lunedì 31 gennaio 2011

UNA FASE COSTITUENTE

D’accordo con l’idea di un ‘governo costituente’ lanciata da d’Alema, perché oggi è il momento della responsabilità .


Di fronte alla profondità della crisi in cui ci troviamo, occorre mettere in secondo piano ogni vantaggio di parte per il bene del Paese, e questo obbiettivo si può raggiungere soltanto con una fase ‘costituente’ che coaguli tutte le forze politiche che vogliano non soltanto superare il ‘berlusconismo’, ma anche sciogliere nodi fondamentali per il futuro come quello della forma politico-istituzionale del bipolarismo italiano.
RICCARDO NENCINI

domenica 30 gennaio 2011

TAKE A LOOK!




Cliccando sul link sottostante si può leggere il sondaggio dello scorso 28 gennaio dell' Istituto Digis.

Rivolgiamo un pensiero e una dedica particolare a quei sondaggisti che continuano a ignorare il Psi nelle loro rilevazioni e a quei poveri di spirito che, da mesi, si dilettano nei social network a strologare e a compiacersi della supposta inconsistenza elettorale dei socialisti.


http://www.sondaggibidimedia.com/2011/01/osservatorio-sky-digis-pdl-in-discesa.html

sabato 29 gennaio 2011

IDENTICO CLIMA

Una considerazione sullo stato delle cose e una sulla possibile conseguenza. La magistratura ha nelle mani il presidente del Consiglio, il quale si difende con un attacco senza precedenti alle toghe rosse in diretta televisiva. Un noto giornalista televisivo, intelligente, ma schierato politicamente, annuncia di scendere in piazza con un altro famoso predicatore per inneggiare alla procura di Milano, mentre il presidente della Camera è oggetto di un’offensiva politica sulla vendita di una casa a Montecarlo alla quale si prestano il ministro degli Esteri e il presidente del Senato. Dal canto loro il Csm e l’Anm gridano alla violazione della Costituzione. Siamo di fronte alla più grave crisi istituzionale e di poteri della storia repubblicana, solo paragonabile a quella del cosiddetto biennio giudiziario del 1992-94. E ci sono anche gli stessi protagonisti di allora, le stesse accuse, gli stessi slogan, le stesse chiamate in piazza, lo stesso identico clima. Con una sola non marginale differenza. E cioè che mentre i partiti di allora erano ormai alla frutta, Berlusconi e la sua coalizione tengono ancora e pare riescano a convincere, ancora, la parte prevalente degli italiani. La possibile conseguenza della fine del berlusconismo (se ci sarà, ma prima o poi ci sarà) la vedo chiara. Non ci sarà un’alternativa politica di sistema al berlusconismo. Ci sarà il crollo di un sistema. Come avenne allora, a seguito del crollo del muro di Berlino e della fine, in Italia, del Pci. Questo sistema è nato in quelle circostanze e fu accellerato dell’indagine di Mani pulite. Come il vecchio sistema politico, che era fondato sull’alternativa tra comunismo e anticomunismo, si sgretolò dopo la fine del comunismo, questo sistema, che è fondato sul contrasto tra berlusconismo e antiberlusconismo, si sfalderà con la fine del berlusconismo. E forse, solo allora, si capirà tutto il tempo perduto. E si comprenderà che le identità politiche italiane ed europee non erano da affossare, ma solo da rinnovare. Che l’Italia è un paese europeo e non americano o africano. Che c’è bisogno di soggetti democratici che rappresentino delle storie. E che l’eterna anomalia italiana, prima costituita dalla mancanza di un’alternativa democratica per la presenza del più forte partito comunista d’Europa in Italia, e poi da soggetti politici inesistenti altrove e dal doppio conflitto d’interessi di Berlusconi e della magistratura, dovrà lasciare il posto, finalmente, alla politica.


MAURO DEL BUE









ANCORA LUI (2)

Gary Hart, coinvolto negli anni 80
in uno scandalo sessuale negli USA 
Come se qualcuno ne avvertisse ancora la necessità, l'ineffabile Veltroni ha dato oggi l'ennesimo sfoggio, con un' accorata lettera a Repubblica, delle sue indubbie e inegugliate qualità di affabulatore buonista, riciclando l'armamentario lessicale che da oltre due lustri propina ai suoi sempre più disincantati e scettici supporters.

La lettera sembra redatta da un osservatore che, nello scorrere di questi anni, pare aver guardato le vicende italiana trovandosi un altro continente, magari nella sua amata (a chiacchiere) Africa, non da chi  invece è stato, con i compagni di scuola dell'ex Pci, uno tra gli attori protagonisti della scena politica italiana degli ultimi vent'anni, uno che ha agito con tanta superficiale leggerezza fino al punto, da un lato di essere tra i maggiori responsabili della esponenziale crescita elettorale di Berlusconi (è utile a tal proposito, rileggersi quanto sosteneva, e ancora sostiene, favoleggiando di un Italia bipolare), favorendo e anzi implementando le gravi lesioni al principio della rappresentanza democratica, dall'altro provocando l'annichilimento delle voci non ortodosse alla sua onirica e supponente rappresentazione del sistema politico (come la "vocazione maggioritaria del Pd", l'ircocervo da lui creato), fornendo contemporaneamente sostegno, dignità culturale e solidarietà, come ha dimostrato la vicenda elettorale del 2008, a quelle forze e a quei personaggi campioni dell'antipolitica che sono nate e seguitano a nutrirsi al desco del più becero, ottuso e nocivo giustizialismo moralista.
Un simile attore, in un paese normale, da tempo sarebbe stato fatto uscire dalla comune, con la raccomandazione dei suoi stessi amici di non tornare sul palcoscenico a far danni.
Tocca in sorte, al contrario, continuare a leggere le sue edificanti quanto confuse analisi e pure vederlo e sentirlo pontificare, come ha fatto al Lingotto, sui temi della moralità e della sobrietà, avendo come ospite d'onore l'ex Sen. Gary Hart, esponente democrats degli USA, coinvolto negli anni 80, da candidato alla Casa Bianca, in uno scandalo sessuale, che ne causò la fine politica.
Avrebbe detto il grande Totò: ma ci faccia il piacere!
EP

mercoledì 26 gennaio 2011

RANIERI SINDACO!

W le primarie, o no? Forse…

Dopo il risultato della Madonnina, lo scorso novembre, le primarie, tanto amate dall’Africano Mancato, erano state messe in discussione dal Leader Maximo, salvo riesumarle dopo i responsi delle Due Torri e del Vesuvio.
Ma Napoli è Napoli ed ecco che dopo qualche ora emerge che tra i 44mila votanti alle primarie partenopee sono registrati galoppini del centrodestra, evidentemente all’oscuro che trattavasi di elezioni del centrosinistra, masse di cinesi democratici, folle di centristi folgorati e soprattutto stuoli di capifamiglia, che, in perfetto latino, trattandosi di primarie, spiegavano: “primum vivere”, per poi aggiungere in napoletano prosaico “amm a campà”.
Ed ecco allora ricorsi, accuse di brogli, veleni di varia natura a sporcare quella che pure i democratici partenopei, con straordinaria intempestività, avevano salutato come una bellissima giornata di democrazia: eppur non bisognava essere grandi politologi per capire che se nel momento di minor consenso del centrosinistra partenopeo si registra il record assoluto di affluenza qualche problema forse c’è stato.
E cosi’ si scopre che nei seggi di Miano e Scampia inquilini ed abusivi delle case popolari hanno battuto ogni record, votando ininterrottamente ogni 31 secondi, con una capacità da far impallidire anche gli americani per compiacere Michèl, lo Chirac del rione Amicizia, capopopolo democristiano da più generazioni dal nome francese ma napoletanissimo da cima a piedi, e Tommi Tommi, già comunista pregiudicato (avrà avuto la sfiga di beccare l’unico giudice di destra del Paese), oggi dipendente di una società mista regionale che, per puro caso, era nella responsabilità politica dell’ex assessore oggi (presunto) vincitore.
Vabbè, ma perché i voti di Miano e Scampia non dovrebbero valere? La sinistra non si sempre battuta per il suffragio popolare? E’ la democrazia bellezza… Ed allora sia il condominio di Miano a decidere il candidato sindaco di Napoli! O no?
No, dicono i partiti che pure queste primarie avevano indette: ma se si voleva imporre il proprio candidato allora perché scomodare la gente co ste consultazioni?
La domenica a Napoli è sacra, c’è il ragù a tavola, Cavani e Lavezzi su Sky, volendo la Messa la mattina, la pennica pomeridiana: tutto sto fastidio per niente?
Occorre cambiare le regole, si dice ora: sono d’accordo, scriviamo così: se piace alle segreterie dei Partiti il risultato vale, sennò no! Sarebbe un buon compromesso per mettere d’accordo L’Africano Mancato ed il Leader Maximo, no?
Ci teniamo le primarie ma senza intossicarci.
Ma a Napoli ora che si fa? Si candida il leader di Michèl e Tommi Tommi o si azzera tutti? Senza Madonnina, che si fa, ci affidiamo a san Gennaro?
Potremmo fare così, candidiamo Ranieri, ma non Umberto, bensì Massimo, quello che canta da quarant’anni perché non sa nuotare ma che nel guazzabuglio napoletano, ne siamo certi, le primarie le avrebbe vinte e volendo vincerebbe pure le Elezioni: così salviamo le primarie e accontentiiamo i Partiti…
Siamo a Napoli, funiculì funiculà!
GENNARO SERRA DI CASSANO

