giovedì 30 giugno 2011

ROBIN HOOD ALLA ROVESCIA

Tremonti è un vero Robin Hood alla rovescia, che promette la Tobin Tax per colpire la speculazione finanziaria, ma intanto ha già aumentato le tasse sulla benzina. Nella bozza della finanziaria c’è sicuramente del buono in tema di perequazione sociale dei sacrifici per rimettere in ordine i conti dello Stato come nel caso della tassa sulle operazioni di Borsa che si accompagna ad analoghe iniziative europee nel solco della Tobin Tax così come è giusta la proposta di far crescere la tassazione sulle rendite finanziarie.
Queste sono scelte che vanno nella direzione giusta, quella che noi socialisti sosteniamo attivamente da anni in Italia e, col Pse, in Europa. Peccato però che mentre il ministro Tremonti con un mano prometta un riequilibrio del prelievo fiscale con l’altra abbia già messo pesantemente le mani nelle tasche degli italiani facendo crescere l’accisa sulla benzina di 4 centesimi al litro che diventano 4,8 con l’Iva.

RICCARDO NENCINI

martedì 28 giugno 2011

CONTRO GLI SPRECHI DELLA POLITICA

Taglio delle indennità dei consiglieri regionali fino al livello più basso dell'Umbria e della Toscana, con un risparmio immediato di 110 milioni di euro; nuove regole per i rimborsi elettorali, eliminando sprechi e privilegi che consentono ai partiti di intascare soldi anche quando finisce la legislatura; abolizione del Senato e sua trasformazione in una Camera delle autonomie locali, dimezzando il numero dei parlamentari in tutti e due i rami. Sono le proposte di riforma per le quali il Psi si mobiliterà per tutta l'estate continuando,la raccolta di firme iniziata da alcuni mesi “per cambiare l'Italia e dare maggiore sobrietà e trasparenza ad una politica che in questi anni ha accumulato sprechi e privilegi non più tollerabili. Ancor più quando si chiedono sacrifici sempre maggiori ai cittadini”.

Tagliare gli sprechi della politica non è demagogia lo diventa quando se ne parla e poi non si fa nulla. Queste sono riforme che si possono fare subito e per le quali chiediamo a tutta l'opposizione di fare fronte comune e di assumere un'iniziativa per incalzare, su un tema non più rinviabile, un Governo ormai a fine corsa e completamente staccato dal paese reale.
RICCARDO NENCINI

ZAVORRE

A una sinistra che aspira a governare l'Italia non sono consentiti, su questioni che sono dirimenti rispetto all'avvenire del nostro Paese, nè tentennamenti, nè maldestre stizzatine d'occhio a chi non perde occasione per sollevare proteste tanto demagiogiche quanto velleitarie.

I lavori per la tratta dell'Alta velocità in Valle di Susa devono iniziare subito, perchè non possiamo perdere un'opportunità unica e irripetibile per rimanere ancorati alle dinamiche economiche e commerciali dell'Europa del futuro ed è semplicemente suicida mettere a repentaglio un finanziamento di questa entità per assecondare quanti continuano a coltivare il mito del "buon selvaggio" fornendo alibi e sponde a soggetti "border line" sempre e comunque protestatari se non dichiaratamente eversivi.
Il centrosinistra, per essere avvertito dall'elettorato come una forza che ispira i propri programmi ad un riformismo moderno e privo di zavorre postideologiche, deve assolutamente separare il proprio cammino da chi seguita a giustificare, con sterili bizantinismi lessicali, episodi e comportamenti del tutto inaccettabili.
RICCARDO NENCINI

LA CONSAPEVOLEZZA DI UN'ALBA

Pubblico questa lettera perché, come concreta storia di vita, credo che valga di più di tanti progetti di legge che giacciono dimenticati in Parlamento o dei molti articoli di giornali che servono solo ad imbellettare le campagne elettorali senza che poi, in concreto, si sia fatto mai qualche passo avanti.

RITA MORICONI
Consigliera regionale del Psi. Emilia Romagna


“Cara Rita,

ho deciso di scriverti questa lettera perché tu possa essere consapevole, insieme a me, e far sapere, che esiste un’Italia che aspetta un diritto tremendamente banale: quello di poter stare insieme e basta. So che questi problemi li può risolvere chi sta a Roma, ma non ne posso più di sentir parlare soltanto dei processi di Berlusconi o del calcio: ho bisogno di parlare di un problema reale!
In più di dieci anni di convivenza con il mio compagno molti sono stati i momenti in cui qualcuno ci ha chiesto se eravamo una coppia e ci ha fatto fare strani giri burocratici perché non eravamo regolarmente sposati. Tutto si era sempre risolto per il meglio, solo l’occhio stanco di qualche impiegato che ci guardava storto perché gli complicavamo il lavoro, niente di più. Ci sentivamo confortati dal vedere intorno a noi tanti altri nella nostra condizione, quasi che il numero facesse la forza, senza essere davvero consapevoli che può bastare un ostacolo inaspettato a fermare un percorso di vita; e proprio nei momenti più delicati, quelli in cui si deve scegliere per l’altro, allora scopri, crudelmente, di essere solo e che il diritto si ferma dove non arriva la carta bollata. Noi siamo cresciuti nei combattivi anni ’70 e di diritti civili se ne parlava nelle piazze, nei bar e in casa e sembrava che il cammino verso la conquista di nuove forme di convivenza avesse la strada spianata: bisognava soltanto aspettare… Allora ci siamo messi insieme pensando che, prima o poi, avremmo potuto regolarizzare la nostra unione. Poi gli anni sono passati, con momenti felici e bui, in cui abbiamo condiviso ogni cosa: il letto, il bagno e la cucina, che sono sempre il vero banco di prova per ogni coppia.
Una notte il mio compagno si è sentito male e siamo andati al pronto soccorso. Nulla di grave, un banale attacco di appendice, che però presupponeva un’operazione da fare urgentemente. Allora è arrivata la domanda: lei è parente? Beh molto di più in realtà, viviamo insieme da 10 anni…. Ma non c’è un parente prossimo con cui io possa parlare? Guardi, il mio compagno ha tanti cugini che vede con gioia tutti gli anni a Natale, ma che non sanno nulla di lui, dei suoi disturbi, delle sue analisi del sangue….Ci sono sempre io al suo fianco in queste cose…siamo una coppia, tutti i giorni, non solo per le serate con gli amici! Quel primario mi ha guardato con gli occhi di chi ha già visto molte situazioni simili nella sua carriera e, senza battere ciglio, mi ha parlato dell’operazione, mi ha permesso di aspettare fuori dalla camera operatoria e di assistere il mio compagno nei giorni successivi. Per questo l’ho ringraziato di cuore e continuo a ringraziarlo, rallegrandomi di aver avuto fortuna in quell’alba in cui ho capito di non essere nulla di fronte alla legge per chi ha vissuto con me per oltre 10 anni. Ma ti sembra possibile Rita che, nel 2011, in un Paese che riteniamo civile, non ci possa essere un altro modo per affrontare questi problemi se non affidandosi soltanto al buon cuore altrui? D.”


