giovedì 31 marzo 2011

DIRITTO TRIBUNA PER IL PSI ALL'ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA - Partito Socialista - Primo piano

DIRITTO TRIBUNA PER IL PSI ALL'ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA - Partito Socialista - Primo piano

DEGRADO E CENSURA

Ho scritto oggi una lettera a Bersani, Bocchino, Casini, Di Pietro e Rutelli , segretari dei partiti d'opposizione presenti in Parlamento:




Condividiamo pienamente l’allarme lanciato per lo stato di degrado in cui versa l’informazione pubblica e il rischio, alla vigilia di queste elezioni amministrative, di un’ulteriore scadimento a tutto vantaggio della maggioranza di governo.
L’oscuramento assoluto è per noi socialisti una realtà quotidiana. In questi ultimi anni abbiamo subito una censura pressoché totale con qualche rarissima eccezione per i telegiornali e un’assenza totale dai contenitori informativi e dai programmi di intrattenimento. Un’unica intervista in due anni a Porta a Porta di Bruno Vespa, mai ospiti da Giovanni Floris mentre l’assenza dalle diverse trasmissioni Rai condotte da Michele Santoro, dura ininterrottamente, e scandalosamente, da oltre 15 anni.
Tutto questo non è normale. Non è democratico. Non è informazione pubblica.
Il Psi, escluso dal Parlamento in virtù della peggior legge elettorale che l’Italia repubblicana abbia mai avuto, continua ad essere presente nei consigli comunali e regionali e a rappresentare alcune centinaia di migliaia di cittadini, eppure la Rai, che per contratto dà conto anche delle minoranze linguistiche e religiose, se ne infischia e attua nei nostri confronti una censura settaria, ideologica, immotivata e ingiustificabile.
Chiediamo allora a voi, che avete rappresentanza parlamentare, dopo averlo ripetutamente e inutilmente chiesto alle Istituzioni, di essere anche la nostra voce e che la vostra protesta non si esaurisca nella legittima soddisfazione delle vostre richieste, ma tenga conto del diritto di tutti gli elettori a un’informazione completa ed equilibrata. Grazie.

RICCARDO NENCINI

mercoledì 30 marzo 2011

SIT IN. NENCINI: COSÌ L' OPPOSIZIONE PERDE LE ELEZIONI - Partito Socialista - Primo piano

SIT IN. NENCINI: COSÌ L' OPPOSIZIONE PERDE LE ELEZIONI - Partito Socialista - Primo piano

FORUM

Oggi a Lampedusa è arrivato Babbo Natale: un Babbo Natale fuori stagione e soprattutto fuori tempo massimo, che promette anche l'impossibile pur di distogliere l'attenzione dall'incapacità del governo di risolvere i problemi. Come già accaduto per il terremoto dell'Aquila, è probabile che la risposta al dramma dei migranti alla fine ci verrà data, ma solo in una nuova puntata di Forum.

RICCARDO NENCINI

DUE DOMANDE

 Federigo Argentieri
Il recente e più che sospetto attivismo francese relativo alla Libia, impone le seguenti domande:

1) Non sarà tale attivismo forse motivato dal desiderio di far fuori Gheddafi per impedirgli di raccontare come andò la vicenda dell’aereo di Ustica? Ai lettori più giovani che non sapessero di cosa sto parlando, suggerisco di consultare in archivio del Corsera i numerosi articoli pubblicati da Andrea Purgatori in materia
2) Non sarà tale attivismo causato, soprattutto dopo il ritorno di Juppé agli esteri, da motivazioni simili a quelle che portarono il governo francese non a coprire, ma a coadiuvare il genocidio rwandese del 1994, di cui sta per essere ricordato il 17° anniversario? Suggerisco a chi cadesse dalle nuvole di consultare questo link
http://www.lanuitrwandaise.net/actualites/communiques/le-retour-d-alain-juppe-aux,302.html
e  tutto il sito cui appartiene, nonché il libro di Jacques Morel ivi reclamizzato (1500 pagine,titolo: “La Francia al cuore del genocidio dei Tutsi”), per concludere con un altro sito il cui  nome è tutto un programma:
http://www.genocidemadeinfrance.com/
Per la cronaca, le motivazioni sottese a tale attivismo passato e presente sono il desiderio di promuovere l’egemonia francese (compresa la lingua) nel continente africano!

FEDERIGO ARGENTIERI

PROCESSO BREVE. NENCINI AL SIT IN DI QUESTA SERA DAVANTI ALLA CAMERA. - Partito Socialista - Primo piano

PROCESSO BREVE. NENCINI AL SIT IN DI QUESTA SERA DAVANTI ALLA CAMERA. - Partito Socialista - Primo piano

DONNE PROTAGONISTE DELLA STORIA D'ITALIA, CONVEGNO DEL PSI A FIRENZE

IMMIGRAZIONE. BOSSI E MARONI "FORA DI BALL" - Partito Socialista - Primo piano

IMMIGRAZIONE. BOSSI E MARONI "FORA DI BALL" - Partito Socialista - Primo piano

martedì 29 marzo 2011

MARONI? FORA DA I BALL

'Fora da i ball Maroni’, non i profughi che cercano solo di vivere.Chi sbarca a Lampedusa fugge la miseria, la dittatura e la guerra; ragioni più che solide per cercare ospitalità in Italia e in Europa. Maroni invece non ha giustificazioni per restare al Viminale. Per questo l’ignobile invito di Umberto Bossi dovrebbe essere rivolto al suo ministro degli interni che di fronte all’emergenza, si è dimostrato totalmente incapace di gestirla. Purtroppo però Bossi conferma solo la volontà della Lega di utilizzare cinicamente il tema come spot per l’imminente campagna elettorale.
RICCARDO NENCINI

SICILIA. DURA PROTESTA DI NENCINI PER LA DISCRIMINAZIONE VERSO IL PSI ALL'ARS - Partito Socialista - Primo piano

SICILIA. DURA PROTESTA DI NENCINI PER LA DISCRIMINAZIONE VERSO IL PSI ALL'ARS - Partito Socialista - Primo piano

MEGA SPOT ELETTORALE

Quanto sta avvenendo in queste ore a Lampedusa rafforza il sospetto che siamo di fronte a una deliberata drammatizzazione del problema.Stiamo assistendo a un gigantesco spot elettorale della Lega in vista delle elezioni amministrative. Non è possibile immaginare difatti la ragione per cui si sia scelto di stipare l’isola alla vigilia della stagione turistica provocando una comprensibile rivolta, nonostante lo stesso ministro leghista degli interni, Maroni, avesse previsto un’‘invasione biblica’ in seguito ai primi sconvolgimenti nel maghreb. Come mai non si sono trovate soluzioni alternative? La verità è che sono vent’anni che la Lega coltiva il suo elettorato esasperando le paure e le difficoltà dell’integrazione degli immigrati. Piuttosto dovremmo imparare a comportarci come una nazione civile anziché immaginare di risolvere il problema con navi piombate o cannonate sui barconi di profughi.
RICCARDO NENCINI