LA SINISTRA SI DIA UNA REGOLATA


Come eravamo:
Claudio Velardi e Fabrizio Rondolino
 con Massimo D'Alema
Era ora che a sinistra (anche all’estrema sinistra, penso a Sansonetti) si manifestasse una posizione chiaramente antigiustizialista. E’ in quell’area che naturalmente devono collocarsi i socialisti riformisti e liberali. Solo in Italia esiste un giustizialismo di sinistra e un garantismo di destra. E questo è dovuto non solo alla vicenda di Tangentopoli e di Mani pulite che diede un colpo decisivo alla fine della cosiddetta prima Repubblica, figlia della quale è stato poi il contrasto tra berlusconismo e antiberlusconismo. E’ dovuto, a mio giudizio, sopratttutto alla natura ideologica e politica della sinistra italiana, all’interno della quale la cultura comunista è sempre stata prevalente. Parlo del comunismo togliattiano, quello che ha attecchito in Italia e che, a partire dal 1948, è diventato egemone a sinistra. Un impasto di socialismo reale, di moderatismo conservatore, di esaltazione della ragion di partito più che di quella della verità, di concezione dell’avversario alla stregua del nemico. Quando mai del resto questa sinistra ha svolto un ruolo di primo piano sul tema della laicità e dei diritti civili? Come ha votato sull'articolo 7 della Costituzione? E cosa ha fatto per fare approvare le leggi sul divorzio e sull'aborto? Come si è comportata durante il caso Moro? E che atteggiamento ha avuto su riforme che proponevano la responsabilità civile dei magistrati e la separazione delle loro carriere che, in Europa, solo il Portogallo di Salazar non ha mai previsto? Non stupisca la subordinazione dell’attuale sinistra (alla quale si sono aggiunti oggi molti esponenti di tradizione cattolica e non certo libertaria) al potere giudiziario. Si tratta di una convinzione radicata in decenni di storia, non di un’improvvisazione. La magistratura ha invaso il campo della politica (il Consiglio superiore è un parlamento di magistrati con tanto di partiti e di interessi di casta garantiti da questa o quella confederazione di toghe) e Berlusconi ha risposto con un’altra invasione, quella delle sue tivù e giornali. L’anomalia italiana è duplice e dunque non solo determinata dal conflitto d’interesse dell’uomo di Arcore. Il vero bipolarismo italiano è diventato quello tra Berlusconi e la magistratura. Per questo la sinistra non può contrapporre alla repubblica di Berlusconi quella delle Boccassini ed escogitare una soluzione giudiziaria rispetto alla vittoria politica, e oggi purtroppo anche culturale, del padrone di Mediaset. Oltretutto, ormai, la via giudiziaria non produce ribaltamenti di forze, come i recenti sondaggi testimoniano. Altra questione è il giudizio morale, che però difficilmente sarebbe stato possibile senza un’indagine che ha svelato le vicende private del leader e che si è aperta non si sa per quale motivo, visto che è precedente il caso Ruby. A Berlusconi credo si debbano fare altri appunti: e innanzitutto quello di avere una concezione della politica antitetica a quella democratica (leggi elettorali senza preferenze, cooptazione del gruppo dirigente del suo partito ove sono vietate correnti, primarie ed elezioni segrete, elezione dei parlamentari secondo la logica dall’amicizia e della simpatia personale, antiliberalismo in materia di leggi su laicità e diritti delle persone, continua e reiterata confusione tra privato e politico, incapacità di comprendere che un presidente del Consiglio deve avere relazioni in linea coi principi della sicurezza e della dignità nazionale, che non può travestirsi da telespettatore che urla improperi imperversando nelle trasmissioni televisive; come sono lontani i tempi e i modi di Andreotti e anche di Craxi…).Per questo ho aderito all’appello di Rondolino-Velardi e Sansonetti, perchè la sinistra si dia una regolata, la smetta di cavalcare sempre la tigre delle indagini giudiziare e chieda le dimissioni di Berlusconi perchè non è in grado di governare il Paese e non perchè reo di non si sa quali misfatti. E’ pretendere troppo? Forse sì. Ma si è acceso un fuoco, non spegnamolo.

MAURO DEL BUE

martedì 25 gennaio 2011

DA OLTRETEVERE NIENTE DI NUOVO

Noi socialisti riteniamo da sempre che il compito di rinnovare profondamente il paese e le sue istituzioni (e non solo quello di rovesciare Berlusconi) spetti ai cittadini elettori e alle forze politiche che li rappresentano e non certo alla Magistratura. Tantomeno possiamo pensare che tale compito possa competere alle gerarchie ecclesiastiche che, lungi dal poter aiutare nella soluzione, costituiscono esse stesse, in qualche misura, una parte del problema. Convinti di questo assunto, non siamo delusi dalle prese di posizione del Cardinal Bagnasco, che qualcuno, non a torto, ha definito “cerchiobottiste”, qualcun altro “eccessivamente diplomatiche”. Infatti non ci eravamo mai illusi. Non sappiamo se il Cardinale, quando parla di un “evidente disagio morale che si genera nella collettività quando guarda sgomenta gli attori della scena pubblica” includa tra tali attori lo IOR, protagonista di scandali ininterrotti da più di un ventennio, o altre organizzazioni di mercanti che operano all’interno o nelle immediate vicinanze del tempio. Constatiamo che si usa grande delicatezza nell’ approccio alla vita privata di personalità pubbliche che ostentano atti incompatibili con la funzione che svolgono e agli esatti antipodi delle regole che pretendono di imporre ai comuni cittadini. Saremmo disposti anche ad apprezzare tale discrezione, se analogo equilibrio e delicatezza venissero riservate alla vita privata di ciascuno di noi. Ma qui il Cardinale è molto meno felpato e per nulla cerchiobottista. In altro passo della sua prolusione afferma che “le risultanze della Conferenza nazionale sulla famiglia meritano la pronta considerazione delle forze politiche, l’auspicata urgente riforma del fisco dispone di un elemento centrale di grande convergenza: tutto ciò che si fa per sostenere il matrimonio e la famiglia accresce la grandezza dell’uomo.” Qui nessun chiaroscuro, nessuna diplomazia, Qui è in gioco la grandezza dell’uomo. E le centinaia e centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini che costituiscono famiglie di fatto non sono meritevoli di alcuna tutela fiscale. Niente di nuovo sotto il sole d'Oltretevere.


GERARDO LABELLARTE


lunedì 24 gennaio 2011

LO STATO DELLE COSE

Il portale Thefrontpage oggi ha pubblicato un appello, "Cari compagni, per il nostro bene, fermatevi", nel quale, nella sostanza, gli illustri firmatari si rivolgono al popolo della sinistra affinchè cessi di praticare la professionedell'antiberlusconismo giustizialista.
L'appello che peraltro, come dire, appare un pò tardivo e pure peloso perchè la sveglia arriva quando c'è di mezzo Berlusconi, sarebbe da sottoscrivere specialmente laddove si legge "oggi la sinistra rischia una involuzione autoritaria, rischia di abituarsi a pratiche liberticide".
Giusto. Il problema sta nel fatto che non è che si rischia: la sinistra ancora molto postcomunista e poco riformista (per favore Sansonetti, Rondolino e Velardi, chiamiamo le cose con il loro nome) ha già in larga parte un siffatto profilo.
Noi non ci siamo dimenticati degli abusi inauditi e dei danni arrecati per via mediatica e giudiziaria, nel biennio 1992-94, alla sinistra riformista e garantista, che, tanto per ricordarlo ai primi firmatari dell'appello (soprattutto a Del Turco che di quella comunità ha fatto parte), in Italia come in Europa si chiama socialista, sostantivo che nel vostro appello, inspiegabilmente vi guardate bene di utilizzare.
Noi non ci siamo dimenticati che poco meno di tre anni fa l'allora segretario del Pd Veltroni, preferì collegarsi con l'Idv, il partito dei giustizialisti per definizione, siglando un accordo che prevedeva persino gruppi parlamentari unici, trattando i socialisti come i parenti poveri, escludendoli dalla coalizione e privandoli della possibilità di entrare in parlamento.
Noi non ci siamo dimenticati che pochi mesi dopo strinse, senza che ve ne fosse la necessità, un patto con Berlusconi per cambiare la legge elettorale alle europee, introducendo lo sbarramento al 4% e impedendo ai garantisti della sinistra (socialisti e radicali ad esempio) di concorrere ad eleggere ma anzi consentendo all'Idv, che peraltro, a babbo morto, aveva stracciato il patto cretino dei gruppi unici, (in altre parole facendosi i suoi, alla Camera e al Senato) di eleggere a Bruxelles fior di giustizialisti come De Magistris e Alfano.
Avendo buona memoria e un briciolo di capacità di analisi possiamo sostenere a buon diritto che sono queste le cause della deriva giustizialista e forcaiola che oggi è divenuta ormai prassi sedimentata e praticata a tutti i livelli.
Sabato scorso, a Lissone-Brianza, appassionatamente insieme, militanti del Pd e dell'Idv, hanno riesumato i riti che venivano praticati a Roma davanti all'Hotel Raphael e alla sede del Psi, inalberando cartelli offensivi e lanciando monetine.
Purtroppo questo è ancora lo stato delle cose e ci si aspetterebbe che da questi fatti, più che dalle vicende di un Premier dicusso e screditato, muovessero le riflessioni dei firmatari dell'appello.
EP

DOPO NAPOLI

E’ positivo che a Bologna e a Napoli abbiano vinto i due candidati riformisti, ma le polemiche sulla vittoria di Cozzolino confermano che gli svantaggi del sistema delle primarie superano di gran lunga l’unico vantaggio apprezzabile, quello della mobilitazione del proprio elettorato.