GUIDO CROSETTO PSICHIATRA PERFETTO

Ma che ti tirino le cuoia. Così, perchè tirare a campare e per di più litigando su tutto, fanno del male all’Italia. L’ultima è di Crosetto, un nerboruto peso massimo (forse ex giocatore di basket), coordinatore di Forza Italia del Piemonte e oggi sottosegretario alla Difesa. Ha commentato con misura la manovra di Tremonti: “E’ roba da psichiatria”. E ha aggiunto che l’obiettivo di Tremonti è di far saltare il tavolo e il governo. Conosco Crosetto e non mi sembra che una dichiarazione di guerra di tal genere possa essere frutto solo del suo cervello. Naturalmente la tesi è stata subito condivisa dai giornali di Berlusconi. D’altronde c’è ormai una certa omogeneità di linguaggio. Prima Bossi aveva detto, a proposito degli extracomunitari che sbarcavano a Lampedusa: “Fora di ball”. E poi, ancora a proposito del decreto su Napoli e la munnezza: “Sono ca… loro”. E se Maroni preferiva un altro capogruppo e non Reguzzoni, Bossi non poteva che commentare : “Chi se ne frega di Maroni, nella Lega decide la base (cioè io)”. Che dibattito. Ma se stessero tutti zitti e lasciassero parlare Di Pietro che a parlar male del centro sinistra, di Vendola e di Bersani, è diventato specialista… Il Di Pietro uscito dall’ultimo campo di rieducazione è davvero impareggiabile.

MAURO DEL BUE

domenica 26 giugno 2011

NEC TECUM NEC SINE VIVERE POSSUM

Era evidente una cosa. La fine di Berlusconi si sarebbe portata con sè anchE la fine di Di Pietro. I due sono stati legati indissolubilmente l'uno all'altro. Di Pietro è il genitore di Berlusconi. Senza la sua Mani pulite ci sarebbero stati ancora Craxi e Andreotti, magari con Martinazzoli, Tabacci, e La Malfa figlio. Ma certamente Berlusconi non sarebbe sceso in politica. Quel che Di Pietro ha distrutto Berlusconi ha tentato di ricostruire. In questi anni Di Pietro ha svolto il ruolo del Torquemada antiberlusconiano per eccellenza. Ma come, io distriggo e tu ricostruisci? E' tutto qui il conflittto. Così un uomo tradizionalmente di destra (della Dc andreottiana, lo ha ricordato anche recentemete l'uomo di Tangentopoli) ha ricoperto una funzione innaturalemente estremista che si è poi dilatata in molti campi, dalla Fiat, alla Libia, al nucleare, all'acqua pubblica. Ma adesso, si dev'essere chiesto opportunamente Di Pietro, adesso che Berlusconi appare sul viale del tramonto, io come faccio a sopravvivere? Catullianamente dev'essersi interrogato: "Nec tecum nec sine te vivere possum?". E ha cambiato linea. Battuto Berlusconi dove andiamo a finire con Vendola e Bindi? C'è bisogno di un forte centro nel centro-sinistra (oltre tutto senza Casini il centro non ci sarebbe neanche più) e voilà, eccco il nuvo Tonino che sembra uno di quelli appena usciti da un campo di rieducazione cambogiano. Dice esattamente il contrario di quel che aveva sostenuto prima. E ci sarebbe anche da dargli ragione, perchè le cose che dice oggi sono tutte giuste. Ma se poi rientra nel campo di rieducazione ed esce quello di prima?

MAURO DEL BUE

sabato 25 giugno 2011

NAPOLI - ITALIA

Se mai ciò che sta avvenendo da mesi a Napoli, grande capitale, una delle icone della Bella Italia, che racchiude in sè certo mille contraddizioni e problemi, ma anche e soprattutto arte, storia, bellezze naturali e tradizioni culturali tali da renderla uno dei luoghi più affascinanti del pianeta, fosse accaduto in una qualunque altra città di un qualunque altro stato al mondo, si sarebbero rapidamente unite indignazione e solidarietà: tutti, dal governo locale e centrale, la "società civile" e i media avrebbero moltiplicato gli sforzi per salvare, chè di questo si tratta, una città e i suoi abitanti da un disastro di dimensioni inaudite.