lunedì 28 marzo 2011

CHELL' CA' NUN S' FA' NUN S' SAP

Qualche giorno fa il leader di SEL, a tempo perso Governatore della Puglia, "uom di multiforme ingegno", essendo evidentemente a corto di narrazioni oniriche da propalare ai suoi sognanti adepti, si è esibito al teatro Petruzzelli di Bari, vestendo i panni di Masaniello (sic!) in una piece teatrale in compagnia del Procuratore Giancarlo Caselli che, manco a dirlo, interpretava un magistato inquirente. L'indomani, svestiti i panni dell'attore e reindossati quelli del narratore, a Milano (in Puglia s'era già fermato per troppo tempo) si è lanciato in un'intemerata affermando che la Regione Lombardia è ormai in mano alla mafia e alla 'ndrangheta, suscitando le ire del Cardinal Formigoni che per tutta risposta, arrotando vieppiù la sua curiale erre, l' ha definito un miserabile.Ora, a parte il poco edificante scambio di epiteti tra i massimi esponenti di due grandi regioni d'Italia che ne è seguito e che, da solo, la dice lunga sulle qualità politiche di entrambi i contendenti, pare di capire che la bulimia presenzialista dell'epigono del capo dei lazzaroni abbia tracimato al punto che ormai sembra fuori controllo.Tanto è vero che oggi il Procuratore antimafia Piero Grasso, di solito poco loquace, (a differenza di molti suoi colleghi), che in materia ne saprà forse più di lui, ha sottolineato come "Non sta in cielo nè in terra dire che il nord Italia sia diventato mafioso".
Occorrerebbe che, tra i suoi tanti impegni mediatici, il capocomico che dovrebbe fare il Governatore della sua regione, anzichè recitare e (stra)parlare di cose che non conosce e non attengono al suo ufficio si occupasse magari della perdurante azione invasiva della criminalità organizzata indigena pugliese che chiamasi Sacra Corona Unita e che non sembra proprio aver preso un periodo di vacanza.
A Napoli, patria di Masaniello, si usa dire che: "chell' ca' nun s' fa' nun s' sap"
EP

Donne Partito Socialista PSI. 26 marzo 2011

http://www.youtube.com/watch?v=6wK-yB1eHRA&feature=player_embedded

Donne Partito Socialista PSI: NENCINI: DEDICARE VIE E PIAZZE ALLE DONNE D'ITALIA...

Donne Partito Socialista PSI: NENCINI: DEDICARE VIE E PIAZZE ALLE DONNE D'ITALIA...: "I° convegno nazionale a Firenze su donne e unità d'Italia «Ogni amministrazione comunale italiana dedichi una via o una piazza a figure fe..."

domenica 27 marzo 2011

LAMPEDUSA, PICCOLA ISOLA...

Viene da interrogarsi come una nazione come la nostra, possa assistere alla sconvolgente tragicommedia che, va in scena da giorni sull'isola di Lampedusa senza che alcuno, tra i nostri pessimi governanti, abbia ancora concepito e realizzato uno straccio di piano degno di questo nome per uscire da un'emergenza che poteva, se non essere evitata, almeno fronteggiata con standard da paese civile.

Le immagini che vediamo quotidianamente, protagonisti gli sventurati abitanti dell'isola, di fatto lasciati da soli con migliaia di disperati migranti, abbandonati all'adiaccio in compagnia dei loro rifiuti ed escrementi, in un paese civile suonerebbero come la campana a morto per il premier, i suoi ministri inadeguati e imbelli e soprattutto per un personaggio primitivo e xenofobo come Umberto Bossi che seguita a ripetere ottusamente, a guisa di disco rotto, che i migranti "vanno respinti; e se tornano, vanno respinti di nuovo" che altro non è che un modo meno brutale per dire: "io non sono razzista, ma i meridionali, i negri e i marocchini stiano a casa loro", nobile argomento che era e resta la ragione vera dell'esistenza e, ahinoi, del consenso della Lega Nord.
"In fondo - penseranno certamente Bossi e i suoi seguaci - Lampedusa, piccola isola, si trova a sud del sud no? Che si arrangino i terroni!".
Con gente così ai vertici dello stato, possiamo ancora considerarci una nazione civile?
EP



sabato 26 marzo 2011

COME ANIMALI

L’attuale pressappochista e ondivaga linea politica dell’esecutivo nei confronti dell’insieme dell’area mediterranea poco ha a che vedere e molto da invidiare all’autorevole e concreta azione politica che contraddistinse gli anni del Governo Craxi. L’Italia oggi paga un prezzo molto alto per un deficit di autorevolezza e di lungimiranza politica: i processi di cambiamento e i problemi che da essi derivano sembrano essere più subìti che governati. Tardivamente si é intervenuto per arginare il flusso crescente degli immigrati provenienti dal Maghreb. Va detto a chiare lettere che l’idea del denaro in cambio di un rimpatrio non possa per nulla giustificare il fatto che lo Stato italiano ha ammassato come degli animali dei profughi sopra a un’isola e, tutto questo, non può essere tollerato per nessuna ragione al mondo, ci sia stata o no una scarsa collaborazione e solidarietà dagli altri paesi dell’Ue. E' auspicabile un rapporto bilaterale con i Paesi rivieraschi, ma il sostegno, neanche troppo velato, a una posizione che punta al mantenimento dello status quo in Libia rischia di inimicarci tutti coloro che rischiano la propria vita per camminare in una nuova era di diritti, di libertà e di dignità per tutti gli uomini nel Nord Africa.

BOBO CRAXI



venerdì 25 marzo 2011

E' RITORNATO L'ANCHISMO

Quanti luoghi comuni, quante contraddizioni e anche illogicità si sentono a commento dell’intervento armato, a difesa dei civili e degli insorti e su mandato dell’Onu, in Libia. Già ho trattato l’argomento del cosiddetto pacifismo di destra, tutto imperniato sui danni che all’Italia questo intervento potrebbe recare (i profughi, i clandestini, il prezzo del petrolio) e assolutamente insensibile rispetto al tema dei diritti del popolo libico, il primo dei quali è di non essere massacrato. E’ invece riemersa ancora la cosiddetta storia dell’anchismo. Insomma si dice, se è vero che Gheddafi è un tiranno se è vero che è in corso una repressione crudele, perchè allora non attacchiamo anche lo Yemen, e se si tratta di attaccare tute le dittature perchè non lo facciamo anche con l’Arabia Saudita, o addirittura, come qualcuno ha assurdamente asserito, anche la Cina? Tutto questo modo di ragionare serve, in sostanza, per giustificare il fatto che non si deve far nulla per nessuno. Siccome tutte le possibilità citate sono assolutamente impraticabili e in molti casi neppure giustificate (se mai si muovesse guerra in tutte queste direzioni gli stessi che oggi ci invitano provocatoriamente a farlo si opporrebbero ancora come maggiore forza), allora non si dovrebbe intervenire neppure in Libia. Bel modo di ragionare davvero. Ma anche in questo modo di ragionare c’è un sottointeso. E cioè: noi (l’Onu attraverso Francia, Stati Uniti e parzialmente l’Italia) interveniamo, in realtà, per interesse economico, per il petrolio e non per i diritti. Ecco allora perchè lo facciamo, solo in Libia e non altrove. Peccato che il petrolio ci sia anche altrove, dove non interveniamo, appunto lo Yemen e l’Arabia saudita. E peccato che in Egitto e in Tunisia, dove i quasi dittatori Ben Alì e Mubarak si sono comportati in modo diverso da Gheddafi, non siamo invece intervenuti perchè non ce n’era bisogno. L’accusa poi diventa anche contraddittoria. Perché nello stesso tempo in cui si accusa l’Occidente di attaccare Gheddafi per interesse, lo si accusa di averlo per troppo tempo difeso e vezzeggiato sempre per interesse. Due opposte annotazioni impossibili da stigmatizzare per il vecchio principio aristotelico della non contraddizione. Anche l’assurda contrapposizione tra difesa degli interessi e difesa dei valori è inconsistente. Anche il Piemonte fece l’unità d’Italia per interesse, ma l’unità fu in sé una buona cosa. Difendere i nostri interessi nazionali non è un reato, soprattutto se si sposa a buone cause civili. Mi pare che questo sia il caso. Adesso anche l’Italia deve fare autocritica, per la debolezza della propria posizione, per l’oscillazione dei propri comportamenti, per lo scarso peso che il governo ha esercitato nelle decisioni dell’Onu. Una volta il ministro degli esteri era Nenni, poi Moro, poi Andreotti, adesso c’è Frattini….