Se il centrosinistra vuole presentarsi come coalizione non può certo pretendere di imporre anche agli alleati un sistema che fino a oggi ha solo in qualche occasione indicato il candidato giusto per raccogliere il maggior numero di consensi nell’elettorato e ha invece quasi sempre messo in gara il miglior perdente a disposizione. Da riformisti convinti continuiamo a rifutare la logica minoritaria di chi, come Vendola, preferisce una bella sconfitta a una brutta vittoria.
E allora o si arriva a una riforma seria delle primarie di coalizione oppure è meglio sottrarsi a questa rincorsa affannosa di qualche candidato leader a vincere non le elezioni, ma la battaglia interna al proprio schieramento.
RICCARDO NENCINI

domenica 23 gennaio 2011

ANCORA LUI

I sondaggi non sono il vangelo ma segnalano con sufficiente precisione gli orientamenti dell'elettorato.

La sordida vicenda del Rubygate, ci raccontano i guru delle rilevazioni (un pò troppi e alcuni peraltro molto poco credibili, vero Mannheimer?), non causerebbe spostamenti significativi nelle intenzioni di voto, assegando al PDL una più che rassicurante maggioranza relativa.
In altre parole, l'opposizione non trarrebbe alcun giovamento dalla deflagrazione di una vicenda che in altre latitudini sarebbe già stata risolta con l'uscita di scena del protagonista principale, con tanto di scuse ai cittadini.
Nel Belpaese non funziona così.
Berlusconi si può permettere di comportarsi esattamente all'opposto e, almeno in teoria, giovarsi di sondaggi favorevoli.
Non c'è da stupirsi, se si considera che da un lato furoreggia la consueta, velleitaria jacquerie mediatica montata dai soliti noti, dall'altro perchè a guidare quella che dovrebbe essere una campagna di "moral persuasion" politica per un'uscita dignitosa da una situazione che imbarazza il nostro Paese innanzi all'opinione pubblica mondiale, si è insediato Walter Veltroni ( ancora e sempre lui!) tornato purtroppo al centro della scena, al quale non sarà sembrato vero di riesumare dal Lingotto l' abituale armamentario lessicale fatto di nessuna idea e tanti luoghi comuni ispirati al nulla politico e valoriale di cui è, da sempre, espressione.
Il perenne problema del Pd è che, nonostante gli sforzi di Pier Luigi Bersani, continua ad essere avvertito da un potenziale segmento di elettorato, che scaricherebbe volentieri l'imbarazzante e inconcludente Cavaliere per spostarsi nel centrosinistra, come il partito di Veltroni e di gente come Rosy Bindi con il suo inquietante profilo subculturale da stagionata suffragetta da sacrestia il cui permanere sulla scena non consentirà mai al Pd di andare oltre il perimetro dei già ultrafidelizzati elettori la cui provenienza, peraltro, è ben nota a tutti, cedendo anzi quote di elettorato all' aulico affabulatore cattopostcomunista Nichi Vendola.
Che costoro, continuino a concorrere a determinare i futuri indirizzi della coalizione, non promette nulla di buono per i destini del centrosinistra.
Prima nel Pd lo capiranno, meglio sarà per tutti.
EP

sabato 22 gennaio 2011

LISSONE

L’indegna gazzarra di Lissone contro la piazza intitolata a Bettino Craxi è stata organizzata dai ‘giannizzeri’ di Di Pietro e dal consigliere del Pd Civati, il cosiddetto "rinnovatore”.

Essi avranno la risposta che meritano, perché non sono capaci di discutere di politica e di Storia, ma solamente di muovere primordiali risentimenti. La sinistra, piaccia o no, è stata guidata dal socialismo democratico sia in Italia, sia in Europa: altre esperienze sono finite o fallite e questi epigoni verranno schiacciati anche in Italia.

BOBO CRAXI

A PEOPLE SHOW. CONSIDERAZIONI SUL RUBYGATE

L'intera vicenda riflette quanto segue:

- La società italiana è meschina e povera intellettualmente e la classe dirigente è solo la sua fedele rappresentazione;
- Del resto, siamo marci geneticamente discendendo dagli antichi romani ma quelli, almeno, avevano rispetto per la res publica;
- Andreotti si è fatto tutti i processi per mafia, partecipando a tutte le udienze, rispettando procure, magistrati e sentenze;
- Dc e Psi sono spariti per la vicenda tangentopoli, che messa a confronto con le mille tangentopoli di oggi fa ridere;
- Il puttanaio di Berlusconi, in verità, rappresenta un grande alibi per maggioranza e opposizione: nel perfetto schema panem et circenses, il governo, aiutato dai grandi media di questo nobile paese, distrae il popolo (rectius pubblico) italiano con le escort (leggi mignotte o, come si diceva un tempo, puttane d'alto bordo) distogliendolo dai veri problemi (crisi economica, occupazione, riforme, ricerca e bla bla bla) che maggioranza e opposizione sono incapaci non solo di risolvere ma semplicemente di affrontare;
- Insomma, per un governo che non ha voglia di governare - perché a questo punto non si tratta più di (in)capacità - e un'opposizione inetta ossessionata solo dal berlusconismo, la faccenda del bunga bunga è una manna dal cielo: pagati perché eletti ma con svolgimento della mansione nei salotti televisivi dei vari Vespa, Santoro, Floris, Matrix...
Quale la mansione? Non la cura della cosa pubblica bensì la figa.
Per dirla alla Aldo Grasso, è un people show, con l'immancabile giuria, che non può neanche essere criticato in quanto privo di qualsivoglia format.
ROBERTA CUCCIARI



venerdì 21 gennaio 2011

GUITTI DA OSTERIA

Pochi giorni fa Mauro Del Bue, con un intervento su questo blog, invitava il centro sinistra a non scivolare sulla vicenda che vede il Presidente del consiglio all'onore (si fa per dire) delle cronache.
Qualcuno tra i soliti noti, com'era prevedibile, non se n'è dato per inteso.
La puntata di Anno Zero, organo televisivo del giustizialismo giacobino, dedicata al tema del giorno, ha visto farla da padrona la pasdaran del cavaliere, madama Daniela Santanchè che ha rilanciato, con puntuale, mendace e aggressiva arroganza, il solito mantra volto a santificare l'immagine dell'uomo delle provvidenze, sporcata da perfidi discepoli della Stasi travestiti da magistrati. A farle da contraltare suor Conchita De Gregorio che con puntuto sussiego e l'abituale albagìa ha tentato, non riuscendoci appieno, sovrastata com'era dalle urla della scatenata madama, di impostare un fervorino di stampo moralistico che, francamente si e ci poteva risparmiare.
Comprimari Pierluigi Battista, Maurizio Belpietro e Vittorio Zucconi da Washington, i soli, nei pochi minuti a loro concessi, a cercare faticosamente, considerata l'atmosfera al calor bianco, di articolare argomenti comprensibili e che avessero un senso compiuto, si fosse o meno d'accordo con le loro tesi.
Per il resto, urla, strepiti, vaffanculeggiamenti, pessime interpretazioni di intercettazioni, ragazze inseguite dalla solita petulante inviata on the road e poi Travaglio, la Innocenti e soprattutto, of course, il capocomico Santoro: gongolante, verosimilmente perchè stava pensando allo share, l'unico motivo per il quale va ancora in onda su una rete della tv pubblica.
Tuttavia il climax della pruderie e del voyerismo catodico lo si è raggiunto con l'intervista di Guido Ruotolo alla Nadia da Reggio Emilia, di professione escort, che ha narrato, nell'ultimo segmento della sfiancante serata, minuto per minuto la cronaca di un'orgia a cui avrebbe partecipato come protagonista a Villa San Martino in quel di Arcore.
Il sordido contesto di tutta la vicenda Ruby, al netto dei risvolti penali annessi, è ben chiaro da giorni e dunque sfugge ad un cittadino dotato di sufficiente senso del buon gusto e della misura, la necessità di costruire una pantomima televisiva con un botto finale costituito da una descrizione delle supposte performances del Premier che, a sentire la bella e disinibita Nadia avrebbe (lui uomo di 75 anni, operato di prostata, con qualche problemino coronarico) consumato ad intevalli di 5 minuti un numero impressionante di rapporti sessuali completi (ben 6 come ha precisato in diretta l'informatissimo Travaglio).
Roba che neppure Rocco Siffredi, al culmine della sua carriera!
E' sufficiente parlare con un medico di base, neppure urologo e andrologo, per capire che una siffatta tempesta testosteronica magari supportata da una massiccia dose di Viagra, porterebbe il protagonista dritto al Creatore.
I professionisti dell'antiberlusconismo militante continuano a far finta di non capire che, alzando il tiro con simili levate d'ingegno rischiano di far passare come vittima un personaggio che al contrario, non solo non è tale ma ha portato questo Paese, ormai mitridatizzato contro ogni nefandezza che digerisce con allarmente noncuranza, a stare seduto sull'orlo di un vulcano.
Costoro fanno il gioco non solo di Berlusconi ma anche della sua sguaiata corte dei miracoli mediatica da lui messa in pista e composta dalle Santanchè, dagli Stracquadanio e dai Signorini.
Berlusconi ne deve andare rapidamente. Perchè la misura è davvero colma.
Certo, lascerà in gramaglie gli estremisti dell'antiberlusconismo.
Dove lo trovano un altro così su cui costruire le proprie e altrui fortune televisive mediante simili sceneggiate da guitti da osteria?
EP

giovedì 20 gennaio 2011

AMMUINA

La nascita del nuovo gruppo dei responsabili è nient’altro che l’applicazione dell’editto borbonico che imponeva ai marinai di fare ‘ammuina’ .

