogliersi nel suo ultimo congresso, il 47.mo (11 novembre 1994).
La testata, così cara a tanti compagni, resterà nelle mani del liquidatore, Michele Zoppo che può venderla – per decisione notarile del congresso - soltanto e unicamente a un compratore politicamente degno, in grado di “garantire la salvaguardia delle tradizioni storiche del Partito Socialista Italiano”, in una parola solo a un rinato Psi. L’atto non ammette deroghe.
Visto che non può comprarla né affittarla, (e come scrive in queste pagine Tamburrano forse qualche responsabilità l’abbiamo avuta anche noi) nel 1996 Lavitola, nelle vesti di editore (direttore Sergio De Gregorio, poi senatore dell’IdV e di Berlusconi), col sostegno politico di alcuni esponenti dell’ex Psi finiti nel centrodestra (Cicchitto, Boniver, Sacconi, Marzo, De Michelis, Bobo Craxi) si presenta con una testata graficamente identica a quella del Psi, ma con una differenza che sorprendentemente gli consente di registrarla presso l’apposito ufficio del Tribunale, senza opposizione: la sua testata si chiama “L’Avanti!”, con l’articolo determinativo e l’apostrofo (neri questi, rosso il resto della testata).
Vi chiederete: ma se Caio si presentasse in Tribunale a registrare la testata de “Il Corriere della Sera”, con l’articolo davanti e tutto il resto identico, ci riuscirebbe? No, crediamo proprio di no, ma per l’Avanti! è successo.
Successivamente, con una furbizia tutta italica, Lavitola fa pian piano scolorire la “L”, lasciando però l’apostrofo (nel frattempo, 1998, lo Sdi riporta in edicola un’altra testata storica, la nostra dell’Avanti! della domenica). Ancora qualche anno e Lavitola fa saltare via anche quel minuscolo sbaffo dell’apostrofo. Ciliegina finale sotto la testata clone da un po’ di tempo in qua scrive: “quotidiano socialista fondato nel 1896”. Un doppio falso perché non è né socialista (nel senso che si conviene alla storia del socialismo italiano) né tantomeno fondato nel 1896, anno di nascita del vero Avanti!.
Con quali soldi, sostegni, amicizie e complicità possa aver fatto tutto ciò è evidente dagli ultimi fatti che lo hanno portato alla ribalta della cronaca, nera, a cominciare dalla campagna denigratoria contro Gianfranco Fini, a suon di rivelazioni e documenti sulla casa di Montecarlo dopo la rottura del leader di An con Berlusconi. Su tutto il resto meglio stendere un velo di laica pietà. La reticenza nel non raccontare come sono andate le cose, quali sono i veri rapporti tra Lavitola, l’Avanti!, il Psi e la storia del socialismo italiano, è sorprendente. Temiamo però che non sia solo una questione di pigrizia professionale, di abitudine a rileggere la cronaca con gli stessi occhiali del ’93 -’94, ma che vi sia una quota di dolo politico, un interesse – a destra come a sinistra – a ripetere il cliché dei socialisti ‘ladri’, di imbroglioni che tradiscono i nobili ideali per miseri vantaggi personali. Abbiamo il sospetto che tutto ciò faccia comodo a tanti, sia nella maggioranza che nell’opposizione, altrimenti questa indifferenza pelosa  così diffusa non si spiegherebbe.
Intanto noi siamo costretti a fare controinformazione. Non ci resta che invitare i nostri lettori a diffondere con ogni mezzo questi frammenti di verità.
Nel ’68 c’era il ciclostile e i dazebao; oggi c’è internet. Chissà che non si abbia più fortuna.
CARLO CORRER

http://www.partitosocialista.it/site/partecipa_avanti/472/avanti.aspx

giovedì 15 settembre 2011

CESARE, MATTEO, PAOLO E LE TASSE

Caravaggio: La vocazione di San Matteo
Alcuni autorevoli compagni hanno espresso il loro dissenso in relazione alla prehomepage che compare nel sito istituzionale del Psi poichè l'immagine e i contenuti che appaiono, offenderebbero la sensibilità di quegli elettori socialisti che sono cattolici praticanti.

Premesso che la frase che compare è attribuita dal vangelo di Matteo (che prima di diventare discepolo ed evangelista faceva l'esattore fiscale) a Gesù Cristo e che San Paolo, nella lettera ai Romani sosteneva che per un cristiano è un dovere pagare i tributi allo stato,  appare evidente che la questione delle esenzioni fiscali concesse dall' Italia alla Città del Vaticano è di stringente attualità e finanche larghi settori della Chiesa italiana si stanno ponendo l'interrogativo se sia normale che, per attività che non hanno nulla a che vedere con il culto ma sono esattamente le medesime di quelle che svolgono normali operatori del commercio, sia concesso l'iniquo privilegio di non pagare le tasse nel momento in cui ai cittadini, in special modo a quelli appartenenti ai ceti più deboli, viene richiesto di compiere pesanti sacrifici.
Vale per il ceto politico che, quotidianamente, viene sollecitato a spogliarsi di privilegi, prebende e sinecure non più accettabili e dunque non si vede perchè non dovrebbe valere per chi, nascondendosi dietro improbabili sigle, grazie ad un Concordato che in alcune sue parti andrebbe aggiornato, svolge un'attività che consente di incassare denari (e molti) esentasse.
Tutto qui. Si tratta di adottare un criterio di equità e di giustizia.
La stessa che il Presidente della Cei Bagnasco ha recentemente più volte richiamato in prolusioni e interventi ex cathedra.
Infine, per quale ragione, qualcuno, socialista e cattolico, dovrebbe sentirsi offeso quando, solo ieri, il Parlamento ha votato un odg che va nella direzione auspicata, e non da oggi, dai socialisti in materia di esenzioni fiscali alla Chiesa Cattolica?
EP