MAURO DEL BUE

giovedì 24 marzo 2011

MENO MALE CHE NAPOLITANO C'E'

Giorgio Stracquadanio,
il deputato pasdaran del PDL
L’attuale maggioranza ha perso ogni senso della misura e l’attacco di Stracquadanio al Capo dello Stato ne è puntuale conferma.

Oggi il deputato Giorgio Stacquadanio ha titolato il suo editoriale su Il Predellino, quotidiano online del Pdl, ''L'inopportuna nota del Quirinale''.
Chiamare a fare il ministro l’onorevole Romano, senza attendere che la giustizia avesse terminato il suo corso significa innescare una mina vagante per lo stesso governo, anche se Stracquadanio non se ne accorge. Di certo non si può pretendere dal Quirinale un silenzio complice sui comportamenti di una compagine politica che in poche settimane ha votato, senza ridere, la barzelletta di Ruby nipote di Mubarak, usato il modello ‘Aggiungi un posto a tavola’ per puntellare il governo e financo i consigli comunali di Roma e Milano e aggiunto a una giusta riforma della giustizia, l’ennesima legge ad personam sulla prescrizione breve. A Stracquadanio, e a chi per lui gli italiani rispondono: meno male che Napolitano c’è.
RICCARDO NENCINI



NORBERTO BOBBIO, SOCIALISTA


Allegato al Corsera di oggi un saggio di Norberto Bobbio. Di seguito la presentazione di Antonio Carioti apparsa nell'edizione di ieri del quotidiano milanese.
Leggi
http://archiviostorico.corriere.it/2011/marzo/23/Bobbio_linfa_vitale_ogni_democrazia_co_9_110323035.shtml

mercoledì 23 marzo 2011

LATTUGHE E MINISTRI

In Sicilia, si usa dire che in alcuni comuni si "chiantanu lattuche e cresciunu brianti" (si piantano lattughe e crescono briganti).Tra i comuni che, a torto o a ragione, meritano questo poco piacevole detto popolare (che è sempre preceduto dal canonico "minchia!") c'è Belmonte Mezzagno, poco più di 10.000 abitanti alle porte di Palermo, noto anche per il bellissimo panorama sul capoluogo e il suo golfo che si può ammirare dalla sommità di una delle sue contrade.Da oggi Belmonte sarà anche noto per aver dato i natali all'On. Avv. Saverio Romano che, dai e dai, è riuscito a diventare Ministro delle politiche agricole in ragione dei meriti acquisiti nella raccolta dei deputati trasformisti, pardon "responsabili", di cui è stato, insieme ai mitici Scilipoti e Razzi, uno dei più attivi protagonisti, diventandone persino il leader (!!).
Di per sè basterebbe questa sottolineatura per descriverne il non proprio esemplare profilo politico.
C'è solo da osservare come il Capo dello stato non abbia nascosto il suo malumore e la sua preoccupazione affidandole a una nota nella quale si augura come il neoministro possa al più presto chiarire la sua posizione rispetto, si legge, "allo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni".
In tempi neppure troppo lontani per il solo fatto di essere indagati i ministri si dimettevano.
Da oggi un'iscrizione sul registro degli indagati può essere tranquillamente aggiunta al curriculum vitae di un aspirante ministro (o sottosegretario, obviously) della Repubblica Italiana.
EP

martedì 22 marzo 2011

BHL

Bernard Henry Levy, fondatore
della scuola della nouvelle philosophie
Diciamo la verità: che tra i sostenitori, se non gli ispiratori in terra di Francia dell'operazione Odyssey dawn ci sia Bernard Henry Levy alias BHL, lo pseudofilosofo francese, stravagante sostenitore della non estradizione dell'assassino Cesare Battisti, che grazie alle indegne campagne promosse e sostenute da questo cattivo maestro e dai suoi supponenti amici della Rive-gauche, se ne sta tranquillo in Brasile al riparo dall' ergastolo che dovrebbe scontare per i suoi crimini in Italia, provoca non solo l'orticaria ma insinua più di un dubbio sulla buona fede dei francesi nella gestione dell'operazione e soprattutto sul loro fin troppo troppo sbandierato disinteresse

L'impressione, al contrario, è che stia riemergendo, sotto le mentite spoglie di un innaturale mix di grandeur post gollista e reducismo post esistenzialista dei nouveau philòsophes di cui Sarkò e BHL sono gli aedi, la mai sopita attitudine dei cugini transalpini di sentirsi la forza egemone del Mediterraneo, attitudine che risale ai tempi di Napoleone e delle sue poco commendevoli imprese in terra d'Africa, prodromiche al colonialismo francese (uno dei peggiori) in vaste aree dell'area.
Certo, gli interessi oggi sono diversi, ma il cattivo pensiero che dietro la dottrina dell'intervento a sostegno degli insorti oppressi dal beduino della Sirte, ci sia da parte franco-inglese ben altro, a fronte delle intemerate di BHL, ha più di un fondamento.
EP

A SENSO UNICO

Una parte della sinistra italiana deve uscire dall’ambiguità e riconoscere che è il popolo libico che va aiutato, non il dittatore sanguinario che lo opprime.Il pacifismo a senso unico è un vecchio vizio difficile a guarire. Ieri marciavano finendo per sostenere il totalitarismo sovietico, cinese e cubano, poi quello di Milosevic e Saddam, e oggi rischiano di fare lo stesso per quello del Rais di Tripoli. Anche in Libia oggi come nella Spagna del ’36, c’è una democrazia nascente a cui i popoli amanti della libertà devono dare un’opportunità. Cosa avrebbero fatto Vendola, Ferrero e Diliberto nel ’36? Si sarebbero arruolati nelle brigate internazionali o avrebbero manifestato contro la guerra facendo l’occhiolino a Franco?