Con questa tecnica Berlusconi può dare vita ad altri 15 gruppi, ma sono sempre gli stessi e non è così che la sua maggioranza sembrerà meno inconcludente e inefficace di quello che realmente ha dimostrato di essere fino a oggi. Comunque, considerata la moltiplicazione dei partiti e dei gruppi che abbiamo avuto in due anni, siamo di fronte all’ennesima conferma che questa legge elettorale che doveva garantire governabilità e coesione, ha fallito, come Berlusconi, su tutta la linea.
MARCO DI LELLO

NENCINI E BERSANI: BERLUSCONI SI DIMETTA

Il Segretario nazionale del Psi Riccardo Nencini ha incontrato questa mattina il leader del Pd Pier Luigi Bersani.

Nel corso del cordiale colloquio si è registrata un' ampia identità di vedute circa la valutazione dello stato dell'economia del Paese drammaticamente in stallo, con le preoccupanti conseguenze relative alla crescita della disoccupazione, in particolare giovanile, e con la inevitabile crescita esponenziale di un diffuso disagio sociale.
Appaiono evidenti le responsabilità del governo Berlusconi che si è dimostrato e si dimostra incapace di affrontare le emergenze nazionali anche a causa dei ripetuti episodi che hanno come protagonista il Presidente del Consiglio che inoltre pongono l'Italia in un'imbarazzante condizione nell'ambito della comunità internazionale.
Nencini e Bersani hanno concordato sulla necessità delle immediate dimissioni del presidente Silvio Berlusconi che con i suoi comportamenti privati e pubblici costituisce un fattore costante di destabilizzazione e di ripetuti conflitti istituzionali che il Paese, stante la gravità della situazione, non può sopportare ulteriormente.
Nencini ha infine comunicato a Bersani, che è in stato di significativo avanzamento la costruzione, nell'ambito del centrosinistra, di un' area laica e riformista a cui il Psi sta lavorando con altre forze politiche e per la quale il segretario del Pd ha riaffermato il proprio accordo e sostegno.



ESCORT CONTESTUALIZZATE

La CEI, severa custode della nostra morale e dei nostri valori, continua a tacere.

Anche le giovani escort, come le bestemmie, vanno contestualizzate.
Per non disturbare "l'uomo delle provvidenze".
Pur essendo ateo, laico e anche laicista come si dice oggi, e perchè no un po' anticlericale, ho in grande simpatia i cattolici di base e alcuni precetti della fede cristiana, in particolare il grandioso "Ama il prossimo tuo come te stesso", che potrebbe e dovrebbe essere il principio fondante della convivenza umana. Ovviamente il nostro paese ultracattolico si ispira al principio "Ama solo te stesso e fotti il più possibile il prossimo tuo". Ma il problema, come sanno bene anche i cattolici base, è un altro.
E' la grande e crescente forza economica e mediatica di una gerarchia complessa (non solo i vescovi, ma lo IOR con i suoi traffici oscuri, l'Opus Dei, la Compagnia delle Opere etc. etc). Costoro, oltre a dedicarsi ai loro traffici, più o meno legittimi, pretendono di regolare la nostra vita (e la nostra morte) secondo principi mutevoli perchè figli della storia, spesso irragionevoli, ma indiscutibili, perchè discendenti da dogmi.
Per lunghi anni il popolo italiano è riuscito (meritoria l'opera di noi socialisti) a sottrarsi a questo incubo. E grazie a questo, per esempio, Berlusconi, Bossi. Fini, Casini etc. etc. sono serenamente e felicemente divorziati.
Ora non sembra essere più in grado di farlo.
Ma la partita rimane aperta.
GERARDO LABELLARTE

mercoledì 19 gennaio 2011

IL RIFORMISMO IN ITALIA. NOVANT'ANNI DI SOLITUDINE


Il convegno di Roma. Da sinistra, Tamburrano, Craxi, Nencini, Di Lello, Covatta e Macaluso
 Leggi tutto:

http://www.partitosocialista.it/site/artId__3271/306/533-NENCINI-_LA_SINISTRA_VINCE_SOLO_QUANDO_E__RIFORMISTA_.aspx

TUTTE LE DONNE DEL PRESIDENTE

Claudia Bastianelli
Nella storia, da sempre, i grandi uomini politici e statisti hanno avuto accanto donne dal profondo carisma, tanto da permettere la coniazione della celebre frase: “accanto ad un grande uomo c’è sempre una grande donna”. E’ altrettanto vero che spesso oltre alla compagna ufficiale, sono divenute note anche le amanti che questi uomini di potere erano soliti frequentare. Si tratta di una lista piuttosto lunga e dalle molteplici sfaccettature, tanto da indurre il giornalista Bruno Vespa a scrivere un libro proprio dedicato al rapporto stretto che esiste tra amore e potere. In realtà, però, mai nella sua storia contemporanea l’Italia si è trovata di fronte uno scandalo come quello che coinvolge il Premier Berlusconi in questi giorni. Ho sempre ritenuto che, nonostante si tratti di una carica pubblica, chiunque nel proprio privato abbia il diritto di fare ciò che ritiene, e quando ciò è riconducibile a qualche rapporto extraconiugale, il problema morale deve essere soprattutto nei confronti della propria compagna, prima che nei confronti del Paese. Altra storia è quella che in questi giorni sta riempiendo le pagine dei nostri giornali, riducendo anche i maggiori quotidiani ad una sorta di giornaletti di gossip da quattro soldi. Qui il problema non è solo morale, ma anche e soprattutto civile e legale. Le intercettazioni fanno emergere un quadro a dir poco squallido, dove un uomo di 74 anni, Capo del Governo Italiano, ha realizzato festini presso la sua residenza a cui erano invitate a partecipare ragazze anche minorenni il cui unico requisito richiesto era quello di essere disposte a “fare tutto”, ovviamente dietro laute ricompense. Se questi fatti si fossero verificati a casa di un qualunque cittadino italiano, nel momento in cui si fossero scoperti, quel cittadino sarebbe accusato sia dalla magistratura che dall’opinione pubblica, di essere uno sfruttatore della prostituzione, anche minorile. Nel momento in cui ad essere oggetto del fatto è Silvio Berlusconi, c’è una parte d’Italia, quella più bigotta e più moralista, che continua imperterrita nella sua difesa e nella negazione dell’evidenza. Oltre a ciò, il Presidente anziché vergognarsi delle notizie che stanno trapelando, anziché chiedere scusa al Paese e fare magari un atto di responsabilità dichiarando le sue dimissioni, afferma che si sta divertendo e che non ha la minima intenzione di lasciare la Presidenza del Consiglio. Sono mesi ormai che va avanti questa storia, ed ora che i magistrati di Milano hanno aperto l’inchiesta non esiste altro argomento se non le donne del Presidente, giovani anzi giovanissime. Tante sono le foto che appaiono sui giornali e telegiornali, si tratta di foto di bellissime ragazze dall’apparenza non molto ingenue, e non se ne può più. Presidente la prego dia queste dimissioni e lasci in pace gli italiani: basta con le prostitute sbattute in prima pagina, basta con le igeniste dentali che in tre mesi diventano consiglieri regionali, basta con le donne oggetto di cui si vanta, basta con l’ostentazione del sesso nei posti di potere. Non è una novità che il Presidente non sia un grande uomo, non ci si può stupire della bassezza delle donne di cui si circonda.

CLAUDIA BASTIANELLI

martedì 18 gennaio 2011

DIMISSIONI ED ECCESSI

Berlusconi si dimetta se davvero ha a cuore gli interessi del Paese perché più va avanti è peggio sarà, non solo per lo stillicidio di rivelazioni sui suoi vizi privati, ma per la crescente debolezza del suo governo e la radicalizzazione dello scontro con la procura di Milano.