Nulla di tutto questo è successo: a parte qualche voce isolata e i ripetuti e accorati appelli del Presidente Napolitano, tante chiacchiere e proclami e nessun fatto.
Un Premier che non conosce la dimensione della vergogna per sè stesso figurarsi per il suo Paese, classi dirigenti locali imbelli e colpevolmente incapaci, un neosindaco che si è segnalato per ora solo per le sue abituali guasconate puntualmente smentite dai fatti e finalmente un partito della maggioranza di governo, la Lega Nord, i cui ministri hanno giurato sulla Costituzione, che blocca qualsiasi tentativo di soluzione del drammatico problema dei rifiuti, minacciando addirittura, come affermato dal sinistro Pota Calderoli "di far volare le sedie in CdM".
A questo punto non resta che sperare che vi siano dei parlamentari della maggioranza, non necessariamente solo napoletani, campani o del Mezzogiorno d'Italia, capaci di porre in cima ai loro pensieri Napoli e l'Italia e non già la conservazione del loro scranno alla Camera o al Senato.
In altre parole che vi sia qualcuno che abbia il coraggio di far saltare il "pactum sceleris" tra B&B che sta mandando in malora il nostro Paese.
Si perchè la monnezza che, da mesi, sta uccidendo lentamente Napoli è la maleodorante metafora di un Paese (s)governato da ormai troppo tempo grazie ad un accordo tra due pessimi soggetti che sono guidati unicamente da motivazioni diverse ma convergenti ed eversive: il primo dalla messa in sicurezza di sè stesso e delle proprie ricchezze, il secondo dalle sue paranoiche ossessioni razziste, xenofobe e antitaliane.
Quando se ne andranno per la loro strada sarà tuttavia  troppo tardi.
Perchè porre rimedio ai danni di cui portano per intero la responsabilità politica e morale non sarà facile.
EP

giovedì 23 giugno 2011

IL TAVOLO DELLE OPPOSIZIONI

Tra una riedizione dell’Unione e ‘ognuno per sé’, c’è una bella differenza e Di Pietro non ha torto quando solleva il problema.

E' da vedere se il leader dell’IdV ha davvero rinunciato all’ossessione antiberlusconiana e smesso i panni del giustizialista oppure è solo alla ricerca di un po’ di visibilità nella gara con Vendola, ma intanto pensiamo anche a organizzarci per non farci prendere di sorpresa da un possibile collasso improvviso di questa maggioranza.
Il segretario del maggior partito dell’opposizione potrebbe convocare un tavolo di confronto delle opposizioni, come chiediamo da tempo, e cominciare a verificare la possibilità di dare vita a un’alleanza dei riformisti alternativa a questo governo.

RICCARDO NENCINI

BIS-IGNANI

Non gliene andava bene una. Sembrava l’Erodiani, quello del calcioscommesse. Quando Bisignani ti dava un consiglio, finiva male. Disse alla Santanchè nel 2008 di andare con Storace, che sarebbe stata la sua fortuna. E’ finita come sappiamo con La Destra fuori dal Parlamento. Sponsorizzò Papa per un posto di sottosegretario che non si nega nemmeno a Catone, e invece niente. Volle sincerarsi dall’amico Ronchi che non sarebbe nato un governo Tremonti e Ronchi lo rassicurò: ”O il Berlusconi bis o le urne”. E infatti restò il Berlusconi uno. Superbo anche il consiglio a Mauro Masi: “Manda via Santoro o dimetitti dalla Rai”. Restarono entrambi per mesi. Ma il capolavoro massimo è la nomina della Santanchè a sottosegretario. Commenta Briatore, che dovrebbe essere amicissimo della guerrigliera di Arcore: “Quel che mi fa strano è che il presidente l’ha messa lì”. E Bisignani confessa che ce l’ha messa lui. Pronta per l’uso delle dèbacles milanese e napoletane. Dopo questi ottimi risultati bisognerebbe anche porre uno sbarramento ai mandati di Bisignani. Non più di due legislature. Bis-ignani e poi a casa.

MAURO DEL BUE

martedì 21 giugno 2011

SOLO UN POLVERONE

Tutto resterà com’è: i ministeri a Roma e la Lega al governo.

Se gli esponenti ministeriali della Lega credessero davvero in quello che dicono davanti alle telecamere avrebbero dovuto per lo meno annunciare l’abbandono delle tante poltrone che occupano.
Siamo di fronte invece all’ennesimo polverone, alzato nel carnevale di Pontida con la complicità di Berlusconi, per nascondere l’estrema debolezza di un’alleanza politica che ha esaurito da tempo ogni risorsa e non è in grado di rispondere a nessuna delle reali necessità del Paese.

RICCARDO NENCINI

domenica 19 giugno 2011

B&B AL CREPUSCOLO

Grazie al web è stato possibile seguire l'evento di Pontida in diretta e ascoltare e osservare senza filtri le cose dette e i protagonisti della kermesse leghista costruita con i soliti ingredienti folkloristici, dagli spadoni agli elmi alla Obelix dal tripudio coreografico di soli padani e camice verdi, al ripristino, per dare una dignità simil culturale all'appuntamento, dell'improbabile accostamento con l'indipendentismo scozzese di Braveheart (che nessuno ha mai capito cosa c'entri).