RICCARDO NENCINI

IL PACIFISMO DI DESTRA

L’intervento in Libia, a difesa della resistenza a Gheddafi e su mandato dell’Onu, ha fatto emergere, per la prima volta, una sorta di pacifismo di destra nel nostro paese.Sarebbe meglio dire un “non interventismo egoistico”, ma se alla prevedibile e rituale contestazione comunista di Ferrero e Diliberto, che parafasando Chavez, ripropongono il vecchio slogan ”Americani go home”, oggi si aggiunge un vasto fronte di contestatori di destra, è giusto tentare di capire meglio. Se il non interventismo di sinistra, infatti, è un deja-vu, quello di destra è una novità i cui caratteri vanno meglio individuati. Ne colgo soprattutto tre: uno riferito alle conseguenze sul terreno dell’immigrazione interna, il secondo riferito al possibile danno sulle importazioni di materie prime, e dunque in particolare del petrolio, il terzo sulle incognite politiche dei nuovi alleati. Credo si tratti di questioni che non possono certamente essere sottovalutate. Ma, a parte il fatto che è tutto da dimostrare che non si sarebbe sviluppata una maggiore immigrazione dalla Libia qualora Gheddafi fosse stato lasciato libero di sterminare la propria popolazione ribelle e non si sarebbero verificate anche conseguenze sul prezzo e l’esportazione del greggio, non vedo come queste due preoccupazioni possano condizionare, anzi determinare, l’atteggiamento dell’Europa e degli Stati uniti nei confronti di un possibile genocidio. In questo caso, e la posizione di destra, allora, è anche tutto sommato coerente, i nostri interessi egoistici dovrebbero contare più dell’apporto umanitario, peraltro apertamente richiesto e oggi esaltato dai ribelli. Lasciamoli morire, insomma, per non avere, noi, possibili danni. Posizione che la Lega ha assunto e che alcuni autorevoli esponenti del centro-destra hanno in qualche misura fatto propria. Mi riferisco a Giuliano Ferrara, ieri favorevole all’intervento in Iraq non autorizzato dall’Onu e oggi assai perplesso di fronte a quello in Libia, attuato su mandato delle Nazioni unite. In lui c’è, ed è evidente, un atteggiamennto di ostilità nei confronti del presidente Obama, al quale egli ha sempre preferito il decisionismo di Bush. Anche questa questione, e cioè la presidenza democratica di Obama, condiziona oggi il pacifismo di destra. Com’eran belli i tempi in cui Bush, e prima di lui, Reagan, bombardavano a piacimento senza nessun mandato internazionale, coi muscoli e non con la ragione. Il terzo argomento dovrebbe essere, di contro, una forte motivazione per l’intervento.
Pensiamo alle possibili reazioni dei ribelli a fronte dell’indifferenza delle Nazioni unite. Le tendenze anti occidentali avrebbero avuto decisamente il sopravvento. Questioni tribali, integralismi islamici, vecchi rancori territoriali, sono certamente presenti nell’area della rivoluzione, ma è appunto la necessità di separare l’aglio dall’oglio, cioè le tendenze democratiche da quelle integraliste, il compito che ci attende e al quale non avremmo certamente potuto assolvere con l’indifferenza. Se il neo pacifismo di destra è una novità, ma è
assolutamente spiegabile, quello di sinistra è una sorta di parodia del passato. Un nuovo Vietnam, una nuova Corea, che di tanto in tanto s’affacciano come ricordi indelebili di vecchi compagni di scuola. Ieri con barba e capelli lunghi, oggi scantonati e imbiancati. Se l’Occidente non avesse mosso un dito a fronte della repressione di Gheddafi avrebbero ugualmente protestato e marciato per l’ignavia del capitalismo che continua a trattare coi dittatori. Visto che hanno deciso di muoversi, allora non cambia l’accusa. Lo fanno solo per interesse, per il petrolio. Come ribattere a due accuse uguali su due comportamenti opposti? Impossibile. E poi ancora. Ma se intervengono in Libia allora perchè non intervengono dappertutto, ovunque ci sono dittatori? Che mi ricorda la vecchia teoria del benaltrismo, che serviva a non parlare mai
di una questione alla volta. E che porta ancor oggi ad una conclusione assurda: ”E’ meglio non intervenire mai e lasciare tutto com’è”. Paradossale no? Credo che adesso la situazione sia delicata. Non sono certamente uno di quelli che credono che la coalizione risolverà in fretta la vicenda libica. Il mandato dell’Onu è troppo ristretto e non prevede nessuna occupazione di Tripoli. E dunque il problema che si
porrà sarà quello di conciliare il mandato avuto, esclusivamente in difesa della popolazione civile, con la dittatura di Gheddafi che, se restasse al potere, potrebbe diventare assai più pericoloso di prima. Ma questa è un’altra storia che nessuno, però, potrà trascurare.

MAURO DEL BUE

domenica 20 marzo 2011

DEAD MAN WALKING

Ieri, mentre Giorgio Napolitano, icona vivente dell'amor di patria e dell'orgoglio nazionale, mieteva nel compassato capoluogo subalpino consensi e suscitava l'entusiasmo dei cittadini, un terreo Silvio Berlusconi, a cui il pesante trucco conferiva un aspetto grottesco, si aggirava, tra gli stucchi dell'Eliseo a Parigi, saggiando in metafora, per dirla con Dante "si come sa di sale lo pane altrui", poichè prima del suo arrivo a Parigi la Clinton, Sarkozy e Cameron avevano già assunto, senza neppure peritarsi di consultarlo, la decisione di scatenare Odyssey dawn, l'operazione militare di No fly zone contro la Libia.

Il volto tirato e pallido dello screditato Premier italiano nel corso della conferenza stampa succssiva al vertice, le sue poco credibili spiegazioni, la servile e goffa offerta delle basi aeree italiane (da dove, se no, dovrebbero decollare gli aerei della coalizione, da Rejkjavik?) sono la plastica rappresentazione del livello in cui è precipitata l'Italia nel novero delle nazioni occidentali.
Ha un bel dire l'ineffabile La Russa "non siamo degli affittacamere".
Purtroppo la giornata di ieri ci ha dato la conferma che come tali ci considerano tanto le spocchiose cancellerie europee quanto il Dipartimento di stato Usa, certo anche grazie alle vicende personali, diplomatiche e politiche del Cavaliere e delle sue imbarazzanti amicizie, messo di fronte in patria ad un rosario di processi per reati tra i più infamanti, con una maggioranza parlamentare (semprechè la Lega, a fronte della novità libica, non decida di staccare la spina) nelle mani di gente come Romano, Scilipoti, Razzi e Pionati, tutti dietro l'uscio ad attendere famelici le promesse prebende e sinecure che tardano ad arrivare (e chissà se arriveranno mai) e infine, con la bomba umanitaria che sta deflagrando sulle nostre coste che, lasciati soli dall'Europa, non è ancora chiaro come gestiremo.
Stando così le cose anche ad uno spovveduto appare chiaro che Berlusconi, sul piano politico, altro non è che un "dead man walking", un uomo morto che cammina.
Come i suoi (ex) amici Mubarak e Gheddafi.
EP

venerdì 18 marzo 2011

UNA SUONERIA PER IL PLURALISMO

"Io devo guardare la televisione e dire 'ecco, le mie idee sono minoritarie, però li ci sono e domani potrebbero diventare maggioritarie".

Sono le parole di Michele Santoro, pronunciate nel corso della puntata di Annozero del 3 Marzo scorso.
Parole condivisibili una ad una, oro colato, ma che non trovano riscontro nei fatti né da parte del conduttore di Annozero né presso nessun altro talkshow politico/informativo lasciando ancora il Partito Socialista Italiano, e non solo, fuori dal sistema mediatico.
Alle parole di Santoro, così giuste, ho dedicato una suoneria mp3 per cellulari scaricabile gratuitamente dal sito
www.andreanesi.it/pluralismo
Invito tutti coloro che hanno a cuore la realizzazione in Italia di un sistema mediatico realmente pluralista a scaricarla ed impostarla come suoneria del proprio cellulare.


ANDREA NESI

GHEDDAFI CERCA UN SALVACONDOTTO

INTERVISTA DI BOBO CRAXI SULLA SITUAZIONE LIBICA

http://www.clandestinoweb.com/in-primo-piano/581024-intervista-a-craxi-rais-alla-ricerca-di-un-salvacon.html

giovedì 17 marzo 2011

VEXATA QUAESTIO

Se Nichi Vendola (che, c'è da crederci, prossimamente ci "narrerà", vivendo ormai stabilmente fuori dalla sua Puglia, che è il miglior Presidente di regione, per il solo fatto che ha scoperto di possedere il dono dell'ubiquità), ieri ha definito "ignobile" il talk-show di Bruno Vespa Porta a Porta perchè, a sentir lui " uccide il confronto e dunque non ci vado", Riccardo Nencini come dovrebbe definire, rimanendo in casa Rai, Ballarò e Annozero e i relativi autori e conduttori, considerato che mai, dicasi mai, gli hanno consentito, da che è stato eletto segretario del Psi (luglio 2008), di intervenire nelle loro trasmissioni, divenuti salotti esclusivi riservati ai pochi eletti graditi agli autoproclamati campioni e difensori del pluralismo dell'informazione?