Purtroppo si parla molto più del caso Ruby che non dei fallimenti del governo e prima delle imbarazzanti rivelazioni sui festini ad Arcore, ci sono l’incapacità manifesta a governare, nonostante abbia avuto una maggioranza parlamentare senza precedenti, e l’insopportabile conflitto di interessi, che dovrebbero spingere il presidente del consiglio a fare un passo indietro. Molto però nel bombardamento mediatico e nella straordinario volume delle investigazioni, ricorda le inchieste di tangentopoli e la demolizione sistematica della figura pubblica degli indagati. Berlusconi è indifendibile ma qualche perplessità dovrebbe emergere nell’opposizione e non solo in chi ha vissuto da vicino gli anni del pool di mani pulite.
RICCARDO NENCINI

SOSTEGNO A SUSANNA CAMUSSO

Sembrava una nottata elettorale con tanto di risultati parziali, con sondaggi, con urla di vittoria e sberleffi di sconfitta (com’è stata stonata quella presenza di Luca Telese dinnanzi ai cancelli di Mirafiori…), mentre gli operai montavano i turni di notte alla catena di montaggio. Era imprevedibilmente davanti il no quando la trasmissione di Paragone si è spenta a tarda ora. Poi il risultato si è capovolto e il sì ha vinto, sia pur con solo il 54% dei voti. Mi sono chiesto se i sindacalisti del no si fossero augurati davvero di vincere. Mi ricordo quel che disse Togliatti durante le elezioni del 1948 (“Credo che perderemo perchè semmai dovessimo vincere non so come faremmo a governare”). E i risultati gli diedero ragione. Se il no avesse superato il 50% sarebbero stati attribuiti ai suoi sostenitori i mancati investimenti e forse la chiusura di Mirafiori. Così i fautori del no possono celebrare il loro parziale successo e cercare di condizionare, con la forza conseguita, i futuri sviluppi della situazione. Anche se adesso si porrà la questione che la Camusso ha posto alla Fiom. Cioè firmare l’accordo che la maggioranza dei lavoratori ha approvato, sia pur di misura. E che è stata approvata anche dagli operai ove il sì è prevalso di nove voti (non è vero che la vittoria del sì, come ha detto Vendola, è stata procurata dal voto determinante degli impiegati, che pure non sono dei lavoratori di serie B). Mi auguro che la linea della Camusso venga accettata dalla Fiom. Adesso è evidente che tutti devono far sì che gli impegni assunti da Marchionne vengano immediatamente mantenuti e spero che su questo la battaglia sia unanime nel mondo del lavoro.
MAURO DEL BUE

lunedì 17 gennaio 2011

PROPAGANDA

Sulla vicenda Mirafiori le opinioni dei socialisti non sono univoche.

Particolarmente vivaci e ricche di animoso clamore sono quelle di quei compagni che ritengono di sposare le posizioni FIOM e spingono perché il nostro partito si schieri in maniera netta a favore di tali posizioni.
Per  esprimere un giudizio è necessario leggere la lettera della FIOM ai suoi iscritti ed ai metalmeccanici che riassume e riporta le critiche e i giudizi drammaticamente negativi e poi leggere, con attenzione, l’accordo Mirafiori.
http://www.ilsole24ore.com/pdf2010/SoleOnLine5/_Oggetti_Correlati/Documenti/Economia/2010/12/Testo-Mirafiori.pdf?uuid=fd146908-11de-11e0-bb17-eed11533ec48

http://www.fiom.cgil.it/eventi/2011/uniti/materiali/lettera_agli_iscritti_FIOM.pdf

Dal combinato disposto dei due documenti non si può non prendere atto che nulla, nel testo dell’accordo, si ritrova in quelli che la FIOM ha definito "accordi separati che distruggono contratti, diritti e libertà ".
C’è da chiedersi di chi è figlia questa esasperazione dei toni della FIOM, c’è da chiedersi perché dissociarsi da un accordo che pur limando qualche guarentigia consolidata nel tempo con lo scopo di migliorare la produzione e scoraggiare assenteismo, non è vero che calpesta diritti e democrazia.

Se cosi fosse stato UIL e CISL veramente avrebbero  svenduto anni di storia di azione sindacale?
C’è la “sensazione” che la CGIL - FIOM, che in altri settori del lavoro è molto ma molto meno drastica e intransigente nella definizione di accordi e contrattazione collettiva, abbia voluto invece strumentalmente assumere posizioni intransigenti ed estremiste per alimentare una forma di propaganda in un mondo, quello metalmeccanico, che evoca il pensiero e l’azione del comunismo tradizionalmente legato alla politica operaistica e della lotta di classe.
MASSIMO CARUGNO


sabato 15 gennaio 2011

FIAT. UN VOTO PIU’ CHE GIUSTO

Un voto più che giusto. Vincono i lavoratori della Fiat, vince la democrazia, vince una posizione riformista nel sindacato e in fabbrica. Vincono i Sì ma non vince Marchionne, che con la Fiom e con la Cgil dovrà fare i conti.


Come spesso accade, quando lo scontro si fa duro, sono gli elettori che sanno mettere le cose in equilibrio.

ROBERTO BISCARDINI

venerdì 14 gennaio 2011

IL RIFORMISMO E LA RUGGINE DEL NOVECENTO

L'Italia di oggi, quella che la globalizzazione ha relegato a comprimaria nelle dinamiche mondiali, è un paese stretto da tre deficit: di coesione sociale, di missione, di decisione. Crisi sociale, crisi economica, crisi politica. E’ esplosa la disaffezione politica – astensione dal voto, crollo delle iscrizioni ai partiti, disinteresse e caduta della partecipazione civica - ed anche regioni ad alto tasso di ‘civismo’ allontanano la loro sensibilità dai luoghi istituzionali.

Il riformismo del terzo millennio è chiamato a definire una visione di società alternativa a quella della destra, che ha già scelto la sua strada sposando la triade tremontiana ‘Dio, patria, famiglia’.
E’ la sinistra ad essere in ritardo, perché ha reagito al cambiamento senza aver saputo leggere la trasformazione radicale della società italiana. Il caso Fiat ne è l'emblema, con la riproposizione dello scontro di classe e della logica del conflitto tra lavoratori e padroni. I cancelli di Mirafiori portano ancora la ruggine del Novecento.
I fattori decisivi attorno ai quali costruire il ritorno al governo sono il merito, l’inclusione, la responsabilità, l’identità e l’autorità. Includere atipici e flessibili, quel 'terzo popolo' che ha retto l’economia italiana nel vortice della crisi senza avvalersi di nessuna tutela. Includere significa considerare i cittadini non solo come produttori ma anche come consumatori, imporre la parità di genere, consentire ai migranti in regola con la legge di godere dei nostri stessi diritti. Il merito è il principale strumento per tendere alla giustizia sociale, stabilire un'uguaglianza di opportunità e sconfiggere il familismo amorale. Il merito riguarda amministratori e legislatori, perché il governo della cosa pubblica, il comportamento degli amministratori, la condotta civica richiedono rigore e responsabilità. È ormai troppo alto il costo dei diritti conquistati e dilatati oltre misura nel secolo scorso, occorre bilanciarli con più doveri e più responsabilità.
La sinistra deve infine conservare la sua tendenza cosmopolita dimenticando di essere l’erede del terzinternazionalismo e ricordandosi di essere soprattutto ‘nazionale’. Deve coltivare di più e meglio le identità territoriali, con un riformismo 'glocal' che sappia declinare questa nuova visione del mondo in decisioni capaci di accrescere lo sviluppo di un territorio e definire un diverso assetto istituzionale contro i tanti conservatori. Gli stessi che per decenni hanno negato all'eresia riformista il diritto di cittadinanza nella sinistra italiana.
RICCARDO NENCINI
(da Corsera-Fi del 14 gennaio 2011)

BOLLA DI SAPONE

Non so se esista il reato. Una minorenne pagata per le feste ad Arcore? Può anche darsi. E per di più per concedersi anche a Fede e a Mora (a Mora no, perchè preferiva Fabrizio Corona). Veronica l’aveva scritto. “Lui non sta bene e gli amici lo devono aiutare” e aveva scritto anche a proposito di Noemi: “Con una minorenne è troppo”. Probabilmente sapeva quel che diceva anche se una moglie gelosa può dire cose non vere. La magistratura milanese adesso interviene a gamba tesa e il giorno dopo la mezza sconfitta sul legittimo impedimento arriva l’inchiesta formalizzata ipotizzando due reati berlusconiani: lo sfruttamento della prostituzione e la concussione. Quest’ultima non la capisco proprio e sarebbe difficile da motivare se il concussore fosse proprio Berlusconi. Ma al di là di tutto occorre sempre ricordare il lungo silenzio sulla vita privata dei vari leader politici della democrazia italiana. Rumor e Colombo erano omosessuali e quest’ultimo pare avesse confidenza anche con ragazzi piuttosto giovani. Leone aveva una moglie di notevole prestanza che dicevano si concedesse spesso ai corazzieri del Quirinale, mentre Gronchi aveva un’amante che dicono andasse a prelevare quasi sempre coi mezzi dello Stato. Craxi di amanti ne ha avute parecchie e una di queste, certa Ania Pieroni, divenne anche direttrice di una televisione romana che dicevano fosse del partito. Del rapporto tra Togliatti e Nilde Iotti, anche quando il migliore era sposato con la Montagnana, si sapeva tutto e anche che esso fu oggetto di numerose scomuniche della periferia (allora Coppi e la dama bianca vennero inquisiti). Dicono che un dirigente reggiano sia andato personalmente da Togliatti per manifestargli la contrarietà dei compagni di base. Su Mussolini e la sua vita privata è stato fatto un film drammatico e su Clinton e Mitterand basta e avanza quel che si scritto recentemente. Mai in nessun caso su nessuno di loro è stato aperto un fascicolo e mai l’opposizione ha tentato di approfittarne. Resta la vecchia massima cristiana: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Certo qui si tratterbbe di una minorenne. E questa è l’unica differenza. Ma attenzione. Secondo la legge, il reato esisterebbe solo per una ragazza al di sotto dei 16 anni, qualora fosse consenziente. E dimostrare che Ruby fosse vittima è piuttosto difficile. Che abbia avuto dei soldi può anche essere. Ma sarà facile poi dimostrare che li ha avuti per partecipare a feste e non per concedersi a qualcuno. Finirà tutto in una bolla di sapone. Attenzione, compagni e amici del centro sinistra, a non scivolarci sopra.