mercoledì 14 settembre 2011

IL VASO DI PANDORA NON SI CHIUDE

Curioso. Dopo poche ore dalla pubblicazione Corriere e Repubblica on line hanno rimosso dalle rispettive home page testi e immagini afferenti la denuncia per crimini contro l'umanità al TPI dell'Aja del Pontefice e delle Eminenze Sodano, Bertone e Laveda, sporta da un'associazione americana delle vittime dei preti pedofili.

Tanto zelo sconcerta poichè, sia pure con linguaggi diversi, entrambi i giornali, quando si tratta di notizie clamorose (e questa non c'è dubbio che lo sia) le mantengono in home page per giorni e giorni, specialmente se si tratta di (s)parlare di casta o delle malefatte del Premier.
E' ovvio che la notizia è da maneggiare con cura ma addirittura metterla sotto il tappeto virtuale della home appare come un poco commendevole cadeau alle gerarchie vaticane peraltro sempre pronte, mediante i loro organi d'informazione, puntualmente ripresi e rilanciati dai 2 colossi on line, a puntare il dito e fare la morale agli altri.
Il tappo al pentolone della maleodorante e nauseante vicenda che vede protagonisti preti e anche qualche vescovo che in tutto il mondo hanno abusato per anni di bambini e bambine, magari pure handicappati, come ci racconta l'orripilante vicenda dell'istituto per sordomuti Provolo di Verona, è stato tolto e come il vaso di Pandora travolge le gerarchie ecclesiatiche ai suoi livelli più alti.
E, come Nemesi, colpisce anzitutto i due ultimi responsabili dell'ex Sant'Uffizio, ex Santa Inquisizione, oggi Congregazione per la dottrina della fede, uffici che per secoli si sono resi responsabili di censure ma anche  di malefatte, persecuzioni, torture e quant'altro.
A detta delle vittime dei preti, i Cardinali Ratzinger e Sodano, rispettivamente nella qualità di Prefetto della Congregazione e Sodano come Segretario di stato avrebbero insabbiato per anni nelle segrete stanze della Curia Vaticana le numerose, documentate denunce giunte dagli Stati Uniti ma non solo.
Il fatto che ad essere denunciati al Tribunale vi siano anche i successori di entrambi nei rispettivi uffici induce a ritenere che le metastasi del cancro della pedofilia del clero siano ben lontane dall'essere sate debellate.
E' vero che Benedetto XVI si è espresso, da Pontefice, senza perifrasi e con durezza nei confronti dei preti che hanno praticato e ancora praticano questa turpe attività ed è pure vero che il TPI non può esercitare la giurisdizione sulla Città del Vaticano,  ma queste non sono  buone ragioni per mettere la sordina mediatica alla vicenda.
Perchè, una volta aperto, il vaso di Pandora non si può chiudere.
Anche se siamo in Italia, anche se per lo mezzo "ce stanno li preti"
EP

venerdì 2 settembre 2011

LA DIRETTA WEB DELLA FESTA SOCIALISTA

http://www.livestream.com/festasocialista/

QUELLO VERO


C’è chi ha rischiato la vita o l’ha sacrificata per l' Avanti!
E’ successo molte volte nella lunga vita del quotidiano socialista: dalla denuncia dei governi autoritari italiani della fine del 1800 al colpo di Stato fascista del 1922, alla lotta contro il nazifascismo morente nel 1943-1945, quando il giornale era diffuso clandestinamente dai militanti socialisti.
Avanti! nacque nel 1896, fondato dal Psi sorto appena quattro anni prima. La vita e le battaglie del giornale, in difesa della libertà e dei lavoratori, sono sempre state strettamente intrecciate a quelle del Partito socialista. Celebri furono le lotte per il centrosinistra (1963, “Da oggi siamo tutti più liberi”), per lo Statuto dei lavoratori (1970), per il divorzio (1974), per il patto anti inflazione (1984). Sul fronte della testata c’era scritta la sua carta d’identità: “Organo del Psi, sezione dell’Internazionale socialista”.
Oggi alcuni mass media parlano di un’inchiesta giudiziaria nella quale è coinvolto Valter Lavitola, definito “editore e direttore dell’‘Avanti!’, senza altre precisazioni.
E’ puro fango  che cade sulla storia del giornale.
Avanti!, quello vero, è morto nel 1993, quando chiuse i battenti dopo il crollo del Psi sotto i colpi di Tangentopoli. 
Successivamente Lavitola, con il senatore De Gregorio, fece uscire un clone, con una testata graficamente identica se non per l’apposizione dell’articolo determinativo e l’apostrofo, assenti nell’originale.
Un falso ‘L'Avanti!’, che non ha niente a che vedere con lo storico e glorioso giornale socialista.
L’‘Avanti! va difeso. 
Quello vero fu un grande quotidiano, con molti giornalisti fuoriclasse e straordinari galantuomini. 
RODOLFO RUOCCO