Nonostante il gran fracasso e i riti grotteschi, le urla di un' improbabile speaker che cercava di galvanizzare il popolo leghista, in verità un pò freddino, l'agitarsi frenetico sul palco di Pota Calderoli, l'adunata è sembrata lo stanco e malinconico rendez vous di chi vuol farsi, nonostante tutto, tanto ma tanto coraggio.
Il capo, come lo chiamano i devoti pretoriani, nonostante abbia biascicato, rinverdendolo, il suo ben noto linguaggio da osteria della Bovisa, è apparso in tutta la sua debolezza, politica certo, ma soprattutto fisica, provato da uno stress al quale un uomo infermo che da anni convive con i postumi di un grave episodio ischemico, dovrebbe essere impedito di sottoporsi.
A fargli da corona il già citato e premuroso Pota, che peraltro, in soccorso del capo in palese stato di confusione e stanchezza, ha preso brevemente la parola per spararle grosse, il Bobo Maroni con il sempiterno sorrisetto stampato sul volto ma assai poco entusiasta, quel singolare personaggio che è la vicepresidente del Senato (come siamo messi male!) Rosi Mauro da S. Pietro Vernotico (Br), che urlava come un'invasata ballerina di taranta salentina "viva la Padania!", l'onnipresente Trota con l'espressione che il simpatico pesce d'acqua dolce assume dopo la bollitura e la ben nota e inquietante nomenklatura leghista, rappresentata dalla faccia terrea del viceministro Castelli.
Politicamente è successo poco, salvo il fatto che il Capo ha ammesso che il Governo ha commesso errori per poi rinnovare subito la prorogatio a un Premier bollito come e quanto lui, a meno che qualcuno non pensi, e magari ci creda pure, che la trovata propagandistica di trasferire ministeri a Monza abbia una qualche dignità politica.
La domanda da porsi è: con un governo sorretto da una presunta maggioranza imperniata su un leader in palese declino psicofisico e su un premier alle prese con le sue ossessioni e con i suoi processi c'è da stupirsi se, ad esempio, i brasiliani ci irridono per la faccenda Battisti, se Moody's ci declassa, se l'Europa ci considera una palla al piede?
Entrambi, B&B, sono al crepuscolo.
Se fossero i leader e non i padroni dei loro partiti, qualcuno, dall'interno, l'avrebbe già notificato ad entrambi.
Purtroppo, c'è da crederlo, non succederà.
C'è da augurare all'Italia che questo crepuscolo per niente malinconico arrivi rapidamente alla conclusione e non si trasformi in un lungo autunno desolato e desolante.
EP

venerdì 17 giugno 2011

LA CARITA'

Se una donna di 23 anni è costretta a vivere in un'auto ed in queste condizioni perde il figlio all'ottavo mese di gravidanza, è evidente che è venuto meno ogni diritto ed ogni garanzia minima di dignità umana”.

La vicenda di Grosseto dove una giovane donna egiziana ha perso il figlio all'ottavo mese di gravidanza perchè viveva da oltre due settimane in un'auto dopo essere stata sfrattata da un albergo della Curia a seguito della scadenza di una convenzione con i servizi sociali è da vedere sotto tutti i punti di vista ma il primo riguarda la salvaguardia della salute di una donna partoriente, che ha abortito a causa delle condizioni inumane in cui si è trovata a vivere. Diceva Sant'Agostino che nella carità il povero è ricco e senza la carità il ricco è povero: sarà la magistratura ad accertare eventuali responsabilità, ma in questa triste vicenda è soprattutto la carità ad essere scomparsa.
RICCARDO NENCINI

mercoledì 15 giugno 2011

BRUNETTA

L’atteggiamento assunto da Brunetta è quello di un ministro precario in un governo precario, giunto ormai al suo capolinea.

Il comportamento di Brunetta è sprezzante e inaccettabile e non è altro che il ‘continuum’ della linea assunta dal governo di centrodestra, fatta di gravi offese alla parte onesta del Paese. “Il ministro dovrebbe chiedere scusa ai lavoratori precari, nei confronti dei quali il governo Berlusconi non è riuscito a garantire certezze e tutele, determinando una “precarizzazione” tale per cui i giovani non riescono ad essere artefici del proprio destino.
I socialisti da sempre sono impegnati a sostegno dei diritti del “terzo popolo” che è figlio della società della conoscenza e che si muove senza diritti nel mondo del lavoro, ha una professione precaria e quasi sempre un titolo di studio in tasca, non ha certezze, non ha sicurezza, non ha tutele, non ha voce nel sindacato.
Il terzo popolo, caro Brunetta, sono i nostri figli e sono passioni che se ne vanno.

RICCARDO NENCINI

O TEMPORA O MORES!