MAURO DEL BUE

giovedì 13 gennaio 2011

LA SENTENZA

La decisione della Consulta sulla legge del legittimo impedimento è di grande equilibrio perchè, eliminando ogni automatismo, rispetta le esigenze legate all’esercizio del governo ma anche quelle dell’interesse generale, ovvero che la giustizia faccia il suo corso naturale.


C’è da augurarsi ora che il presidente del consiglio, o chi per lui, ci risparmii il consueto rosario di insulti nei confronti della Corte e prenda invece finalmente atto che, pur tra innumerevoli errori e ritardi, la legge della Repubblica resta ancora uguale per tutti.
RICCARDO NENCINI

SINDACATO E DEMOCRAZIA

La Fiat è stata per anni sovvenzionata dallo Stato con la cassa integrazione, leggi e leggine, comprese quelle sulla rottamazione, che le calzavano a pennello. D’altronde Gianni Agnelli, da senatore a vita, ha sempre votato, in segno di riconoscenza, a favore di tutti i governi di centro destra o di centro sinistra e, più indietro, i suoi predecessori sono sempre stati favorevoli a tutti i governi italiani, liberali, fascisti e democristiani che fossero. Non sono mai stato e non sono neppure oggi uno che ha subito il fascino della Fiat, dunque. La quale, oltrettutto e per anni, ha sempre finanziato giornali che nei confronti del mio vecchio partito mostravano più d’una pregiudiziale politica. Adesso, però, alla testa della Fiat c’è un manager, che è certo pagato più di Ibrahimovic e di Ronaldinho messsi assieme, ma che ha fatto uscire da un vicolo cieco l’azienda, guadagnandosi quote di mercato internazionali attraverso l’acquisizione di posizioni decisive del mercato dell’auto e proponendo piani di investimento per portare in Italia produzioni che erano all’estero e che dovrebbero assicurare maggiore occupazione e salari leggermente più alti. Oltrettutto l’accordo di Pomigliano ha già fatto sortire una maggioranza di lavoratori favorevoli all’accordo, contro il parere della Fiom, finita in minoranza. Adesso la Fiom tenta di andare clamorosamente sotto anche a Mirafiori, e siccome sa che il referendum lo perderà allora lo giudica preventivamente illegittimo. La maggioranza, se fosse così lesivo dei diritti dei lavoratori, diserterebbe le urne, e ad ogni buon conto ciò che è lesivo o non lo è dei diritti dei lavoratori saranno essi stessi a doverlo giudicare, anche perchè solo i lavoratori devono essere arbitri del loro futuro. Davvero imbarazzante questa posizione della Fiom, non solo perchè se dovesse vincere il no sa benissimo che gli investimenti su Mirafiori non si faranno, ma anche perchè si arroga il diritto (a proposito di diritti) di interpretare la posizione dei lavoratori a prescindere dalla posizione della maggioranza di essi. E’ davvero antidemocratica questa assurda posizione che punta a invalidare uno strumento di democrazia anche nel caso fossero in gioco diritti (ma la possibità di scioperare nei sabati di straordinario è un diritto davvero inviolabile?) che devono essere giudicati come tali solo dai lavoratori e non dalla Fiom. Sindacato che, come ha dichiarato con contrarietà anche il nuovo segretario della Cgil, addirittura si propone di non firmare l’accordo anche se la maggioranza dei lavoratori Fiat fosse di opinione diversa. Questa sì che è una questione di democrazia e di rispetto per i diritti dei lavoratori. Nell’epoca della globalizzazione e dell’esigenza di maggiore produttività, di difesa e sviluppo dell’occupazione e di salari più alti, questo sì che sarebbe un ritorno agli anni cinquanta, quelli dello scontro ideologico che il sindacato aveva saputo evitare anche allora, grazie a uomini come Di Vittorio e poi grazie a Lama (con l’unica eccezione, peraltro sofferta, del referendum del1985), negli anni sessanta, settanta e ottanta. Credo proprio che Di Vittorio e Lama non sarebbero andati in minoranza nè a Pomigliano nè a Mirafiori.

MAURO DEL BUE

BERLUSCONI/VENDOLA

C’è chi cavalca la tigre della protesta, come Vendola, e chi quella della deregulation, come Berlusconi.

Buttarla non in politica, che sarebbe legittimo e comprensibile, ma nel solito scontro viscerale tra comunismo e anticomunismo, è un danno per tutti, a cominciare dagli operai della Fiat. Comunque noi al posto della Fiom, avremmo firmato quell’accordo e ci saremmo risparmiati questo harakiri del sindacato e anche questa nuova gazzarra.
RICCARDO NENCINI

mercoledì 12 gennaio 2011

REFERENDUM

Noi, al contrario di una certa sinistra massimalista, Vendola compreso, tra una brutta vittoria e una bella sconfitta, preferiamo la prima e dunque, se il referendum otterrà la maggioranza dei sì, come ci auguriamo, restiamo dell’idea che l’accordo per Mirafiori andasse firmato anche dalla Fiom.


Questo non giustifica una certa pretesa del Lingotto e del suo amministratore delegato, di scaricare un po’ troppi pesi sulle spalle dei lavoratori che non possono essere gli unici a pagare i costi della globalizzazione, pena la perdita del lavoro. E non è neppure possibile che le relazioni industriali restino confinate in un ambito nazionale, se la fabbrica è globale, e neppure che si impedisca l’esercizio da parte della Fiom del suo diritto di rappresentanza sindacale. Per questo va cambiato lo Statuto dei lavoratori e per questo tutti insieme, opposizioni e governo, occorre convincere l’Unione europea ad affrontare il problema prima di finire, fabbrica per fabbrica, Paese per Paese, colonizzati dalla Cina.
RICCARDO NENCINI

martedì 11 gennaio 2011

A CALCI IN C....

Disoccupazione giovanile al 28,9%. Un giovane su tre non ha lavoro. In un qualunque Paese civilizzato questo dato verrebbe visto in maniera bipartisan come un dato allarmante e pericoloso. In Italia no. Subito dopo l’epifania vengono resi noti i valori ISTAT riguardanti la disoccupazione giovanile in Italia. Le reazioni ed i toni con cui si affronta questo tema sono piuttosto variegate. Salta immediatamente all’occhio la dichiarazione del Ministro del Welfare Sacconi, che da bravo ex socialista rinnega completamente le sue origini ed afferma che i giovani devono imparare ad accettare qualunque tipo di lavoro gli venga proposto, indipendentemente dal titolo di studio e dalle esperienze svolte. Ancor più pesante è la proposta avanzata da Mario Giordano in un articolo pubblicato oggi da “Il Giornale”: “iniziamo a prendere i giovani a calci in culo, è l’unico modo per dare una scrollata ad una generazione di smidollati”. In primo luogo mi complimento con Giordano il quale in poche righe è riuscito a riassumere una quantità di offese gratuite verso i giovani difficile da dimenticare. Ora la questione è questa: posto che molti giovani effettivamente finchè non si trovano a sbattere la testa contro il mondo del lavoro non si rendono conto effettivamente di quanto sia difficile la vita, mi chiedo con quale coraggio ci siano persone che ancora si permettano di fingere che la situazione occupazionale dei giovani italiani sia solo da imputare ad una svogliatezza nel cercare lavoro e ad una incapacità di accontentarsi delle possibilità (poche per la verità) che vengono proposte. Questi uomini così autorevoli, che si sentono autorizzati a parlare di alibi dei giovani anziché di reale deficit occupazionale, lo fanno forse perché consapevoli che la generazione che ci ha preceduto è per la maggior parte causa primaria di tale sconfitta del sistema? Di chi è la responsabilità se la maggior parte dei ragazzi ritiene che per trovare lavoro sia più incisiva la conoscenza personale piuttosto che il curriculum? Chi ha portato l’Italia ad essere il Paese in cui è meglio non andare in pensione perché molto più conveniente dal punto di vista economico? Chi ha applicato la Legge Biagi solo in parte, evitando di incentivare la flessibilità eliminando la precarietà? Chi ha permesso a moltissime aziende di assumere personale a partita iva, impiegandolo poi come un vero e proprio dipendente, evitando così di assumersi oneri supplementari come i versamenti previdenziali, la sicurezza del lavoratore stesso e, in caso di donne, la maternità? Chi può permettersi di dire ad un giovane e alla sua famiglia che dopo tanti sacrifici non deve avere almeno l’aspirazione di occuparsi nel settore per cui ha studiato? C’è bisogno di ricordare a questi signori che sono stati loro gli autori di un sistema previdenziale che ha permesso a più generazioni di avere pensioni ricche ed in giovani età, mentre io ed i miei coetanei se saremo fortunati potremo aspirare al massimo ad un 45-50% dell’ultima retribuzione? E’ vero i nostri genitori hanno fatto molto per costruire l’Italia del G8, ma dopo averla costruita per il loro benessere non hanno pensato a lasciarcela in maniera dignitosa. Finchè ci saranno i genitori va bene, ma poi come si reggerà l’economia se un giovane disoccupato o precario non può prendere finanziamenti o mutui per comprare un’auto, una casa, costruirsi una famiglia? Forse a tutto ciò i vari Sacconi o Giordano non hanno pensato. Come tutte le cose bisogna viverle sulla propria pelle per comprenderle appieno. Solo una considerazione: con tutto il rispetto ma tra la mia e la vostra davvero mi chiedo quale sia la generazione di fenomeni.