EP

mercoledì 16 marzo 2011

UN PAESE A COLORI

Gli sbarchi a Lampedusa continuano numerosi ormai da giorni. I centri di accoglienza, ridotti al limite delle capacità numeriche, non sono più in grado di offrire ospitalità ai tanti che arrivano in Italia sui c.d. barconi della speranza. Questi mezzi fatiscenti sono anche protagonisti di incidenti in mare le cui vittime sono appunto immigrati ricchi di sola speranza. In questo quadro pieno di immagini drammatiche, ci sono persone che arrivano a Lampedusa con la certezza di essere persone migliori degli immigrati, dichiarando la loro completa avversione verso l’arrivo di quei disperati, portatori malati di un’ideologia riferibile al secolo passato e non più accettabile da alcun uomo capace di intendere. I vari Borghezio o Marine Le Pen dimostrano non solo profonda irresponsabilità nell’atteggiamento che stanno assumendo verso questa vicenda, ma anche una profonda ignoranza riguardo alla storia dell’Italia, al nostro passato, ai nostri emigranti. Se da un lato è vero che Lampedusa è al limite del collasso, che l’Italia da sola non può ricevere tutti gli extra comunitari che stanno arrivando, che l’Europa se ne sta elegantemente lavando le mani, dall’altro non si può chiudere la porta e fingere che quanto sta accadendo non ci riguardi. L’ambiguità con cui il nostro Governo sta affrontando il “caso Libia”, mette l’Italia in una posizione di fragilità verso le altre potenze europee, ma questo aspetto viene occultato da atteggiamenti razzisti e non propositivi alla risoluzione del problema. Nella settimana dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia vorrei fare un parallelo tra gli attuali disperati che arrivano in Italia in cerca di democrazia, diritti e libertà, ed i nostri emigranti che sono partiti per andare a cercare carbone in Belgio, in Francia, democrazia negli Stati Uniti, lavoro in Sud America, come uomini soli, poveri ed ignoranti, proprio come i disperati di Lampedusa. In tutto ciò c’è solo una differenza: gli italiani avevano ad aspettarli la Statua della Libertà, il Cristo che sovrasta Rio, i villaggi delle centrali a carbone; i clandestini di oggi solo un centro di accoglienza oltre i limiti del sovraffollamento, politici irrazionali che li odiano e come unica prospettiva una vita da clandestini nell’Italia dai mille colori.

CLAUDIA BASTIANELLI

lunedì 14 marzo 2011

PIEDI D'ARGILLA

Come già fu per Chernobyl, anche dal disastro di Fukushima ci arriva una terribile lezione: il sistema di produzione dell'energia attraverso megacentrali che impattano sul territorio e l'ambiente è il passato, non il futuro.

Noi socialisti italiani abbiamo indicato questi temi almeno dal 1987 e siamo dunque in piena sintonia con i socialisti europei quando affermano che ‘l'impiego dell'energia nucleare non è sostenibile e deve essere gradualmente ridotto in tutta l'Unione Europea’.
Le grandi centrali nucleari, in particolare, sono giganti dai piedi d'argilla.
Il futuro è nelle energie rinnovabili e in tecnologie governabili in maniera democratica, senza quei problemi di trasparenza, sicurezza e verifica delle informazioni a cui stiamo assistendo in queste ore.

LUCA CEFISI



I SOCIALISTI E L'ITALIA

INTERVISTA A RICCARDO NENCINI DI CARLO CORRER

http://www.youtube.com/user/PartitoSocialistaPSE

RIFARE L'ITALIA. ORA. ROMA, 13 MARZO 2011

IL DIBATTITO ALLA FESTA DEL SOCIALISMO TRICOLORE CON RICCARDO NENCINI, ROSY BINDI, PIER FERDINANDO CASINI

mercoledì 9 marzo 2011

PERSONA NON GRADITA


L’Italia dovrebbe dichiarare il leader della destra francese, Marina Le Pen, in procinto di partire per Lampedusa dove intende svolgere una dimostrazione xenofoba, persona non gradita. E’ il classico caso, purtroppo ben presente anche nel nostro Paese, di personalità politiche che intendono farsi pubblicità sulle disgrazie altrui: questo è inaccettabile.
Se non verrà fermata alle nostre frontiere, è bene organizzare un comitato di accoglienza e di respingimento dei provocatori razzisti.

                                                                             BOBO CRAXI

UN NUOVO RISORGIMENTO PER L' ITALIA

BENZINA, OH CARA!

Nomisma energia ha recentemente calcolato, che in media un greggio di buon livello, tra costo industriale di estrazione, trasporto in raffineria e realizzazione dei diversi derivati, viene a costare circa 3 centesimi/litro. Quindi un prezzo, decisamente infinitesimale rispetto agli attuali 157 cent/l pagati dall’utente alla pompa di benzina. I fattori che determinano questa esplosione dei costi sono, con buona approssimazione, essenzialmente tre. Il primo riguarda la rendita pagata ai paesi produttori di petrolio, che trascina, in questi giorni, il costo da 3 a circa 55 cent/l. Il secondo è rappresentato dal margine lordo dell’industria petrolifera che pesa ulteriori 16 cent/l. L’ultima causa, la più consistente, interessa la tassazione ( Accise e Iva ) che incide per i restanti 86 cent/l. In un mondo normale, tutto ciò verrebbe considerato un autentico furto nei confronti dei consumatori. Se poi consideriamo, che nelle cosiddette accise figurano ancora i contributi relativi alla guerra in Abissinia del 1935, per finire con quelli del rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri 2004, si passa dalla tragedia alla farsa. Per concludere alcuni dati spicci. Ogni giorno in Italia si erogano circa 110 milioni di litri di benzina, per un ricavo, al prezzo medio di 1,5 euro/l, di circa 165 milioni di euro. Nell’anno quasi 60 miliardi di euro di ricavi, per un totale di tasse, pagate dai fruitori allo Stato, di poco inferiore ai 33 miliardi. Non c’è che dire, una ottima entrata, che per di più, cresce all’aumentare del costo della benzina.


GIOVANNI COLAIS

martedì 8 marzo 2011

UNA DOMANDA A GIOVANNI FLORIS

Caro Floris,
il contesto e i contenuti, per molti aspetti condivisibili, dell'intervista da lei rilasciata nella puntata di “Che tempo che fa” dello scorso 5 marzo, mi induce, senza ricorrere a perifrasi, a porle una semplice domanda.
Dopo alcune precisazioni, incalzato dall'intervistatore, lei ha affermato, di essere di formazione culturale liberal-socialista.
Successivamente ha sottolineato di essere il solo a decidere su quali sono gli ospiti politici che intervengono alle puntate di Ballarò.
Le domando dunque perché a Ballarò venga data ospitalità e voce a esponenti di tutte le culture politiche italiane, vere e anche presunte, fatta eccezione per chi della cultura politica liberal-socialista in questo Paese è espressione, a cominciare dal segretario nazionale del Psi Riccardo Nencini.
Mi auguro di ottenere una risposta.
Cordialmente

ORESTE PASTORELLI


Roma, 7 marzo 2011

Questa lettera è stata recapitata ieri alla redazione del programma Ballarò (n.d.r.) 