Caterina Ferrero e Roberto Cota
Un tempo, neppure troppo lontano, per citare l'ineffabile Leoluca Orlando, nella società politica era invalsa la regola non scritta che "Il sospetto è l'anticamera della verità", fondamento di un vagheggiato sistema- stato basato per l' appunto sull'etica del sospetto che fu, nei primi anni novanta, il motore delle gogne mediatiche e delle conseguenti retate giudiziarie. Era sufficiente una chiacchiera da Transatlantico, un pezzo al curaro su qualche giornale e si finiva dritti nel tritacarne, al punto che un avviso di garanzia, da solo, era sufficiente a interrompere carriere politiche, far cadere governi, provocare dimissioni se non addirittura suicidi.
I socialisti, in materia, hanno molto da raccontare anche in considerazione del fatto che quelle tempeste in molti casi si dimostrarono tanto perfette quanto ingiuste, mietendo più di una vittima.
Nemmeno vent'anni dopo non sono sufficienti neppure provvedimenti giudiziari ben più gravi di un avviso di garanzia per indurre chi è investito da accuse di varia natura a compiere, quello che un tempo era definito con cinico eufemismo "un passo indietro".
Tralasciando le storiacce riguardanti il Premier e la sua faccia di bronzo, è esemplare, tra i tanti casi, il più recente, che riguarda la Regione Piemonte. Questa mattina l'Assessore Regionale alla sanità, Caterina Ferrero, del PdL, già indagata a piede libero per abuso d'ufficio e turbativa d'asta è stata posta ai domiciliari perchè, secondo gli inquirenti, "Agiva per motivazioni politiche personali e non per l'interesse della pubblica amministrazione: la misura si è resa necessaria perchè esisteva il rischio di ripetizione di reato".
L'assessore era indagata da tempo ma non si era mai dimessa dall'incarico nella giunta di Roberto Cota, limitandosi a restituire le deleghe e continuando a partecipare alle giunte.
E' superfluo qualsiasi commento, salvo ricordare che il Presidente della Regione Piemonte è tra i più autorevoli dirigenti della Lega Nord, i cui esponenti ai tempi di Tangentopoli brandivano urlanti nelle aule parlamentari i cappi da impiccagione rivolgendosi ai colleghi inquisiti.
Neanche a dirlo, c'è da stare sicuri: a Cota l'idea di dimettersi non sarà passata neppure per la testa.
O tempora o mores!
EP

lunedì 13 giugno 2011

BERLUSCONI KO

E’ l’unico dato certo. L’immagine del presidente del Consiglio, unita alle gravi deficienze del suo governo, sono alla base del risultato referendario, che viene dopo la doppia batosta di Milano e di Napoli. Si può ritenere che il disastro di Fukushima (con tanto di appelli di uomini di cultura e di spettacolo, qualcuno anche davvero fuori luogo e fuori tono) abbia influito alla partecipazione e cosi i due referendum sull’acqua pubblica, senza aggravi sulle tariffe. Vedremo dopo questi ultimi due referendum quali saranno le conseguenze pratiche. Mentre per il nucleare è evidente che l’Italia ha scelto di farne a meno, così come per i legittimi impedimenti e tutte le leggi “ad personam” che Berlusconi ci ha propinato in questi anni, senza mai fare una vera riforma della giustizia. Ma a me pare evidente il carattere eminentemente politico di questi referendum, così come quello delle elezioni di Milano e Napoli. C’è ormai nel paese una maggioraza di persone che è stanca di Berlusconi, delle sue continue esibizioni da uomo ricco mentre il paese è in ginocchio, delle sue crociate contro le televisioni da uomo proprietario di televisioni, delle sue promesse da marinaio sui principali problemi del paese. Ciò è chiaro e non è neanche tanto originale. In tutta Europa i governi sono in crisi e le opposizioni vincono. L’Italia berlusconiana faceva eccezione e adesso non la fa più. Ma qui, oltre alla mancata fiducia nel governo è molto più forte che altrove, adesso, la stanchezza e la delusione per i comportamenti del leader del governo, per la sua persona. E’ vero, gli italiani sono abituati a dare la maggioranza alle opposizioni dal 1994 ad oggi. E’ sempre avvenuto che i governi perdano le elezioni politiche successive. Così a me pare che il problema per la coalizione di centro-sinistra (e uso volutametne questo termine) non dovrebbe oggi solo essere quello di vincere le elezioni, cosa a mio avviso ormai abbastanza scontata (le può perdere solo con una serie di autogol a getto continuo), ma è quello di assicurare un governo che duri e che governi, che affronti i grandi problemi italiani: quello della crescita che non c’è, delle giovani generazioni senza lavoro, di un fisco ingiusto molto pagato dai meno e troppo evaso dai più, dello Stato che non funziona e rispetto alla riforma del quale ogni manifestazione di federalismo che aumenti le spese e le tasse non risolve, ma aggrava, il problema. E altro ancora. Per fare tuto questo non basta a mio avviso un coalizione capace di vincere mettendo insieme più o meno tutti gli antiberlusconiani e ancor meno la sola sinistra cosiddetta radicale con quella riformista. E’ troppo caldo ancora il fallimento del governo Prodi. Il centro-sinistra festeggi perchè ne ha diritto, ma rifletta sulla politica e sui nuovi compiti che l’attendono.
MAURO DEL BUE


I NUOVI SCONFITTI

Con il raggiungimento del quorum la gente si è riappropriata
di uno strumento che era stato reso inutile. Berlusconi e Bossi sono gli sconfitti, hanno scommesso sul fallimento, sull'astensione, hanno invitato a urne aperte a disertare il voto ma sono stati clamorosamente smentiti. Nel 1991 il referendum sulla preferenza unica segnò l'inizio della fine della prima repubblica. Venti anni dopo la parabola berlusconiana sta accelerando la sua fase discendente e lo splash down e il conseguente inabissamento è imminente. Ma inaspettatamente c'è un compagno di rovina. Quella Lega ritenuta forte e inossidabile ha perso la sintonia con il suo elettorato, il declino è iniziato e i suoi avversari possono affrettarlo.
I leader del centronistra che in questi anni sono stati sonoramente sconfitti da Berlusconi, che hanno permesso l'immonda legge elettorale del 2005 vedendone uno strumento della perpetuazione del loro potere, quei leader non possono guidare la rinascita del paese. Occorrono strumenti di coinvolgimento e partecipazione che non devono attivarsi solo se si è perdenti e ritirare quando ci si ritiene vincitori. Veltroni e i suoi epigoni scalpitano e tirano fuori la solita arroganza. Il popolo del centrosinistra, i dirigenti avveduti del Pd devono farli smettere. Infine una raccomandazione per il centrosinistra.
Gli avversari del referendum nei decenni scorsi hanno imparato a sommarsi all'astensionismo fisiologico rendendo inefficace la volontà popolare. Dopo Fukushima e il terrore nucleare, la partecipazione ha avuto un sussulto. Ma l'istituto su cui è stata edificata la Repubblica e resa più civile e moderna la società italiana non può vivere della notorietà dei disastri e della voglia di liberarsi di Berlusconi. Il centrosinistra vincitore alle amministrative e il centrodestra leale con lo spirito repubblicano, devono impegnarsi in una riforma semplice e virtuosa, risparmiando centinaia di milioni: abbinare sempre i referendum alle amministrative. Affermarlo ora per non dimenticarsene domani.