CLAUDIA BASTIANELLI

lunedì 10 gennaio 2011

I TRENTA GIORNI CHE SCONVOLSERO IL GOVERNO

“I Trenta Giorni che sconvolsero il Governo” richiamati nel titolo, sono quelli che vanno dall’immediata vigilia del “giorno del giudizio” (la mozione di sfiducia messa ai voti il 14 dicembre scorso), alla decisione della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento. Cioè su quello scudo giudiziario che Berlusconi considera questione di vita o di morte politica.

Ne è  autore Rodolfo Ruocco, giornalista parlamentare dal 1986, oggi in forza a Televideo Rai, con un passato TG2  e (soprattutto) Avanti!
Per saperne di più cliccare sul link sottostante
http://portalebook.it/images/stories/I_Trenta_Giorni_che_sconvolsero_il_Governo_-_Rodolfo_Ruocco.pdf

RASMUSSEN: COSTRUIRE UN'ALTERNATIVA SOCIALDEMOCRATICA IN EUROPA

Il danese Poul Nyrup Rasmussen, presidente del Pse


Il presidente del Partito Socialista Europeo ha inviato, nei giorni precedenti la pausa per le festività, una lettera al segretario del Psi, Riccardo Nencini.
Per leggere il testo integrale della lettera clicca il link sottostante

http://www.partitosocialista.it/site/artId__3241/306/797-RASMUSSEN-_

domenica 9 gennaio 2011

UNIRE LE OPPOSIZIONI

Le opposizioni devono dare prova di responsabilità e lungimiranza, preparandosi a far fronte a un precipitare della situazione, delineando subito programmi e alleanze.

La crisi economica ancora può fare danni gravi e noi abbiamo invece un governo tenuto al guinzaglio dalla Lega, che si limita a galleggiare, aggrappandosi ai cambi di casacca di un pugno di parlamentari. Di fronte a questo sfascio, bene ha fatto Bersani a sottolineare l’urgenza dell’unità delle opposizioni. Il Partito socialista sostiene da tempo il progetto di una coalizione di forze di centro-sinistra, che comprenda l’Udc, costruita per proporsi come alternativa di governo all’asse Berlusconi-Bossi. Un programma fatto di scelte nette, con un orizzonte politico chiaro e trasparente, è la base migliore per dare un futuro al Paese.
RICCARDO NENCINI

VENDOLA E LE PRIMARIE

Mi pare che si faccia fatica a vedere della sostanza socialista dietro gli slogan e l'affabulazione di Vendola, che in certi passaggi pare rivelare più una sensibilità berlusconiana per la fascinazione mediatica, che una tensione riformatrice autentica.

Quanto alle primarie, sono uno strumento, non un totem.
Uno strumento da adottare quando non c'è convergenza politica su una candidatura, ma superabile se l'elaborazione dei partiti perviene al risultato dell'individuazione del leader. Il partito è il vero e indispensabile mezzo per tradurre democraticamente, e quotidianamente, in azione politica la somma delle istanze della parte del paese che vi si riconosce.
Il ricorso alle primarie, in un certo senso, attesta la momentanea incapacità dei partiti di svolgere pienamente ed efficacemente il loro compito politico e costituzionale. Più che per l'adozione delle primarie sempre, in ogni caso e a ogni livello, lavorerei per rafforzare i partiti e la loro concezione più moderna, anche lavorando per dare attuazione al dettato costituzionale.
Il rapporto diretto leader/popolo che è implicito nelle primarie, dietro l'apparenza della massima espressione democratica, cela un deficit di democrazia, perchè tende a sostituire alla consultazione permanente e al controllo democratico realizzabili attraverso i partiti, la consultazione estemporanea mediante voto della base. Il risultato di tale pratica è che il leader di turno, forte della legittimazione derivante dal voto diretto, tende ad agire sciolto da ogni obbligo di verifica attuale della linea politica. Il "non parlare al manovratore" più tipicamente berlusconiano, insomma.

LORENZO CINQUEPALMI





sabato 8 gennaio 2011

OSTALGIA

Palmiro Togliatti, segretario generale
del  PCI dal 1927 al 1964
Gennaio, per la sinistra italiana e, in particolare, per il movimento socialista, è, non da oggi, il mese degli anniversari e delle amare ricorrenze che ci raccontano di una storia politica lastricata di errori gravi, false suggestioni e di ingiustizie.

21 gennaio 1921: Livorno, scissione nel Psi al congresso di Livorno e nascita del Partito comunista d'Italia, poi divenuto Pci.
11 gennaio 1947: Palazzo Barberini a Roma, nascita del Psli, poi divenuto Psdi.
12 gennaio 1964: scissione nel Psi e nascita del Psiup.
19 gennaio 2000: scomparsa ad Hammamet di Bettino Craxi.
La sinistra italiana, in particolare quella riformista, porta ancora visibili i segni delle lesioni inferte e auto inferte lungo quasi ottant'anni che certo i maldestri tentativi di mettere sotto il tappeto la storia o edulcorarla con letture celebrative, di parte o forzosamente revisionistiche non aiutano a sanare.
Non aiuterà, c'è da supporlo, ad esempio, la mostra, promossa dai DS(!!!), che sarà inaugurata nei prossimi giorni, sui settant'anni di storia del Pci, non fosse altro perchè, verosimilmente, riproporrà in chiave apologetica una lunga vicenda che a posteriori appare ricca di molte ombre e di poche luci.
Insomma, mutatis mutandi e fatte le dovute proporzioni, questa operazione ha il sapore dell'ostalgia che, a differenza dell'algido vintage, è un sentimento ancora molto diffuso nella sinistra postcomunista italiana.

EP

venerdì 7 gennaio 2011

LA LEGA NORD E NAPOLITANO

Chi ha orecchie per intendere, intenda davvero il monito di Napolitano sul rispetto del tricolore che giunge in un momento particolarmente delicato per l’Unità d’Italia.

La Lega che ogni giorno si fa beffa dei simboli nazionali, oggi fa finta di non aver capito le parole del Capo dello Stato e solo qualche settimana fa abbiamo sentito la risposta sprezzante di alcuni governatori regionali alla richiesta di aiuto per la Campania sul tema della spazzatura. Un brutto clima perché il varo definitivo del federalismo, che potrebbe arrivare a breve dalle Camere, accentua e non riduce le tentazioni separatiste. Dagli esponenti della Lega ci si aspetterebbe meno ipocrisia condita di omaggi formali per il Quirinale, e più sostanza nei comportamenti concreti dei suoi esponenti di punta, dentro e fuori il governo. Non ci facciamo illusioni su Berlusconi, sotto ricatto di Bossi, ma siamo sicuri che nelle forze di opposizione non c’è spazio per accordi parlamentari sul federalismo che non abbiamo come cardine l’unità nazionale. Di certo i socialisti, da sempre sensibili ai temi del decentramento regionale, faranno di tutto per restare fedeli agli ideali ricordati oggi dal Capo dello Stato.
RICCARDO NENCINI

giovedì 6 gennaio 2011

EMOZIONI

Cesare Battisti, che nome abusato. Un martire socialista dell’indipendenza nazionale si chiama come un terrorista degli anni di piombo. Credo che la sinistra non debba lasciare alla destra e a Di Pietro l’indignazione per il mancato espatrio decretato dal governo brasiliano. Giusto dunque che il nostro Psi con Riccardo Nencini in testa abbia manifestato di fronte all’ambasciata brasiliana. E’ vero che ormai non c’è più un terrorista in carcere, che in tanti godono di libere uscite, che si tratta di un periodo morto e sepolto. Ma non penso sia giusto, appunto per questo, che altri abbiano pagato nelle prigioni italiane anni di condanne, e questo signore sia stato sempre all’estero, pur essendo stato condannato per quattro omicidi a diversi ergastoli. La sinistra sia sì sempre garantista (ma lo deve essere sempre anche se Battisti fosse un fascista dichiarato e credo che lo sarebbe assai di meno), ma anche giusta e riconoscente verso le vitime del terrorismo e le loro famiglie. E se fosse possibile dirlo con un altro e ben più degno Battisti si “emozioni” di fronte a un uomo in sedie a rotelle che ha perso il padre, vittima di un agguato.
MAURO DEL BUE