CONTINUONS LE COMBAT

Ieri sera, il direttore dell'EMG Fabrizio Masia, uno che di sondaggi e di flussi elettorali ne capisce come pochi (e quasi sempre "ci prende"), commentando il suo consueto report sulle intenzioni di voto del lunedì per il TgLa7 di Enrico Mentana, osservava, a proposito del "rimbalzo" verso l'alto di Fli, Udc e Sel, come sia fondamentale, per aumentare i
consensi, ancorchè virtuali, la presenza  nei talk show e nei notiziari televisivi, dei leader di partito.
L' EMG, con Digis uno dei pochi istituti di ricerca che testa il Psi, nello stesso sondaggio, ha stimato il Psi all'1.2%, con una crescita di 3 punti decimali in 15 giorni.
Sapete quante volte il leader del Psi in queste 3 settimane è apparso in talk show o nei tg?
Neppure una, mentre, Fini e Vendola, per citarne solo due, tra Rai e Tv commerciali, sono stati costantemente sotto l'occhio delle telecamere.
Ecco, di seguito, tre esempi che la dicono lunga sul modo singolare che adottano le redazioni e i conduttori dei talk show televisivi nel decidere chi partecipa alle trasmissioni.
1) A Ballarò di Giovanni Floris, sedicente liberalsocialista (sic!), tra gli assidui frequentatori della trasmissione troviamo spessissimo esponenti di partiti e movimenti che tutti i sondaggi danno ben al di sotto della soglia dell' 1%.
Nencini non è mai stato invitato.
2) In Onda, talk show serale del week-end de La7 condotto dall' àlgida giornalista santoriana Luisella Costamagna e dal genero del fu Enrico Berlinguer, Luca Telese, ha ospitato, in poco più di 6 mesi Nichi Vendola e le sue bizantine narrazioni per ben 10 volte.
Nencini, neanche a dirlo, mai.
3) Il 4 e 5 marzo si è svolta ad Atene la riunione dei leaders del Pse, la seconda formazione politica europea, a cui ha partecipato il Leader del Psi, unico partito italiano aderente.
Nessun telegiornale italiano, neppure nelle edizioni antelucane del mattino o della notte ne ha dato conto.
Si potrebbe proseguire a lungo con altri esempi, legati magari alla carta stampata, che vi (e ci) risparmiamo.
Nelle condizioni descritte, oltretutto in presenza di istituti di ricerca che, per compiacere le committenze, o non testano il Psi o lo fanno in modo generico, inesatto o approssimativo, i dati dell'EMG (1.2%) e di Digis (1.4%), che collocano il Psi ben al di sopra del risultato ottenuto nelle politiche del 2008 (poco meno dell' 1%), stante l'oscuramento mediatico e la non presenza dei socialisti in Parlamento, assumono il valore di un viatico che incoraggia i socialisti a proseguire con sempre maggiore impegno nel loro difficile cammino.
Non adagiandosi certo su effimeri allori.
Continuons le combat.
EP









lunedì 7 marzo 2011

ATENE. 4 E 5 MARZO 2011. LA CONFERENZA DEI LEADERS DEL PSE


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DONNE D’ITALIA: LA FORZA DEL PAESE

Le donne italiane sono la forza del nostro Paese. Non si tratta di una frase di circostanza, ma di una costatazione che, in coincidenza con i festeggiamenti dei 150 dall’Unità d’Italia, assume un valore ancora più rilevante. Dal quel 1861 la situazione delle donne italiane è molto cambiata, si è evoluta, c’è stata la conquista di importanti diritti: il suffragio universale, il diritto all’aborto ed al divorzio, le quote rosa con la conseguente maggiore partecipazione delle donne nella vita sociale, politica ed imprenditoriale del Paese; l’abolizione del delitto d’onore che vedeva come vittima principale il gentil sesso. In questi 150 anni le italiane hanno assunto sulle loro spalle anche responsabilità gravi da portare ed in occasione delle due guerre mondiali che ci hanno visti protagonisti, hanno lavorato sui campi e nelle cucine, crescendo da sole i loro figli e comportandosi da uomini e da donne contemporaneamente, come solo chi ha davvero coraggio sa fare. Hanno saputo scendere in piazza per gridare la loro volontà di riscossa verso gli uomini che per troppo tempo le hanno trattate solo come un mezzo di lavoro e riproduzione, ignorando verso di loro il significato della parola rispetto. Sono riuscite però anche ad apprendere dagli uomini la capacità di scendere ai più vigliacchi compromessi, a vendersi per raggiungere i loro obiettivi, ad arrendersi alle impari opportunità che affliggono la società del ventunesimo secolo. Tante conquiste dunque, ma anche tanti errori che rendono le donne italiane speciali nel loro saper essere contemporaneamente una, nessuna centomila, come direbbe il grande Pirandello. Cari uomini italiani dovreste solo ringraziare le vostre compagne, madri, sorelle e figlie per aver contribuito insieme a voi a creare questo splendido Paese in cui viviamo, un Paese con tanti problemi forse, dal quale però non riusciamo a slegare il cordone ombelicale dato dall’orgoglio vero di essere italiani. In occasione della ricorrenza dell’otto marzo, festa internazionale della donna, gli auguri sono doverosi ed arricchiti di un pizzico di fierezza per l’appartenenza a questo forte, gentile e combattivo genere femminile. L’augurio che mi faccio e che faccio a tutte le italiane è che tra cinquant’anni, in occasione del bicentenario dell’Unità d’Italia, non ci sia più violenza verso le donne, non ci sia più bisogno di quote rosa, non ci siano più donne pronte a vendersi per un risultato, non ci siano più discriminazioni sul lavoro, non ci sia più l’otto marzo così come concepito ora… solo se tutto ciò non esisterà più avremo davvero vinto la nostra battaglia, vivremo davvero nelle pari opportunità. Auguri a tutte le donne!


CLAUDIA BASTIANELLI
Responsabile Pari Opportunità FGS

PROMUOVERE LA CULTURA DEL RISPETTO

ROSA LUXEMBURG
L'8 marzo giornata internazionale della donna ci porta a ripensare quante conquiste sociali e politiche sono state raggiunte nel secolo scorso grazie all’impegno e ferma volontà di tantissime donne e uomini.

Nel VII Congresso dell’Internazionale socialista del 1907, dirigenti come Rosa Luxemburg e Clara Zetkin posero la questione femminile e la rivendicazione del diritto di voto alle donne. Il Congresso votò una risoluzione nella quale si impegnavano i partiti socialisti a “lottare energicamente per l’introduzione del suffragio universale delle donne”. Alcuni giorni dopo si tenne una conferenza dell’ internazionale, nella quale si decise la creazione di un Ufficio di Informazione delle donne socialiste e Clara Zetkin diresse la rivista "Die Gleichheit "L’uguaglianza", che divenne l’organo dell’Internazionale delle donne socialiste.
Nel 1908 a Chicago, ad una conferenza del Partito socialista americano, Corinne Brown che presiedeva, a causa dell’assenza di un oratore, pose in discussione lo sfruttamento lavorativo delle operaie in termini di basso salario, orario di lavoro, discriminazione sessuale e diritto di voto. Fu chiamato “Woman’s Day” e da qui negli Stati Uniti fu celebrata il 28 febbraio 1909 la giornata della donna.
Il 900 è stato quindi un secolo di grandi sfide e conquiste, dal punto di vista dei diritti e le donne hanno lottato tra mille difficoltà per raggiungere traguardi importanti. Oggi i percorsi di emancipazione ci hanno portato a livelli di partecipazione importanti, anche se il nostro Paese continua ad essere fanalino di coda rispetto ad altri Paese Europei che negli anni hanno investito sulle competenze delle donne, sul loro senso etico della politica, sulla loro capacità di mettersi al servizio della collettività. In Italia invece vi è la tendenza sempre più pressante negli ultimi anni, da parte di certa televisione, giornali e politica , a considerare le donne una sorta di “arredo urbano” o oggetto di scambio sessuale che è veramente offensivo, ma che soprattutto non ci appartiene.
Noi vogliamo cambiare, invertire una rotta che propone modelli sbagliati, lo vogliamo fare perché pensiamo ad un mondo comune di valori per i nostri giovani e perché riteniamo di poter dare concretamente un contributo alla ripresa del Paese.
In materia di diritti c’è ancora molto da fare, per una società che si definisce civile sono troppe le donne vittime di abusi e violenze, diffuse a vari livelli e in qualsiasi ambito sociale, sovente all’interno di quegli istituti comunemente sentiti rassicuranti come la famiglia o il luogo di lavoro. Occorre aumentare i servizi, promuovere una cultura del rispetto ma anche leggi adeguate, occorre far sentire che vi è una presa in carico, per poter spezzare quella che è comunemente chiamata la catena del silenzio e della paura.
Nelle società complesse come la nostra e tante altre, dove ormai si incrociano tante culture diverse è necessario individuare un terreno comune di dialogo e di ascolto perché sempre più donne possano essere protagoniste della propria storia e non in quanto appartenenti a qualcuno. Ecco perché l’8 marzo è un giorno speciale, per ricordare che le donne note e non, hanno segnato la storia e il progresso delle società, durante le guerre e in tempo di pace, lo hanno fatto con intelligenza, caparbietà e coraggio. Noi vogliamo essere degne di loro e protagoniste del nostro futuro, ecco perché le donne socialiste vogliono rinnovare la politica e vedere rispettati i diritti di donne e uomini secondo principi di giustizia, libertà e pari opportunità.