ALDO PENNA

SECONDO AVVISO DI SFRATTO

Il risultato numerico alla luce delle precedenti consultazioni, tutte fallite, e per i ripetuti e fallosi tentativi del Governo di affossare i quesiti, è straordinario, ma quello politico è eclatante e rafforza la mezza rivoluzione iniziata con il voto amministrativo di neppure un mese fa.

E' il secondo avviso di sfratto per Berlusconi ma ciò non significa affatto che il governo, come ci piacerebbe, stia per cadere da un minuto all’altro. Sicuramente ci saranno scosse di assestamento e prevedibili colpi di coda. I prossimi mesi saranno decisivi per delineare i valori in campo alle prossime elezioni politiche ed il centrosinistra dovrà sfruttarli bene. È ancora troppo marcato il deficit di riformismo e, se resta così, il futuro potrebbe essere meno propizio di questo presente amministrativo-referendario.

RICCARDO NENCINI

giovedì 9 giugno 2011

OSPITE DEL BRASILE. COME I CRIMINALI NAZISTI.

L'idea che tra qualche ora il pluriomicida e pluricondannato Cesare Battisti ciondolerà libero, beffardo e felice tra Copacabana e Ipanema, indigna e sgomenta quanti speravano che il Supremo Tribunal Federal di Brasilia rendesse giustizia alle famiglie delle vittime di un brutale assassino e alla giurisdizione di una nazione democratica, sovrana e storicamente amica dello stato sudamericano, cancellando l'inaudito atto di arbitrio compiuto dall'ex presidente Lula.

Se si disattendono così clamorosamente i trattati, se gli standard giuridici sono questi, il Brasile sarà pure una forza emergente sul piano della crescita economica, ma è evidente che l'epilogo di questa vicenda lo rende del tutto identico alla nazione che negli anni 50 e 60 ospitava e proteggeva i criminali di guerra nazisti.
Il caso Battisti e la sua conclusione segnala la scarsa credibilità raggiunte in questi anni dal nostro Governo e dalla nostra diplomazia sullo scenario internazionale. Suppongo che se al posto di Battisti il protagonista della vicenda fosse stato un terrorista dell'Ira o della Raf, e se gli interlocutori del Brasile fossero stati Gran Bretagna o Germania, la conclusione sarebbe stata totalmente diversa da quella che l'Italia oggi deve subire.
Una ragione di più perchè Premier e governo tolgano rapidamente il disturbo.
RICCARDO NENCINI

mercoledì 8 giugno 2011

QUATTRO Sì E QUATTRO FIRME PER CAMBIARE L'ITALIA.


Domenica 12 e lunedì 13 giugno le elettrici e gli elettori italiani sono chiamati alle urne per rispondere a quattro quesiti referendari che possono rappresentare, con il raggiungimento del quorum e la vittoria dei Sì, un ulteriore avviso di sfratto, dopo il chiaro segnale venuto dalle recenti elezioni amministrative, per il governo Berlusconi e la precaria maggioranza parlamentare che ancora lo sostiene. I socialisti invitano dunque a recarsi ai seggi e a votare quattro Sì. I temi oggetto del referendum sono infatti da anni al centro delle nostre battaglie.
In particolare è necessario sventare il tentativo del governo volto a perseguire una politica energetica basata sulla costruzione di nuove centrali nucleari, tema già sollevato nel 1987 dal Psi che fu tra i promotori di un analogo e vittorioso referendum, garantire che la giustizia sia davvero uguale per tutti, cancellando l'iniqua legge sul legittimo impedimento e rendere l'acqua un bene fruibile per tutti i cittadini pur nella consapevolezza che, su questa questione, occorrerà adottare interventi legislativi atti ad evitare che il monopolio delle aziende pubbliche sia assoluto non essendoci imprese collocate sul mercato che potrebbero invece favorire maggiore efficienza delle reti idriche con un costante monitoraggio e manutenzione degli impianti e, in virtù della concorrenza, ad un costo più basso per i cittadini. Sarà inoltre necessario modificare l'attuale normativa che, in tema di gestione dell'acqua, consente ai comuni di ricoprire la doppia veste di controllori e controllati.
L'occasione data della consultazione referendaria dimostra una volta di più quanto sia indispensabile cambiare l'Italia.
Muovendo da codesta convinzione abbiamo proposto all'attenzione dei cittadini quattro petizioni popolari per modificare l’attuale legge elettorale, cambiare il finanziamento pubblico ai partiti, per istituire una tassa equa sulle transazioni finanziarie e per innovare la legislazione sul lavoro, allo scopo di eliminare la precarietà e dare parità vera a uomini e donne.
Prosegue in tutta Italia la raccolta firme già avviata.
Chiediamo ai cittadini di aderire apponendo una firma su ciascuna delle petizioni.
Lo potranno fare recandosi presso i gazebo che i socialisti allestiscono in tutti i capoluoghi di provincia.
RICCARDO NENCINI




martedì 7 giugno 2011

IL CONSIGLIO DELL'ASSURDO

Riccardo Muti è giustamente e unanimemente considerato una delle massime eccellenze dell' Italia nel mondo.