mercoledì 5 gennaio 2011

LETTERA AL PRESIDENTE DELL'INTERNAZIONALE SOCIALISTA

GEORGE PAPANDREOU,
presidente dell'Internazionale socialista
Caro Presidente,

Ti scrivo per sollecitare il tuo autorevole intervento sul caso di Cesare Battisti, condannato in Italia in tre gradi di giudizio quale responsabile di quattro omicidi - tre come concorrente nell'esecuzione, uno ideato ed eseguito da altri alla fine degli anni 70 - ricordati nel nostro Paese come "gli anni di piombo" nei quali la violenza delle bande terroristiche di cui Battisti era componente causò la morte di servitori dello stato e di cittadini inermi.
Battisti in questi anni si è sottratto, scegliendo la latitanza, alla giustizia italiana, millantando una inesistente persecuzione politica nei suoi confronti e giovandosi di coperture e solidarietà anche di personalità della cultura che perseverano in una difesa che appare agli occhi degli italiani del tutto ingiustificata e immotivata.
Alla scadenza del proprio mandato, l'ex presidente della Repubblica federativa del Brasile Inacio Lula Da Silva, motu proprio, in contraddizione con una sentenza emessa dalla Suprema Corte di quel paese che autorizzava l'estradizione in Italia del Battisti, l'ha negata, adducendo motivazioni irricevibili sul piano politico e sicuramente discutibili su quello giuridico.
I socialisti italiani considerano quest' atto inaccettabile e nella giornata di ieri hanno manifestato il proprio dissenso dinnanzi a tutte le sedi diplomatiche del Brasile in Italia.
Io stesso ho chiesto un incontro all'Ambasciatore brasiliano senza aver ottenuto sino ad oggi un benchè minimo cenno di risposta.
Il PT, partito di Lula e della neo presidente brasiliana Dilma Roussef, non fa parte dell' Internazionale Socialista tuttavia chiedo un tuo intervento presso il compagno Carlos Vieira da Cunha del PDT, vicepresidente dell'Internazionale socialista e autorevole membro del parlamento brasiliano, affinchè si faccia portavoce presso la presidente Rousseff del profondo disagio dei socialisti e della stragrande maggioranza degli italiani che si riconoscono nel fronte progressista di cui l'Internazionale socialista è la massima espressione mondiale, ma soprattutto della richiesta di una rapida revisione della decisione del suo predecessore al fine di rendere doverosa giustizia alle vittime di una violenza cieca e feroce di cui Cesare Battisti si rese responsabile e di cui deve espiare la pena comminatagli dall' autonoma Magistratura di una nazione amica e sovrana.
Ti ringrazio per quanto vorrai e potrai fare e ti invio fraterni saluti

Riccardo Nencini

martedì 4 gennaio 2011

PER UNA GIUSTIZIA GIUSTA

Questa mattina a Firenze e analogamente a Milano, Bologna,Napoli e Bari noi socialisti siamo andati davanti alle sedi dei consolati brasiliani per protestare contro la decisione dell'ex presidente Lula di non concedere l'estradizione al terrorista Cesare Battisti.

Con me a Firenze c'era Mariella Magi Dionisi, vedova dell'agente Fausto Dionisi ucciso nel 1978 da un commando di Prima Linea e oggi presidente dell'Associazione Memoria per le vittime del terrorismo tra le forze dell'ordine e la magistratura.
La nostra è una protesta pacifica ma ferma, in nome della giustizia giusta e del rispetto e dell'onore delle vittime del terrorismo. Cesare Battisti non è un eroe perseguitato, ma un criminale che sotto lo scudo di un'ideologia ha ucciso e spezzato giovani vite, un uomo che ha commesso dei reati gravi in Italia e che in Italia deve scontare la pena. Abbiamo un'altra idea di eroi e di rifugiati politici: questi per noi sono Sakineh e Jafar Panahi, ma sono anche Fausto Dionisi e i tanti come lui che sono stati vittime di una stagione terroristica che in Italia ha lasciato molte ferite aperte. Vorremmo chiudere quella stagione ma episodi come questo di certo non aiutano.
RICCARDO NENCINI



KING ARTHUR

Il prossimo 11 gennaio Arthur Scargill compirà 72 anni.

King Arthur, per chi non lo sapesse o non lo ricordasse fu, negli anni 80 il bellicoso leader del NUM il sindacato dei minatori inglesi, che si rese protagonista di un braccio di ferro con i vertici dell' ente minerario britannico, perdendolo rovinosamente a causa della sua ostinazione a rifiutare qualsiasi compromesso e regalando, a conti fatti, grazie anche al sostegno politico dell'allora sclerotico Labour party di Michael Foot, a Margaret Thatcher e ai conservatori anni di successi e popolarità.
Il binomio Scargill - Foot condannò la sinistra britannica ad un ventennio di sconfitte nella mutante società d'oltremanica, dalla quale si riprese soltanto con l'avvento di Tony Blair.
Scargill, non pago del disastro a cui condusse il NUM, oggi del tutto marginale nel mondo sindacale britannico, promosse una scissione del Labour contro Blair, fondando il Socialist Labour Party (SLP)che ebbe un tale successo che l'acronimo divenne sinonimo di Scargill' s Leaving Party, il partito di quelli che abbandonano Scargill.
Un disastro politico dal quale taluni suoi emuli della sinistra nostrana dovrebbero oggi trarre qualche insegnamento.
EP

lunedì 3 gennaio 2011

AD IMPOSSIBILIA NEMO TENETUR

Le primarie sono un mito, per citare Arturo Parisi o non piuttosto un mantra che nasconde il vuoto pneumatico politico che accompagna il centrosinistra da almeno tre lustri?

Dopo averle esaltate come una sorta di ricetta catartica e salvifica, indispensabile a spazzar via le storture della partitocrazia per esaltare le virtù della cosiddetta "società civile", dopo avere crocifissi in immagine, alla stregua di eretici, i socialisti che, da soli, hanno non da oggi messo in guardia sull'uso improrio di uno strumento su cui gli stessi analisti americani nutrono più di un dubbio,  accade che una parte importante dello schieramento e con essa autorevoli esponenti dell'intellighentia nostrana prendono atto che le primarie altro non solo che un mantra che se continua ad essere agitato rischia di procurare danni duraturi.
Non solo Giovanni Sartori che, in verità, sin da quando si cominciò a parlarne manifestò espliciti dubbi sulla loro applicabilità in un sistema come il nostro o Ilvo Diamanti al quale è toccato spiegare la freddezza dei 2/3 degli iscritti al Pd ma anche storici teorici e supporters di questa e altre nefandezze (come la dottrina della vocazione maggioritaria del PD), cominciano, sia pure con improbabili equilibrismi in stretto politichese (vero sen. Ceccanti?) a mutare opinione. Era ora.
Di Parisi, almeno sino ad oggi, si sono perse le tracce ma c'è da credere che rilancerà. Avrà sicuro compagno di cordata Nichi Vendola che si cimenterà in qualche affabulazione, in cui è secondo a nessuno, per tentare di spiegare la bontà del mito.
Tuttavia "ad impossibilia nemo tenetur"
EP





domenica 2 gennaio 2011

LA REGLE DU JEU

Bernard Henry Levy è il capofila dei cosidetti "Nouveau Philosophes" e negli anni si è segnalato per clamorosi sfondoni e per l'abitudine a sparale davvero grosse. Due anni fa arrivò persino a sostenere che Immanuel Kant fu un filosofo da quattro soldi.

"La regle du jeu" (la regola del gioco) è il suo sito web dove in home page da due giorni altro non si fa che esaltare la decisione di Lula di non estradare in Italia il pluricondannato Cesare Battisti.
La pulzella, paladina della campagna a sostegno del Battisti è una tal Fred Vargas, scrittice di romanzi noir, genere letterario con cui il nostro ergastolano in fuga "si è rifatto una vita" nei lunghi anni di latitanza parigina, reinventandosi scrittore.
Sul sito si legge che Battisti è stato condannto in Italia "per fatti di terrorismo" dei quali si è sempre dichiarato innocente e Bernard Levy e la signora Vargas sostengono che egli è "oggetto di una persecuzione".
Vedere l'immagine del pluriomicida Cesare Battisti vicino a quella di Sakineh e Jafar Panahi infasidisce.
Infastidisce soprattutto che la sorte di costui sia associata a quella di Panahi, lui si, vittima di una giustizia infame e liberticida.
Che i nostri cugini d'oltralpe, talvolta pure avendo qualche argomento, ci guardino con sufficienza è cosa nota. E' altrettanto noto che i giudizi che i francesi, soprattutto se espressi dalla casta degli intellettuali della "rive gauche" gonfi di uno smisurato superiority complex, riservano a "les italiennes", quasi sempre sono condizionati da tale difetto, unito al loro innato sciovinismo narcisistico.
Raramente però sono ricorsi alle menzogne per sostenere le loro tesi.
Esattamente ciò che stanno facendo da tempo monsieur Levy, madame Vargas e coloro che in Francia e altrove sono solidali con un assassino. Alla faccia delle regole del gioco.
EP