RITA CINTI LUCIANI
Responsabile nazionale pari opportunità PSI







UN OTTO MARZO SPECIALE

Clara Zetkin
L'otto marzo di quest'anno è speciale perché ricorre il centesimo anniversario della prima giornata internazionale delle donne. Nel 1910, 58 delegate che provenivano soprattutto da Austria, Svizzera, Germania e Danimarca si riunirono a Copenaghen nel secondo Congresso dell'Internazionale Socialiste Donne e, su iniziativa della tedesca Clara Zetkin, lanciarono la proposta di indicare una giornata di marzo durante la quale ogni anno tutte contemporaneamente le donne dei diversi Paesi rivendicassero i loro diritti e manifestassero solidarietà internazionale. La proposta non solo venne immediatamente approvata, ma altrettanto convintamente messa in pratica: il 19 marzo dell'anno successivo un milione di donne scese nelle strade a manifestare per chiedere diritti politici e diritto al lavoro.

Spesso si fa coincidere l'otto marzo con l'incendio di una fabbrica di camicie di New York in cui morirono 146 persone, soprattutto giovani donne immigrate dall'Italia e dagli shtetl dell'Europa orientale. In realtà l'incendio avvenne il 25 marzo, pochi giorni dopo la prima manifestazione internazionale delle donne, e i due fatti rimasero così collegati fra loro che li si associa entrambi all'otto marzo.
E' giusto mantenere il legame fra i due eventi perché l'uno e l'altro diedero avvio alla legislazione sul lavoro: il primo con un'azione di richiesta e protesta esplicita, il secondo a causa dello scandalo che la tragedia suscitò. Una tragedia che più propriamente si sarebbe dovuta definire massacro, perché causata dall'assenza di minime misure di sicurezza che una fabbrica, situata ai piani alti di un palazzo, doveva prevedere.
Washington Place, a New York, è la piazza dove ancora si trova l'edificio della tragedia, e ci vado ogni anno in una sorta di pellegrinaggio tra fine febbraio e i primi di marzo, in occasione della sessione della Commissione sulla Condizione delle Donne delle Nazioni Unite, a cui partecipo da sedici sessioni consecutive, come presidente dell'Internazionale Socialista Donne.
Quest'anno il mio “pellegrinaggio” ha avuto una meta diversa, il cimitero di Evergreen, al confine tra Brooklyn e i Queens, dove i Newyorkesi hanno eretto un monumento di pietra, un bassorilievo raffigurante una donna inginocchiata, dedicato alle ultime sei vittime dell'incendio, mai identificate e sepolte in una bara comune a causa dello strazio dei corpi causato dalle fiamme.
Dopo cento anni, grazie alla dedizione di un ricercatore, Michael Hirsch, le vittime sono state identificate e così, in occasione del centenario, il nome di ciascuna di esse sarà letto nella cerimonia di commemorazione.
In seguito a questa identificazione, forse i e le Newyorkesi, sempre efficienti, cambieranno il monumento o anche solo la dedica. Il ricordo però delle origini delle lotte per i diritti al lavoro e i diritti politici delle donne e dei sacrifici che hanno consentito alle generazioni successive di aver una qualità di vita migliore non vanno dimenticati. Anche a questo serve l'otto marzo.

PIA LOCATELLI
Presidente dell' Internazionale Socialista Donne

domenica 6 marzo 2011

LA (SOLITA) DOPPIEZZA

Non è per la solita tigna che ci accompagna ma è inevitabile osservare come nell' importante riunione dei leaders del Pse di Atene nella quale si è discusso di strategie per uscire dalla crisi si è nuovamente registrata l'imbarazzante e surreale situazione in cui a rappresentare l'Italia vi fossero, oltre al segretario nazionale del Psi Riccardo Nencini e il tesoriere Oreste Pastorelli, in rappresentanza dell'unico partito italiano che aderisce al Pse e all'Internazionale socialista, anche il leader del Pd Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema, quest'ultimo probabilmente nella veste di presidente della Feps.

Vedere il leader del Pd e con lui l'ex "lider Maximo" dei Ds, entrambi con all'occhiello della giacca ben visibile il simbolo del Pse, posare per la tradizionale foto di famiglia, a noi socialisti fa piacere e speriamo sinceramente che possa essere il primo passo nella direzione di consentire al Pd di uscire dall'equivoco della propria collocazione europea, con il quale convive sin dalla sua nascita.
Certo, una rondine non fa primavera: mentre si svolgeva nella capitale greca un evento di assoluto interesse per la sinistra riformista europea (che si chiama solamente "socialista"), il sistema mediatico nostrano, lo ignorava del tutto, verosimilmente per evitare imbarazzi a Bersani e D'Alema o meglio, per dirla con Claudio Cerasa del Foglio, per evitare la probabile "grande indignazione dei cattolici del Pd".
Inoltre il sito web del Pd ha fatto il resto, confezionando, all' uopo, una notiziuola che è un piccolo capolavoro che ricorda la solita e ben nota "doppiezza" e che, se non fosse una cosa terribilmente seria, oggi farebbe solo sorridere.
Leggete un pò.....
http://beta.partitodemocratico.it/doc/204229/pier-luigi-bersani-ad-atene-per-riunione-progressisti-europei.htm

EP

sabato 5 marzo 2011

PSE: L' EUROPA NELLE MANI SBAGLIATE


ATENE. IL CORDIALE INCONTRO TRA GEORGE PAPANDREU, PRIMO MINISTRO GRECO E PRESIDENTE DELL'INTERNAZIONALE SOCIALISTA E RICCARDO NENCINI, SEGRETARIO DEL PSI

 http://www.partitosocialista.it/site/artId__3403/306/604-PSE__L__EUROPA_NELLE_MANI_SBAGLIATE.aspx

ATENE 4-5 MARZO 2011

LA FOTO DI FAMIGLIA DEI LEADER SOCIALISTI EUROPEI CONVENUTI AD ATENE

venerdì 4 marzo 2011

EN ATTENDENT.....

Michele Santoro ha aperto la puntata di Annozero di ieri parlando di pluralismo dell'informazione quale opportunità per le minoranze di accrescere il proprio consenso e un domani, perchè no, divenire maggioranza.

Ne siamo lieti: attendiamo dunque l'invito di un esponente del Psi per una delle prossime puntate di Annozero, così come lo attendono tutte le forze non rappresentate in Parlamento, fatta eccezione per Sel e La Destra che egli ha più volte ammesso nel suo salotto, escluse sistematicamente dal sistema mediatico.
O forse per Santoro le minoranze hanno diritto alla rappresentanza solo in Libia?