Il Maestro rappresenta autorevolmente la grande tradizione musicale italiana che affonda le sue radici nel Medioevo ed è il miglior ambasciatore del patrimonio intellettuale e culturale del nostro Paese, a maggior ragione visti in tempi in cui le performances di chi ricopre ruoli istituzionali, ci rendono presso le altre nazioni, al minimo, oggetto di compassionevole commiserazione.
Non è semplice trovare parole adeguate per commentare e censurare quanto avvenuto ieri in consiglio comunale a Roma dove tre carneadi, Federico Mollicone, Andrea De Priamo e Lavinia Mennuni, neanche a dirlo esponenti di una corrente di exAN del PdL capitolino, seguiti in ordine sparso da altri consiglieri un pò distratti, con motivazioni tanto assurde quanto stupidamente strumentali hanno fatto mancare il numero legale al momento del voto per il conferimento della cittadinanza onoraria della Capitale al Maestro.
E' come se, mutatis mutandi, a suo tempo, a Parigi qualche ipotetico idiota si fosse messo di traverso quando fu conferita la Legion d'Onore, per esempio, ad Alexandre Dumas.
Appare doveroso citare i nomi di costoro per indicarli al pubblico ludibrio poichè "mettere in mezzo" il Maestro nelle grottesche dispute tra polli d'allevamento post fascista che insistono nel PdL capitolino, significa avere smarrito completamente il senso della decenza e del ridicolo.
In un paese normale una risata indignata seppellirebbe simili personaggi e il loro capo, nel nostro caso il sindaco Alemanno, al punto da indurli a togliere rapidamente il distrurbo.
Ma con l'aria che tira nei palazzi romani, c'è da scommettere che, al solito, purtroppo non succederà nulla.
EP

lunedì 6 giugno 2011

LE "SCUSE" DI VENDOLA A PISAPIA

Con un magniloquente videomessaggio indirizzato a Giuliano Pisapia, dai toni immaginifici, pieno di aggettivi ed assonanze retoriche, Nichi Vendola ha cercato di rimediare alla gaffe fatta in Piazza Duomo a Milano, quando ha rubato la scena davanti alle migliaia di milanesi di ogni colore politico che non fosse l’azzurro ed il verde, i quali festeggiavano l’elezione di Giuliano Pisapia. Il Presidente della Regione Puglia si è “scusato” per essersi fatto cogliere dall’entusiasmo del momento, che lo ha indotto ad usare il termine “espugnato”, parlando di una Milano definita “fortino e bottino della destra”. E sin qui, va bene, e passi anche la ridondanza degli aggettivi, quando sarebbe bastato un eloquio più semplice e comprensibile, anche perché, e detto per inciso, il termine “espugnare” ricorda un po’ troppo da vicino quella “gioiosa macchina da guerra” che condusse il centrosinistra alla disfatta del 1994, Ma dal videomessaggio di Nichi Vendola non è arrivato alcun rammarico per l’aver utilizzato la festa milanese allo scopo di tentare di “intestarsi”, per dirla in politichese, la vittoria di Pisapia, vista come utile a rilanciare la partita delle primarie. Ed è questo il dato politico, riguardo al quale non è arrivata nessuna rettifica. Sarebbe stato opportuno ricordarsi e ricordare che la vittoria di Pisapia, nella quantità e nella qualità dei consensi ottenuti, è stata la vittoria di un’idea di Milano e della politica che non è patrimonio esclusivo di alcuna parte, e che si fonda in buona sostanza sulla capacità di unire e non su quella di marcare le differenze, ragionando e facendo ragionare con quelle sobrietà e stile che Pisapia ha saputo mostrare.
Presumere che le numerose elezioni di sindaci del centrosinistra al primo turno ed ai ballottaggi indichino, oltre al ripudio del berlusconismo ed alla volontà di voltare pagina, anche la vittoria di una particolare visione del centrosinistra, sarebbe come voler trascurare una parte dei dati della realtà ed esaltarne altri, per addomesticarla a sostegno della dimostrazione di un proprio teorema. Operazione questa, rischiosissima, nel momento in cui è evidente che la sconfitta del berlusconismo è tutt’altro che conseguita, e che questa richiede, più che la dimostrazione di teoremi, la capacità del centrosinistra di convincere una larga maggioranza del Paese di saperne meglio interpretare le aspirazioni e l’interesse comune.

GIM CASSANO

domenica 5 giugno 2011

FACCE DI BRONZO


Roberto Formigoni
Questa è davvero bella: Roberto Formigoni nella sua pagina di Facebook se la prende Bruno Vespa che lo ha invitato a Porta a Porta "solo" una volta contro le 9 di Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte!
Ovviamente nel suo lamento Formigoni omette di parlare delle sue frequenti ospitate nei tg e in altri talk show.
Quelle sono "fuori sacco"? Non contano?
E' semplicemente incredibile che un esponente di uno dei partiti "maggiori", gli unici che il servile Vespa e i suoi soci in malefatte televisive prendono in considerazione, riesca a lagnarsi, con una faccia di bronzo che farebbe meglio a utilizzare in altre occasioni, per i supposti torti subiti, per il semplice fatto che il presidente della Lombardia "occupa" gli spazi televisivi che intrattengono il telespettatore, non solo per ragioni legate al suo ruolo ma persino per mostrare e commentare lo stravagante look che ha adottato recentemente.
Va bene la bulimìa da comparsate televisive ma un pò di decenza non guasterebbe.
Resta comunque ancora senza risposta la domanda che molti cominciano a porsi: i governatori di Piemonte, Lombardia e Puglia, veri stakanovisti dei talk show, non farebbero meglio a svolgere con maggiore assidutà il compito per il quale sono stati eletti, restandosene nelle loro regioni?
EP

venerdì 3 giugno 2011

UN'ATROCE BEFFA

Dopo pochi mesi dalla fine del secondo conflitto mondiale, tra il novembre 1945 e l'ottobre 1946, in meno di un anno, si celebrò a Norimberga il primo processo di un Tribunale internazionale contro i crimini di guerra e contro l'umanità.

Alla sbarra finirono i maggiori esponenti (almeno quelli sopravvissuti) della Germania nazista, resisi complici e responsabili della guerra d'aggressione voluta da Hitler e soprattutto dello scientifico sterminio di milioni di esseri umani, tra ebrei, zingari, omossessuali e prigionieri di guerra.
Furono inflitte condanne durissime ed esemplari, nella prospettiva di scoraggiare il ripetersi di simili orrori.
Com' era inevitabile, sin da allora, si è aperto, ed è lontano dall'essere concluso, un grande dibattito tra uomini di legge, storici ed esponenti della politica sulla legittimità dell'istituzione di una giurisdizione internazionale, in quel caso da parte delle nazioni che vinsero il conflitto, per giudicare i capi di una nazione vinta.
Quello della legittimità del Tpi è l'argomento che gli avvocati degli aguzzini responsabili dei massacri della guerra nella ex Jugoslavia (e con loro gli esponenti dei partiti ultra nazionalisti in Croazia e Serbia), brandiscono ogni qual volta ha inizio un procedimento contro uno di questi galantuomini. E' successo con l'ex leader serbo Slobodan Milosevic, il genereale croato Ante Gotovina ed è l'argomento usato per Radovan Karadzic nel 2008 e oggi per Ratko Mladic catturato pochi giorni fa, neanche a dirlo a Belgrado, dove come l'altro aguzzino serbo-bosniaco ha goduto per anni, di complicità e protezioni.
Precisato che la cattura di questi due scellerati sarebbe potuta avvenire alla fine delle ostilità, se solo i serbi non avessero frapposto mille ostacoli, come a più riprese ha denunciato Carla Del Ponte, che i crimini da loro perpetrati furono denunciati e documentati in tempo reale con testimonianze e abbondante e agghiacciante materiale filmato, che tale cattura è stata verosimilmente dettata dalla necessità dell'attuale governo serbo di accelerare (come già avvenuto con i croati) l'accesso all'UE, viene da domandarsi se le vittime della macelleria bosniaca avranno mai giustizia, in considerazione del fatto che, grazie all'estenuante battaglia processuale condotta dai legali di Karadzic da tre anni a questa parte che sarà, come annunciato oggi, replicata da quelli di Mladic, il processo rischia di finire alle calende greche senza che venga pronunciata una sntenza di condanna poichè il tempo e i finanziamenti concessi dall'ONU al Tpi si stanno esaurendo.
Per i superstiti e i famigliari delle migliaia di vittime di Sarajevo, Srebrenica e i villaggi bosniaci che finirono nelle grinfie dei boia di Pale, si profila dunque un'atroce beffa.
EP



mercoledì 1 giugno 2011

LA STECCA

I tanti, troppi devoti di Nichi Vendola, siano post comunisti in cerca d'autore, sedicenti socialisti che da tempo hanno smarrito il senso della loro identità, esponenti del mondo dell'informazione che lo hanno eletto a demiurgo di una nuova sinistra tanto logorroica quanto inconcludente, per nulla riformista e ancor meno affidabile e che acclamano il Governatore di tutte le Puglie neanche fosse la Madonna Pellegrina, sono serviti e, se ancora ne sono capaci, potrebbero iniziare ad interrogarsi sulla loro acritica militanza.

Non appena è apparso evidente il grande successo di Pisapia, l'esuberante leader di Sel, con l' astuzia levantina che contraddistingue le sue calcolate alzate d'ingegno, nel malcelato intento di "mettere cappello" al successo di Pisapia, è piombato in Piazza Duomo a Milano e nel pieno della festa per la clamorosa vittoria, senza che nessuno a quanto pare  lo avesse officiato, è saltato sul palco è si è lanciato in un tonitruante, retorico e confuso sermone in salsa cattocomunista suscitando, all'interno del csx non solo milanese, per usare un garbato eufemismo, molte perplessità, che Michele Brambilla su La Stampa riassume efficacemente:
http://www3.lastampa.it/focus/elezioni2011/articolo/lstp/405002/
Continua a restare senza risposta, anche alla luce di notizie che arrivano dalla sua regione, il quesito che molti si pongono: ma Vendola, anzichè abbandonarsi alle sue torrenziali narrazioni in giro per l'Italia, intervenire continuamente in alcuni (sempre gli stessi, peraltro) compiacenti talk show televisivi, non farebbe meglio ad occuparsi con maggiore attenzione e assiduità della sua Puglia, visto che ne è il Governatore?

L' evidente stecca che ha infilato a Milano e le reazioni che ha provocato dovrebbero indurlo a evitare in futuro sovraesposizioni che non giovano nè a lui, nè soprattutto al centrosinistra.
Come dicono a Milano: sperèm!
(Ma c'è da scommetterci: purtroppo per il csx e la Puglia, non sarà così)
EP