ANDREA NESI

giovedì 3 marzo 2011

TASSE SU TASSE

Giovanni Colais
In questi ultimi giorni siamo stati sommersi da un insieme di dati, riguardanti principalmente le “ tasse “. Uno degli argomenti ha riguardato la pressione fiscale che per il 2010 ( fonte Istat ) è scesa al 42,6% rispetto al 43,1% del 2009. La pressione fiscale viene calcolata come rapporto tra l’ammontare delle imposte e il prodotto interno lordo, e quindi può scendere o salire in funzione dei due quozienti. Nella fattispecie il PIL 2010 è cresciuto dell’1,3%, rispetto a quello del 2009 ( 1521 miliardi di euro, il più basso in assoluto degli ultimi anni ), raggiungendo quota 1.549 miliardi di euro e le imposte sono passate da 655 (2009) a 660 (2010) miliardi. E’ un indicatore importante che rimane comunque alto, di almeno 3 punti percentuali, rispetto alla media dei paesi europei. Ma questa percentuale pur consistente non è quella effettiva. Infatti se guardiamo ad un altro dei dati forniti ultimamente, che interessa l’economia sommersa, un valore che oscilla tra il 16,1 e il 17,8% del PIL, in concreto dai 250 ai 280 miliardi di euro non tassati, ma inseriti nel calcolo del PIL , è facile dedurre che la pressione fiscale, tra chi paga regolarmente le tasse, raggiunge valori superiori al 51%.  Una base imponibile di 250-280 miliardi, si traduce in una perdita annua di gettito fiscale intorno ai 115-120 miliardi di euro, dovuta al fenomeno della frode fiscale e contributiva. Per dare un significato reale a questo valore, recuperando questo gettito, ogni anno potremmo pagare gli interessi sul debito pubblico (circa 80 miliardi) e con il resto affrontare una sostanziosa manovra finanziaria. Un altro tema interessante riguarda il cosiddetto decreto mille proroghe, recentemente approvato dal Parlamento. Al di là delle numerose nuove tasse introdotte, ve ne sono alcune davvero particolari, che riguardano le Regioni colpite da calamità naturali. Per queste comunità si prevede di coprire gli oneri derivanti dalla particolare situazione, aumentando le imposizioni tributarie della Regione e elevando la misura dell’imposta regionale sulla benzina di autotrazione fino a 5 centesimi il litro, ulteriori rispetto alla misura massima consentita. Per i Comuni e le Provincie della Regione, si possono aumentare le addizionali all’accise sull’energia elettrica. Al di là della particolarità di cittadini colpiti da tragedie naturali che vengono aiutati aumentandogli le tasse, occorre ricordare che sia sulle accise che sulle addizionali viene pagata l’IVA, cioè una tassa sulle tasse, che va direttamente allo Stato.

IDEOLOGIA FEROCE

Sul biotestamento meglio nessuna legge che una cattiva legge e quella in incubazione è pessima.
Oggi, nel silenzio delle tragedie private,sono medici e famigliari a decidere, spesso insieme, quando è giunto il momento di accorciare sofferenze divenute inutili e disumane. Perché allora non dare a ciascuno il diritto di esprimersi fin quando si ha la lucidità per farlo? E se non si vuole riconoscere questo diritto fondamentale, non è meglio lasciare le cose come stanno? Alla impostazione della Chiesa cattolica, che dovrebbe riguardare solo i credenti, si è sovrapposta oggi la ferocia di una posizione ideologica e degli interessi elettorali. Il Pdl, un partito che pure si richiama alle ‘libertà’, sembra deciso più che mai a barattare una legge antistorica e oscurantista, con la pubblica indulgenza per il suo leader. Almeno la Chiesa dovrebbe capire che in questo modo si aggiunge solo danno a danno.
RICCARDO NENCINI

Sottoscrivi l'appello IO NON COSTRINGO, CURO
http://www.fpcgil.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/16658



mercoledì 2 marzo 2011

PER UN CESPO D'INSALATA

Siamo a Reggio Emilia, in un caldo 20 agosto del 1796.

In quei giorni la situazione in città è confusa: i francesi occupano la Cittadella ed il Reggente estense invia 400 Dragoni per cercare di mantenere l’ordine; ma verso le cinque del pomeriggio arriva il casus belli sotto l’insolita forma di un cespo d’insalata.
Dobbiamo fare uno sforzo d’immaginazione e porci in piazza San Prospero, la piasa céca dei reggiani. Quel luogo, all’ombra della basilica del patrono, ora come allora rappresentava il cuore della vita cittadina, dove si svolgeva il mercato quotidiano.
La piazza è gremita di gente quando, in un punto imprecisato, scoppia una lite fra un granatiere e un’ortolana perché, pare, non si erano messi d’accordo sul prezzo della merce. Episodi come questi rappresentavano forse la normalità in un mercato cittadino, ma la confusa situazione politica i cui si trovava la città era sufficiente a trasformare la fiamma di un cerino in un incendio.
L’azione è degna di un copione hollywoodiano: un barbiere tenta di mettere pace tra il soldato e l’ortolana, ma è minacciato con una sciabola che finisce addosso ad un ragazzino; alle grida di quest’ultimo accorre l’Auditore militare Ferdinando Ruffini, che rimprovera il soldato, cui però arriva a dare manforte un commilitone che colpisce il braccio dell’Auditore; quest’ultimo, per evitare altre percosse, trova rifugio in un negozio nel quale, manco a farlo apposta, si trovava un noto e fervente repubblicano, Carlo Ferrarini che, preso da furore antiestense, afferra una sedia e la scaglia addosso ai soldati. La loro reazione non si farà attendere e il povero Ferrarini, coinvolto suo malgrado, dopo essere stato malmenato dai soldati è trascinato in arresto negli alloggiamenti della milizia a porta san Pietro.
La notizia dell’arresto del Ferrarini si sparge in un baleno e la piazza si riempie di gente che chiede la sua liberazione. E’a questo punto che compare sulla scena un personaggio che diventerà quasi un’icona della rivoluzione cittadina: Rosa Manganelli, nome omen.
La donna si pone coraggiosamente alla testa dei repubblicani cominciando a distribuire armi agli accorsi e,dopo aver guidato la schiera dei rivoltosi in piazza grande, allora sede del governo cittadino, capeggia l’occupazione del palazzo pubblico e scatena la caccia al dragone estense. In un primo tempo la guarnigione sembra non rendersi conto della gravità della situazione e minaccia i rivoltosi di “voler giocare a bocce con la testa dei giacobini” ma, dopo un invito alla prudenza da parte del Senato cittadino, è consegnata nei propri alloggi ed è impartito l’ordine di rilasciare subito il prigioniero.
All’alba del 22 agosto la guarnigione senza battere tamburo si ritira a Modena. Il governatore estense, Don Mario Fici della Giumerella dei duchi di Amalfi detto significativamente “fico”, vistosi in balia della folla senza la protezione dei dragoni, fugge dalla città con i soldati: la rivoluzione ha trionfato e la città è finalmente libera, tanto da divenire, come scrive Prospero Fantuzzi in una cronaca, La Primogenita.
A coronamento dell’avvenuta rivoluzione, nella notte tra il 25 e il 26, un piccolo gelso diviene “Albero della Libertà” e viene piantato davanti all’ex sede del governo Estense da un gruppo di ardimentosi cittadini quale coronamento della ritrovata indipendenza. E fu così che Ugo Foscolo dedicò l’Ode a Bonaparte liberatore ai Reggiani “Primi veri italiani e liberi cittadini” forse non sapendo che tale scintilla fu accesa dal coraggio di due donne, di una soltanto delle quali, purtroppo, conosciamo il nome.
Questa fiaba ci insegna che non bisogna mai sottovalutare il coraggio delle donne, cui dobbiamo onore, rispetto e riconoscenza per tutto ciò che, spesso nell’ombra e nel silenzio, hanno fatto per noi Italiani.
Viva l’Italia!!!

RITA MORICONI

martedì 1 marzo 2011

SONDAGGIO DIGIS PER SKYTG24 IL CSX IN CRESCITA, IL PSI AL 1.4%


Secondo l'istituto di ricerca Digis nell'ultima rilevazione per skytg24 la coalizione di centrosinistra per la prima volta supera nelle intenzioni di voto il centro destra.

Digis segnala inoltre il trend in ascesa del Psi che raggiunge l'1.4%.